Il Teatro Arcimboldi ospita Van Gogh Café, una commedia musicale immersiva dedicata alla vita del pittore. Recensione
Debutta a teatro “Van Gogh Café”, una pièce teatrale che trasporta i telespettatori nella vita dell’omonimo pittore olandese, cullandoli tra opere d’arte, lettere al fratello, pensieri e incontri nati negli angoli più remoti della Parigi ottocentesca.
Van Gogh Café: il viaggio sensoriale diretto da Andrea Ortis
“Il modo migliore di amare la vita è amare molte cose”. Così scrisse Vincent Van Gogh, quel pittore misterioso ricordato troppo spesso unicamente per le sue follie.
Tutte le cose che incontrò sul suo cammino lui le amò veramente, le assimilò e le fermò su una tela per poterle regalare agli altri. Dipinse gli ultimi della società, i parchi parigini dell’en plein air e catturò i colori della natura, rincorrendo con il pennello la strada delineata dalla luce.
Di tutto questo e molto altro parla Van Gogh Café, la commedia musicale scritta e diretta da Andrea Ortis e prodotta dalla MIC Musical International Company, che regala agli spettatori un viaggio nella vita di uno degli artisti più affascinanti del panorama ottocentesco.
La narrazione inizia in un tipico Café Chantant di Parigi, uno di quei luoghi dove i maggiori artisti hanno generato i pensieri più rivoluzionari, le idee più promettenti, dove anche Van Gogh ha trovato l’ispirazione che ha guidato il suo pennello sulla tela.
La pièce racconta delle ore che precedono la messa in scena della “prima” di uno spettacolo serale, un tempo sospeso in cui i giovani impiegati al Café si dividono tra prove generali e intime riflessioni.
A rendere speciale la serata è l’arrivo dell’ antiquario M. Louis Philippe (Andrea Ortis), che intrattiene i giovani ragazzi ripercorrendo la vita di Van Gogh grazie ad alcune lettere scritte all’amato fratello Theo.
Riavvolgendo il nastro della sua esistenza, si comprendono molte cose delle opere d’arte che ci ha lasciato.
L’incontro di storie parallele
I giovani ragazzi del Café, analfabeti, si lasciano trasportare dalle parole del distinto monsieur Philippe, scoprendo che la loro vita si intreccia sorprendentemente con quella del celebre artista morto diversi anni prima.
Sì, perché Van Gogh rappresentava fedelmente il mondo che lo circondava, trovava arte negli angoli più remoti della fervida Parigi, coglieva la bellezza in una prostituta accovacciata sul ciglio della strada, assimilava luce osservando un paesaggio di campagna.
Lo spettacolo di Ortis non si limita a fare del telespettatore un osservatore, ma lo accoglie nel suo racconto. Così, grazie a grandi proiezione animate 3D che invadono l’habitat scenico, ci si trova immersi nella “Notte Stellata” o in un “Campo di grano” dell’assolata Arles. Ed eccoci, ancora, tra i vicoli di una formicolante Montmartre, a tavola con “I mangiatori di patate”.
Van Gogh Café non è solo uno spettacolo teatrale, è una vera e propria esperienza sensoriale tra due epoche diverse che si intrecciano grazie alle storie dei protagonisti.
È la storia di M.me Odile (Floriana Monici), cantante solista giunta alla fine della sua carriera, quella di M.lle Aline (Chiara Di Loreto), aspirante al ruolo di protagonista con un’infanzia complicata alle spalle. Ma è anche la storia del giovane cameriere Luc (Giulio Maroncelli), che grazie alla sua curiosità incalza la narrazione.
È la storia di tutti quei ragazzi, sognanti o desolati, che trovano nelle opere d’arte di un artista solitario il ritratto della propria mamma costretta a lavorare di notte, della nonna raccolta in preghiera e di una tavola misera che li aspetta per cena.
Attraverso l’incontro tra l’antiquario Monsieur Philippe e i giovani del Café, lo spettatore impara a conoscere a 360 gradi la vita di un uomo che, per quanto inquieto, nostalgico e inguaribilmente solitario, era visceralmente attaccato alla vita.
Lo spettacolo non delinea solo i contorni psichiatrici di Van Gogh, ma entra a piè pari negli aspetti più nascosti, reconditi e veri della sua esistenza attraverso le parole lasciate al fratello.
È l’uomo a svelarsi e raccontarsi mediante la sua arte, che cattura e ferma nel tempo tutto ciò che gli occhi di Van Gogh avevano incontrato lungo il cammino.
Il linguaggio totalizzante della pièce teatrale
La narrazione si snocciola su uno sfondo musicale raffinato, composto dai pezzi lasciati dai più grandi parolieri e cantanti francesi, tra i quali Edith Piaf, Charles Aznavour, Mireille Mathieu, Yves Montand.
Il linguaggio sollecita i cinque sensi grazie ai musicisti presenti, diretti dal Maestro Antonello Capuano e agli espressivi interventi coreografici del corpo di ballo diretto dal coreografo Marco Bebbu.
Il tutto prende forma in un ambiente scenico suggestivo progettato da Gabriele Moreschi, all’interno delle atmosfere luminose e visive create da Virginio Levrio VAS Milano con un allestimento di costumi storici di metà ‘800 firmati da Marisa Vecchiarelli.
La commedia musicale coinvolge e prende per mano lo spettatore, accompagnandolo nella vita di Vincent Van Gogh, che ancora vibra tra le pennellate lasciate sulle sue celebri tele.