Michael Stuhlbarg possiede il talento unico di lasciare una traccia indelebile solo grazie a una scena ed è quello che è successo anche in Bones and All.
Bones and All ricongiunge il regista Luca Guadagnino con Timothée Chalamet dopo il loro primo lavoro, nominato agli Oscar, in Chiamami col tuo nome del 2017. Chalamet è probabilmente il giovane attore più ambito della sua generazione e Chiamami col tuo nome è stato il film che ha fatto scoprire al mondo il suo enorme talento.
Tuttavia, Bones and All non si limita a riunire Guadagnino e Chalamet, ma riporta anche Michael Stuhlbarg, co-protagonista nel ruolo del padre di Elio (Chalamet), il signor Perlman, in Chiamami col tuo nome. In entrambi i film, Stuhlbarg dimostra di avere la capacità di affascinare il pubblico in un arco di tempo molto breve.
Chiamami col tuo nome celebra l’espressione, la passione e l’idealismo giovanile, mentre nella prima parte della storia il signor Perlman non mostra alcun segno di consapevolezza rispetto alle relazioni del figlio, verso la fine del film si accorge dei cambiamenti che sta vivendo.
In uno dei monologhi più commoventi della storia del cinema recente, il signor Perlman dice a Elio di accogliere i suoi sentimenti, di accettare il suo dolore e di godere delle emozioni che prova, perché sono qualcosa che potrebbe non provare mai più. Perlman allude anche a una relazione simile che ha avuto in gioventù, è probabilmente la scena più importante del film e Stuhlbarg la interpreta con la notevole profondità emotiva necessaria.
Nonostante il fatto che abbia avuto un solo momento sotto i riflettori, l’interpretazione di Stuhlbarg in Chiamami col tuo nome si è guadagnata una notevole popolarità durante la stagione dei premi come miglior attore non protagonista e ha ottenuto persino delle nomination sia ai Critic’s Choice Awards che al London Film Critics Circle.
Il film prometteva un’altra entusiasmante collaborazione con Guadagnino, ed è giusto che Stuhlbarg abbia avuto un altro monologo da urlo in Bones and All. Potrebbe essere l’arma segreta di Guadagnino; in una sequenza avvincente l’attore spiega che “quelli come noi” faranno sempre fatica a trovare una comunità.
Basato sull’omonimo romanzo di Camille DeAngelis, Bones and All segue una storia contorta e romantica di un passaggio generazionale tra cannibali – o “mangiatori” – negli anni Ottanta.
Se si combina il romanticismo di Guadagnino in Chiamami col tuo nome con l’orrore corporeo che ha rappresentato nel remake di Suspiria, ecco che troviamo esattamente Bones and All.
Dopo che il padre (Andre Holland) l’ha abbandonata, Maren Yearly (Taylor Russell) si innamora di un altro giovane mangiatore di nome Lee (Chalamet), i due intraprendono un viaggio in auto attraverso il Paese, ma trovano difficoltà nell’incontrare altri mangiatori lungo la strada. Sebbene Maren e Lee affermino di avere il controllo sui propri impulsi, sanno che gli altri membri della loro selezionata comunità non sono in grado di mostrare la stessa fermezza.
Uno degli aspetti che Guadagnino sottolinea è che chiunque si accorga del comportamento di Maren e Lee rischia di essere in pericolo, è uno degli elementi più inquietanti e strazianti del film: cosa succederebbe se dovessi vivere nella paura dell’unica comunità che ti accetterebbe?
Quando Stuhlbarg appare per la prima volta nei panni di Jake, fa capire di conoscere Lee più di quanto non stia facendo intendere. La sua offerta iniziale di gentilezza e rifugio costringe i giovani a porsi una domanda importante: dovrebbero considerare ogni atto di compassione come una potenziale minaccia?
Come ha dimostrato con Suspiria, Guadagnino ha un’affinità con l’horror classico, Jake appare sul ciglio di un campo in semplici abiti da contadino, in quello che sembra un sorprendente parallelo con il classico di George Romero La notte dei morti viventi del 1968. È chiaro che i paragoni non si fermano qui: Lee capisce subdolamente che Jake e il suo partner, Brad (David Gordon Green), sono anch’essi dei mangiatori.
La brillante sceneggiatura di David Kajganich fa un ottimo lavoro nel girare intorno alla conversazione su questi “mangiatori di carne” e su come si identificano, Stuhlbarg mostra la difficoltà che hanno nel rivelarsi agli altri; se rivelano la loro identità alla persona sbagliata, potrebbe essere percepita come una minaccia.
Stuhlbarg è uno dei migliori attori in circolazione e in Bones and All c’è un naturalismo americano che lo colloca nell’arretratezza del consumismo degli anni Ottanta, c’è qualcosa di atemporale nella sua interpretazione, come se rappresentasse una vecchia generazione di cannibali che ha vissuto anni di discriminazione e paranoia. Le sue conversazioni con la giovane coppia indicano che nella sua vita ha vissuto molti conflitti.
Tuttavia, Stuhlbarg è in grado di cambiare il ritmo del film in un attimo, in Chiamami col tuo nome, Guadagnino lo ha sfruttato per trasformare lo strazio in saggezza. In Bones and All ha ottenuto l’effetto opposto: Stuhlbarg trasforma un momento di consapevolezza comunitaria, in paranoia sui confini fisici ed etici.
Mentre Lee, Maren, Jake e Brad si siedono e stringono un legame davanti a un fuoco che brucia, la coppia più giovane comincia a capire che i loro nuovi amici non sono esattamente una coppia normale, nemmeno per gli standard dei cannibali.
Lee lascia intendere con un senso di soddisfazione che la sua partner non ha le sue stesse preferenze. Insinua (e alla fine rivela) che Brad non è intrinsecamente un cannibale e che è stato costretto a convivere con lo stile di vita del suo compagno.
Stuhlbarg è assolutamente magnetico, come se Jake aspettasse da tempo di fare questa rivelazione a un’altra giovane coppia, Maren reagisce con disgusto e questo la costringe a confrontarsi con gli assillanti problemi che ha avuto con Lee. Teme di diventare il mostro che suo padre pensava fosse, si era già arrabbiata con il ragazzo dopo che lui aveva mangiato un padre di famiglia. Se è disposto ad accettare una persona come Jake, cos’altro considererà normale?
Bones and All è uno dei migliori film dell’anno e, sebbene le istituzioni preposte alla premiazione tendano a trascurare film così trasgressivi, è impossibile ignorare le incredibili interpretazioni.
Mark Rylance si è già guadagnato la nomination come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione struggente del cattivo Sully. Tuttavia, l’interpretazione di Stuhlbarg non può assolutamente passare in secondo piano; ci vuole un attore davvero unico per dominare l’interesse del pubblico in pochi e brevi momenti.
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