Cinema

“Crimes of The Future”: ecco la controversa opera di Cronenberg e la sua prospettiva di un futuro macabro. Recensione

“Crimes Of The Future” è l’ultima opera del grande regista David Cronenberg che ritorna con un lungometraggio controverso, perturbante e ricco di spunti di riflessione. Il film in gara nell’ultimo Festival di Cannes ha raccolto molti consensi sebbene Cronenberg rimanga uno dei registi più discussi del panorama cinematografico internazionale. 

Si chiude con questo 2022 una stagione cinematografica piena di film complessi, variegati in un periodo in cui si punta a far tornare le persone in sala e a far girare i grandi numeri anche in termini d’incassi. Il canadese David Cronenberg, invece, con la costruzione di storie disturbanti, scenari immaginifici fuori dagli schemi e scelte allegoriche ben definite sembra ancora una volta sfuggire al quadro prestabilito di classico regista hollywoodiano.

Il lavoro di Cronenberg rifiuta le categorizzazioni, elude regole e le convenzioni per proporsi nel suo stile più cupo e destabilizzante, proponendo un genere che sfida le sicurezze del cinema e le distrugge con il suo immaginario tetro, inquisitorio ed ambiguo.

Torna alla regia con un film che conferma Cronenberg in quanto fondatore del genere Body-Horror dove si indaga sui rapporti tra mutazioni del corpo ed impatto psicologico mentre si riflette su un futuro tutt’altro che amico per l’essere umano. Crimes of the future, uscito nelle sale questa estate vede come protagonisti degli attori del calibro di Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart in un’interpretazione davvero notevole.

Trama

In un futuro indefinito, Cronenberg deforma la realtà in un’ottica distopica all’interno della quale il corpo umano appare drasticamente cambiato. A causa di questa mutazione corporea gli uomini producono degli organi nuovi come fossero delle assurde fabbriche di strambi esseri informi.

E’ ciò che accade in grande misura al protagonista Saul dal cui corpo vengono estratti periodicamente nuovi ed inutili organi dalla sua assistente ed amante Caprice su un futuristico tavolo chirurgico. I due trasformano questa pratica in un vero e proprio show dove il processo di estrazione diventa un’orrorifica prestazione artistica.

L’arte e la pratica chirurgica, quindi, si fondono inevitabilmente mentre proprio quest’ultima rinnova la sua indole in uno spettacolo sì macabro ma che allo stesso tempo alimenta le spinte voyeuristiche e di piacere dei suoi spettatori.

L’umanità raccontata da Cronenberg non prova più dolore così l’asticella della chirurgia sul corpo si alza sempre di più almeno fino a quando, seguendo un ultimo disperato tentativo di sentire qualcosa, ogni taglio si trasforma in intenso piacere. La ricerca spasmodica di ritrovare delle sensazioni di qualche tipo induce gli esseri umani a modificare a loro volta un corpo già abbastanza dilaniato da una natura in continuo cambiamento.

E’ poi attorno al palco di questi terrificanti spettacoli che si radunano le persone che come ombre pallide si muovono furtivamente tra una strada buia ed un edificio abbandonato con l’unico scopo di celebrare il corpo, nemico ed amico dell’umanità.

Ogni organo “nato”, secondo le regole di questo assurdo mondo, deve essere necessariamente registrato ad una sorta di anagrafe, istituzione asservita al potere del New Vice. Questa specie di polizia ha l’obiettivo di scovare i sovversivi, ossia coloro che credono nel sorgere di una nuova umanità in grado non solo di riprodurre nuovi organi ma di ingerire sostanze un tempo considerate nocive, come la plastica.

Proprio questa parte della popolazione che vive ai margini di una realtà già ben marginale arriva a Saul, artista e personaggio in voga, per creare un’alleanza lontano dal potere autoritario del New Vice il quale cerca disperatamente e quasi inutilmente di contenere le mutazioni. Ciò che però non sanno è che proprio Saul è una cimice della polizia, infiltrato nell’universo dei reietti almeno fino a quando, lui stesso, non diventa uno di loro.

Il futuro è ora

Grazie a “Crimes of the Future”, David Cronenberg si riconferma un maestro del linguaggio cinematografico capace di sfruttare tutti gli strumenti del cinema per costruire una poetica ben precisa. Ogni meraviglioso frame di “Crimes Of the future” racchiude in sé una riflessione altra sulle attuali condizioni dell’umanità in cui il gesto attoriale, la composizione del quadro o della fotografia hanno sempre un significato allegorico.

I crimini di cui Cronenberg tratta, seguendo le indicazioni del titolo, sembrano proiettarsi verso un futuro possibile, ma sarà davvero così? Crediamo seriamente che quelli che vediamo sullo schermo non possiamo essere noi stessi? Per certo, il regista fornisce una rappresentazione esacerbata delle persone ma vedendo il terribile andazzo che il mondo sta attualmente prendendo non possiamo ritenerci esenti da attribuirci delle colpe.

L’universo di Cronenberg è alla deriva, così come lo è il relitto della nave che si intravede nella prima drammatica inquadratura del film: uno spettro di morte si è abbattuto sull’uomo e sulla natura stessa mentre noi rimaniamo seduti a guardare il fondo del baratro inermi. I crudeli tagli che affliggiamo al nostro pianeta hanno e avranno conseguenze disastrose: Cronenberg, seppur non investito da alcune manie profetiche, decide, però, di mostrarle usande le armi seduttive del cinema.

“Crimes of The Future” è un film perturbante che insiste sul sangue, sulla sgradevolezza visiva ma in quanto fruitori siamo capaci di immedesimarci con i protagonisti. Ed è per questo che, forse, proviamo una sorta di piacere nel dolore come se perfino a noi medesimi non bastasse più il sesso e l’autoerotismo.

Dolore, piacere, sesso e chirurgia: le tematiche di Crimes of the future

Tra sequenze estreme, Cronenberg stabilisce un ritratto dell’essere umano raccapricciante non solo per i suoi oscuri bisogni ma soprattutto per la sua incuranza del prossimo, come se la ricerca dell’appagamento personale fosse il suo unico reale punto d’arrivo. E’ un quadro terribile, ma che per certi versi, pare più una sottile denuncia ad una contemporaneità consumistica, arrivista ed individualista.

Cronenberg, così, cerca di comunicare un messaggio chiaro malgrado la patina di una messa in scena volutamente grottesca: la superficialità e la distanza che caratterizza l’uomo adesso si acuiranno con il tempo, fino a quando sarà troppo tardi per vivere nella forma e nell’essenza che abbiamo sempre conosciuto.

Il richiamo ai disastri ambientali è netto, ma d’altronde, proprio come il regista narra in “Crimes of the Future”, la natura troverà sempre il modo di recuperare un nuovo assetto nonostante il doloroso sforzo dell’umanità di distruggerla. Forse, però, sarà proprio l’uomo ad essere finalmente escluso da un pianeta che, invece, riconquisterà i suoi dovuti equilibri.

Cosa resterà, allora, a noi persone? Anche qui la fantascienza di Cronenberg pare più come un tragico squarcio sul nostro futuro. Secondo la tesi del regista, quindi, si perpetrerà questa cosiddetta esplorazione su noi stessi e sul nostro corpo, in cui verremo sempre più invogliati a rovinarci le carni in nome di un’estetica volta all’apparenza.

Cronenberg, allora, estremizza la realtà. In “Crimes of the Future”, il maestro prefigura una condizione “assurda” dove la corporeità è sinonimo di deturpazione, il piacere si identifica con il sangue e l’amore con la sofferenza. Sono i crimini del futuro di David Cronenberg, dei crimini che nel paradossale body-horror del regista canadese sono già sfortunatamente in essere nel nostro tempo sospeso.

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