Sono tornate le indagini di Benoît Blanc, il detective più talentuoso al mondo. Dopo il successo del primo Knives Out – più di 300 milioni di incassi e una candidatura agli Oscar per la migliore sceneggiatura originale – Ryan Johnson torna sul genere giallo con freschezza e molta più umanità.
Sono passati tre anni da quel film giallo che, insieme agli adattamenti dei romanzi di Agatha Christie, ha rivitalizzato il genere anche sul grande schermo. Di mezzo c’è stata una pandemia che ha cambiato il mondo e Johnson non perde occasione per sfruttare gli effetti che questa ha avuto sulle persone.
Ritroviamo un Benoît Blanc isolato ed annoiato, immerso nel disordine di casa sua. Un contesto ben diverso da quello che ci saremmo aspettati dall’elegante e preciso detective conosciuto nel 2019. L’assenza di un grande caso a cui lavorare l’ha demotivato completamente.
Allo stesso tempo, facciamo la conoscenza dei nostri nuovi protagonisti: la politica Claire (Kathryn Hahn), lo scienziato Lionel (Leslie Odom Jr.), la stilista Birdie (Kate Hudson) ed il content creator Duke (Dave Bautista). Tutti loro vengono invitati dal misterioso imprenditore Miles Bron (Edward Norton) a passare una settimana su un’isola privata di Miles nel mar Egeo per un murder mystery.
Le ripercussioni che la pandemia ha avuto sull’economia e sulla politica anche dei grandi nomi non sono esplicitate in maniera fastidiosa, bensì emergono con chiarezza senza apparire ridondanti: tutti i personaggi presentati hanno subito il contraccolpo e sperano di fare affidamento al loro amico Miles per risollevarsi.
A sorpresa di tutti, Benoît Blanc (Daniel Craig) partecipa al viaggio verso l’isola. Apparentemente il detective ha ricevuto anch’egli un invito a partecipare al gioco di caccia all’assassino di Miles Bron, anche se inconsapevole del perché.
Quando Benoît incontra Miles emerge il primo mistero, in quanto il magnate confessa di non averlo mai invitato. Chi è stato dunque a coinvolgerlo? Mentre Miles pensa si tratti di uno scherzo di uno dei suoi amici, Benoît appare addirittura preoccupato, ricordando l’ultima volta che gli capitò di essere assunto da un cliente anonimo (nel primo film, Knives Out).
Il secondo mistero è la presenza di Andy (Janelle Monáe), vecchia amica dei presenti e co-fondatrice dell’azienda capeggiata da Miles. Scopriamo che pochi mesi prima ci fu una rottura che portò all’allontanamento di Andy dal gruppo e dall’azienda, e che di conseguenza non ci si aspettava la sua presenza.
Il detective cerca quindi di godersi la sua permanenza nella Glass Onion, la sfarzosa residenza di Miles, riscontrando svariati risentimenti che i membri del gruppo provano l’uno verso l’altro. È a questo punto, quasi a metà del film, che Ryan Johnson cambia totalmente ritmo e stravolge lo spettatore.
Chi ha visto il film del 2019 potrebbe ricordare l’intenso monologo finale in cui il detective di Daniel Craig ripercorre le mosse dell’assassino. Egli definiva la vicenda come una matrioska di ciambelle, dove invece che trovare un buco centrale, se si guardava con attenzione si sarebbe scorta un’altra ciambella sempre più piccola.
Stavolta il paragone più azzeccato sarebbe proprio con una cipolla. Lo spettatore assiste con coinvolgimento mentre strato dopo strato la cipolla – ovvero il mistero – viene rivelata per quello che è. La cipolla è sia l’identità dell’assassino e le sue motivazioni, sia la trama stessa.
La parte centrale del film è infatti un grosso flashback in cui vengono svelati tutti i retroscena. Ciò che abbiamo visto fino a quel punto viene messo in discussione. Proseguendo col flashback ci ricongiungiamo infine al presente e la narrazione riprende da dove si era interrotta fino ad un esplosivo finale.
Il cast ed il team di Johnson creano uno spettacolo di alto livello. La recitazione è fantastica, dal sofisticato Benoît Blanc di Craig – di cui vediamo un lato umano solo accennato nel primo film – al narcisistico Miles Bron di Edward Norton. Janelle Monáe è brava ad interpretare il ruolo cangiante che le spetta e tutti gli altri personaggi sono ottimi supporti senza sfociare nella macchietta.
La regia di Johnson gioca con lo sfarzo della Glass Onion, nascondendo e deformando i suoi ospiti e cogliendo con precisione tutti i dettagli dell’indagine. Lo stacco dal sole splendente diurno all’oscurità della sera è perfettamente in linea con l’approfondirsi del mistero e della posta in palio.
Netflix, produttore di Glass Onion, detiene i diritti anche per un terzo capitolo della serie. Possiamo solo augurarci che il livello tecnico-narrativo rimanga al pari dei suoi predecessori e che le indagini di Benoît Blanc abbiano ancora lunga vita.
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