Lando Buzzanca, polemica sull’eredità. Alla vedova niente. Parlando i figli: “Non ha diritti su nostro padre”
Lo scorso 18 dicembre Lando Buzzanca è venuto a mancare, da tempo era ospite di un ospizio. Accanto a lui c’era suo figlio che ha potuto fargli una carezza prima di salutarlo.
Buzzanca stava male da tempo ed era soggetto a diversi ricoveri ospedalieri. Dopo appena tre giorni si discute già dell’eredità. È partito tutto da quando Lando Buzzanca e la compagna Francesca Della Valle hanno detto di voler convolare a nozze.
Lei ha quarant’anni meno di lui ed è questa cosa che ha fatto molto preoccupare i figli di Buzzanca che non intendono lasciare nulla alla moglie di lui. Loro per altro hanno sempre contrastato il matrimonio puntando alla demenza senile di lui. Ecco com’è la situazione.
Lando Buzzanca era palermitano e figlio d’arte, nasceva infatti in una famiglia di attori, lo zio Gino e suo padre Empedocle, in un primo momento proiezionista, erano attori. Lando da ragazzo ha studiato nella sua città Natale per poi trasferirsi a Roma dove si iscrive all’Accademia Sharoff che lo fece in seguito presidente onorario. In un primo momento si è adeguato, facendo per lo più lavori precari e poi è riuscito a esordire come attore.
Ai primi film partecipò come comparsa, tra questi c’era Ben-Hur (era uno degli schiavi della Galea) ma dopo queste prime esperienze senza crediti il vero esordio arriva nel 1961 in un film di Pietro Germi, dove interpreta il ruolo di Rosario Mulè nell’iconico Divorzio all’italiana; subito dopo ebbe il ruolo di Antonio in Sedotta e abbandonata. Nel 1964 fu attore protagonista nel film di Luciano Ricci Senza sole né luna, un film drammatico che racconta la dura vita da minatori durante gli ultimi mesi di scavo per il traforo del Monte Bianco.
In seguito la sua carriera vivrà una sorta di battuta d’arresto, il suo essere meridionale e per giunta siciliano lo porterà a essere scelto spesso a interpretare ruoli stereotipati del tipico maschio siciliano amante delle donne, e un po’ sciocco. Purtroppo questa condizione gli valse l’etichetta del caratterista che non riuscì facilmente a scrollarsi di dosso. Fu la critica a relegarlo in tale posizione e al tempo, con registi del calibro di Fellini, Antonioni, Rossellini che producevano film importanti e che vincevano gli oscar era difficile distinguersi.
Per un certo tempo quindi Buzzanca si è trovato arginato nel cinema di serie B. Tuttavia gli capitarono anche ruoli più interessanti come il protagonista di con l’eccezione del ruolo da protagonista di Don Giovanni in Sicilia, diretto da Alberto Lattuada nel 1967. Da quel momento la sua carriera ha visto alternasti cinema e televisione. Nel 1970 per esempio Lando Buzzanca affiancava Delia Scala nel programma Rai di successo Signore e signora.
Ma dopo una lunga carriera nel cinema e nella televisione e dopo alcune fiction negli anni duemila Buzzanca è giunto al termine della sua vita e ora i figli sono pronti a querelare Francesca Della Valle, la moglie di lui, 40 anni più giovane: “Una sentenza ha stabilito che lei non ha alcun diritto nei confronti di nostro padre”, si parla di eredità e i figli di Buzzanca non intendono concederle nulla.
I figli di Buzzanca contro la moglie di lui
Nella polemica ha detto la sua anche la vedova che, malgrado i figli di lui si siano messi contro, non demorde e “Lando è stato ammazzato e voi, pubblico onesto, lo sapete. Era pericoloso, ormai! L’applicazione della legge 6/04, voluta dalla famiglia “amorevole”, lo ha condotto in un Hospice, luogo di morte. Io non mi fermo, non temete! Continuerò perché sia fatta giustizia. Lo devo a Lando, lo devo agli 800 mila amministrati, lo devo al suo pubblico”.
Il figlio di Lando Buzzanca è poi intervenuto a Storie Italiane, subito dopo la morte del padre ricordando le ultime ore del padre:
“Papà non ci riconosceva più da mesi ma credo abbia avuto un moto di riconoscimento sabato e credo, e spero, mi abbia riconosciuto quando lo abbiamo trasportato qui a Villa Speranza dal Gemelli. Poco prima che arrivasse la lettiga stava “lallando”, non si capiva quello che diceva. A un certo punto mi ha guardato e mi ha detto tre volte “ti amo”.
Che per un uomo che non ha mai detto ti amo nemmeno alla propria moglie, mi è sembrato strano. Non ho capito se quel “ti amo” fosse un ti voglio bene perché mi aveva riconosciuto. Io da figlio spero e credo di sì. Non si sa realmente cosa mi volesse dire, io credo e spero che mi volesse dire ti voglio bene. Ma lo sa soltanto lui quello che mi ha detto”.
Invece al Corriere ha detto: “È stato un padre parecchio rognoso. Ci ha fatto trottare ma ci ha cresciuto bene, con i sani principi di una volta. Come marito, è rimasto sempre innamorato della propria moglie Lucia (morta 12 anni fa). Finché i suoi ricordi erano nitidi, erano rivolti a lei. È stato il suo faro verso la retta via”.