White Noise, il significato del titolo del film Netflix “Rumore Bianco” tratto dal romanzo di DeLillo
White Noise sono i suoni che aiutano a dormire? O, piuttosto, l’incubo della veglia di una confortevole esistenza moderna?
L’adattamento cinematografico di Noah Baumbach del romanzo di Don DeLillo del 1985 White Noise è una commedia dell’assurdo che esplora alcune delle crisi filosofiche più oscure della vita moderna.
Il film prende in prestito numerose sequenze più avvincenti del libro, mentre tralascia alcuni degli aspetti più tortuosi e ampollosi che DeLillo ha disseminato tra le sue pagine. Per questo motivo, non è complicato comprendere i temi ricorrenti del film, dall’ossessione dei personaggi per la morte alla denuncia sociale nei confronti della civiltà contemporanea.
Dopo una prima visione, tuttavia, molti spettatori potrebbero ancora chiedersi cosa intendesse esattamente DeLillo con questo titolo astratto: ecco i significati che si celano dietro il titolo White Noise.
Don DeLillo avrebbe preferito un altro nome per il libro
È interessante notare che White Noise non è stata la prima scelta di DeLillo, negli anni ’80 aveva tentato di pubblicare il suo romanzo con il nome di “Panasonic”, ma dovette rinunciare a causa delle pressioni esercitate dall’omonima azienda.
Alla fine optò per White Noise (Rumore bianco), ma il significato che si cela dietro il titolo originale rivela una certa complessità. “Pan-” che dal greco significa tutto, si combina con “Sonic” ovvero suono e racchiude la volontà dell’autore di dimostrare come il rumore del mondo moderno sia dappertutto e soffochi la complessità della vita.
La seconda scelta è ricaduta su White Noise, un’interpretazione che presenta le medesime sfumature, l’espressione viene definita dai dizionari come “un rumore di fondo costante, in particolare uno che soffoca gli altri suoni”.
Proprio attraverso questa definizione emerge la prima e più sfacciata interpretazione del titolo: il Rumore Bianco è la somma delle sonorità che caratterizzano la vita moderna, dai media, al mondo accademico, alla politica, alle celebrità, alla società, alla famiglia e alla religione, così fragorose da sopraffare l’io e intorpidire il vivere stesso.
Un chiaro esempio di questo aspetto è rappresentato dalle identità dei due professori che hanno dedicato la loro vita a diventare esperti di particolari figure storiche. Il Prof. Jack Gladney (interpretato da Adam Driver) è il principale storico in materia di Adolf Hitler, mentre il Prof. Murray Siskind (Don Cheadle) vuole diventare il più illustre esperto di Elvis Presley.
Schiacciati dalle pressioni del mondo accademico, nessuno dei due possiede una reale percezione di se stesso, né tantomeno la comprensione della vita al di là delle figure che occupano le loro ossessioni. Soltanto in seguito a una catastrofe, l’evento tossico trasmesso per via aerea, cominciano a manifestarsi delle crepe nell’idealizzata facciata di una vita consacrata al raggiungere e al mantenere il proprio status accademico.
Come la fantasia della maternità suburbana travolge Babette Gladney, interpretata da Greta Gerwig, la visione a loro attribuita non è altro che un rumore. Affrontando la propria mortalità in seguito all’esposizione alle nubi tossiche, Jack deve fare i conti con la realtà che lo vede travolto in un percorso votato alla conoscenza ma privo di qualsiasi autentica percezione di se stesso.
Il rumore della morte
Sia nel libro che nel film, il concetto di rumore bianco viene utilizzato anche per descrivere la natura sconosciuta della morte, che è al centro del tormento di Jack e Babette. Jack chiede: “E se la morte non fosse altro che un rumore?”. Babette risponde: “Rumore elettrico”.
Continuando a farfugliare per la paura, Jack dice: “Lo senti per sempre. Il suono tutto intorno. È terribile”. In un ultimo ragionamento, Babette riconduce il tutto alla frase del titolo: “Uniforme, bianca”.
Entrambi, a questo punto, hanno abbandonato completamente la loro ossessione per la mortalità, sono convinti di essere affetti da una malattia per la quale è necessario considerare sempre la propria morte.
Questa mentalità vorticosa porta Babette ad andare a letto con un’altra persona per procurarsi delle pillole capaci di intorpidire la sua mente, ma che alla fine le fanno dimenticare alcuni momenti della vita che sta vivendo. Contemporaneamente, Jack è spinto a commettere un omicidio, folgorato dall’idea che togliere una vita possa prolungare la propria.
I due sono talmente assorbiti dalla paura della morte che non riescono a cogliere la delicatezza del concetto di morte come un rumore bianco che soffoca l’esistenza. In effetti per via di questa ossessione, non sono in grado di continuare a vivere una vita normale, perché affossa completamente il loro desiderio di godere di ciò che la vita ha da offrire.
Se davvero la morte fosse ovunque, allora loro l’hanno portata nella loro vita prematuramente, in altre parole, la paura che la loro vita finisca ha messo fine alla loro capacità di vivere pienamente.
Individualismo bianco
Un’importante differenza tra il romanzo del 1985 e il film del 2022 riguarda le origini razziali di alcuni personaggi. Nel film, diversi membri del cast sono celebri attori neri, come Cheadle nel ruolo del Prof. Siskind, Elliot Lasher interpretato da André 3000 e Jodie Turner-Smith nel ruolo di Winnie Richards.
Tuttavia, i personaggi principali del libro sono tutti bianchi, il che pone sotto la lente d’ingrandimento la visione dell’individualismo bianco. Tutti vagano nella nebbia dell’ignoranza, in grado di abbandonarsi alle ipotesi e alle crisi esistenziali, hanno raggiunto un livello di benessere nella vita tale da permettergli di riflettere a lungo su concetti come la morte, inconsapevoli del fatto che si tratti di un privilegio in un mondo in cui in molti lottano per vivere.
Quindi, il significato ultimo del titolo White Noise può indicare che alla fine di una storia travagliata, dominata da uomini bianchi come Adolf Hitler, esistono strati sovrapposti di confusione bianco-centrica.
Il romanzo è ambientato in una società in cui molti americani bianchi sono stati spinti verso il cercare di elevare la propria vita, per poi scoprire che non c’è nient’altro se non una camera di risonanza del terrore esistenziale e dell’identità frammentata.
In questo mondo, Gladney è stato in grado di fondare la propria identità, perdendo però il senso di se stesso alla fine. La morte dell’individuo, legata alla visione dell’individualismo bianco americano, potrebbe essere il cuore del libro, come del film.