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Alice in Borderland 2, una fantastica corsa che purtroppo precipita e va in fumo sul finale. Recensione

Abbiamo aspettato con trepidazione l’arrivo di Alice in Borderland 2, ma qualcosa è andato storto e soltanto il rinnovo della terza stagione può salvare questo finale.

Nella prima stagione della serie giapponese in stile battle royale di Netflix, Alice in Borderland, si sono distinti due elementi: il primo è che il regista Shinsuke Sato ha fatto in modo di far sembrare un gran numero di inquadrature e di elementi di disturbo come se la serie fosse un anime in carne e ossa.

Il secondo è che i giochi erano intriganti, invitavano lo spettatore a ipotizzare il risultato e a chiedersi cosa avrebbe fatto se si fosse trovato nella stessa posizione dei protagonisti. Entrambe le qualità hanno fissato un’asticella molto alta per la seconda stagione, e se questo è ciò che ci si aspetta dai nuovi episodi, sarete felici di sapere che questa volta l’asticella è stata alzata ancora di più.

La cattiva notizia è che il futuro incerto della serie potrebbe aver fatto perdere di vista alcuni aspetti della storia. Fedele alle sue radici cartacee (lo show è basato sulla serie manga di Haro Aso), la seconda stagione di Alice in Borderland alza la posta in gioco dei Game mortali e introduce una serie di leader (o “cittadini”) che partecipano attivamente alle competizioni proposte.

Ciò significa che Arisu (Kento Yamazaki), Usagi (Tao Tsuchiya), Chishiya (Nijiro Murakami) e gli altri giocatori possono andare avanti solo se sconfiggono e uccidono giocatori più esperti che conoscono Borderland meglio dei protagonisti. Tutto questo era già stato anticipato alla fine della prima stagione, tuttavia il fatto che la seconda segua immediatamente l’evoluzione del gioco e ci permetta di comprendere rapidamente la nuova gerarchia è molto interessante.

Il più grande pregio di Alice in Borderland 2 è la sua struttura; l’episodio di debutto non solo riprende immediatamente da dove si era interrotta la stagione 1, ma inizia anche alzando il tiro, con un primo leader spietato che mette in discussione tutto ciò che Arisu e Usagi pensano di sapere sui giochi.

In seguito, gli episodi dividono i personaggi in gruppi, il che costringe la storia a saltare da un arco all’altro e non la rende mai noiosa, anche se a volte un po’ lenta. Allo stesso tempo, il fatto di avere gruppi diversi permette ad Alice in Borderland di esplorare alcuni giochi meno fisici e più mentali, il che rappresenta un perfetto equilibrio con quelli più adrenalinici. Inoltre, fa spazio a nuovi personaggi interessanti; anche se alcuni di loro non hanno il tempo necessario per farsi notare, ma è comunque bello conoscerli.

Questa scelta della narrazione separata è fondamentale per trasformare Chishiya in un vero protagonista della stagione, se nella prima abbiamo dovuto prendere per buona la sua intelligenza e il suo ingegno, ora lo vediamo nel suo elemento.

I giochi a cui partecipa sono di gran lunga i più interessanti e intriganti, sono anche quelli che contengono alcune informazioni indispensabili su chi si cela dietro i giochi mortali. Vedendo Chishiya superare ogni gioco, non si può fare a meno di ammirare la sua capacità di ragionare velocemente e sentirsi molto più vicini a lui, al punto da chiedersi come riuscirà a sopravvivere in uno dei migliori cliffhanger della seconda stagione.

Questa seconda stagione non dimentica di sottolineare quanto sia terribile la realtà in cui vivono tutte i personaggi e, per quanto ci si diverta a guardare i giochi, la serie non li rende mai positivi: la loro natura crudele viene spesso mostrata sullo schermo in vari modi (anche piuttosto violenti).

Allo stesso tempo, ci sono momenti in cui la serie dimentica l’alta posta in gioco che aveva originariamente creato intorno a sé. La prima partita è considerata immediatamente la più letale, eppure il modo in cui si svolge finisce per assopire lo spettatore. Da quel momento in poi, è necessaria un’elevata dose di incredulità per continuare a temere per il destino dei personaggi.

E questo ci porta al problema più grande di Alice in Borderland. Pienamente consapevole del fatto che a un certo punto deve iniziare a dare delle risposte, la serie dapprima si tira indietro rivelando la verità sui “cittadini”, e poi sembra riluttante a iniziare a scavare nei propri misteri.

Le sceneggiature di Shinsuke e Yasuko Kiramitsu continuano a rimandare le rivelazioni e sembrano accontentarsi di suggerire che alcuni personaggi chiave sono venuti a conoscenza di informazioni importanti, senza però mai mettersi a tavolino e rivelare l’un l’altro ciò che sanno, che ovviamente è fondamentale in quel mondo.

Prima dell’episodio finale, il momento in cui ci avviciniamo di più alla comprensione di ciò che sta realmente accadendo è quello in cui alcuni personaggi si imbattono in un filmato rivelatore, ma definirlo un espediente non è nemmeno lontanamente sufficiente a descrivere la fine di quella particolare scena.

Quando si arriva all’episodio finale, si è portati a pensare che gli 80 minuti di durata si traducano in un’enorme pioggia di informazioni, ma non è questo che accade. Alcune risposte vengono date, ma quando l’episodio si conclude si ha la sensazione che Alice in Borderland abbia evitato di approfondire il proprio nucleo.

Forse per paura che la serie venga cancellata senza un finale adeguato, Shinsuke prende la strada più sicura possibile per spiegare le sue domande principali. La buona notizia è che l’ultima scena potrebbe essere sfruttata per una potenziale terza stagione; se così fosse, potremmo sicuramente andare molto oltre e l’ultimo episodio potrebbe essere facilmente perdonato, ma se questo dovesse essere il vero finale, sarebbe davvero una delusione.

Con una posta in gioco più alta, giochi e personaggi ancora più intriganti, la seconda stagione di Alice in Borderland è una corsa emozionante che non annoia mai. I Game fanno riflettere e ci mettono immancabilmente nei panni dei giocatori, il che ci coinvolge fino alla fine.

I nuovi episodi, inoltre, non hanno paura di approfondire il passato di alcuni personaggi chiave, il che li rende ancora più interessanti e ci aiuta a ipotizzare quale sarà il loro viaggio a Borderland e il motivo per cui sono lì.

Tuttavia, la serie si fa prendere la mano dai suoi giochi mortali e dimentica per lo più di approfondire i suoi temi, decidendo di affrontarli solo in un episodio finale che non fa molto per approfondire la simbologia dello show in modo soddisfacente, anche se la critica al capitalismo selvaggio è ancora molto presente nella maggior parte degli episodi, ed è una valida interpretazione, però a questo punto volevamo di più.

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