Una serie TV fresca, dinamica e soprattutto tutta italiana arriva ad arricchire il panorama natalizio targato Netflix. La protagonista è una giovane single che detesta con tutta sè stessa le festività natalizie, ed è la serie tv perfetta per i single incalliti (e non) da streammare in queste fredde serate pre-Natalizie.
Odio il Natale: la trama
In Odio il Natale Pilar Fogliati (nel ruolo di Gianna) è una trentenne alla disperata ricerca di un fidanzato da presentare al cenone della vigilia, e decide – a poche settimane dalla Vigilia – di affrontare il suo problema con il Natale che da sempre la tormenta. Gianna è una ragazza semplice: ha trent’anni, fa l’infermiera e adora e le sue amiche, con le quali può parlare e condividere di tutto. Fondamentalmente è soddisfatta e appagata dalla vita che ha, ma puntualmente tutto si stravolge con l’arrivo del Natale, da cui si sente presa in giro e offesa.
Ma perchè tutto questo odio represso? Si sa, il Natale è una delle feste più amate dalle coppie, e lei da single incallita si sente sempre estremamente fuori luogo quando si trova circondata da vischio, fiocchi rossi e lucine colorate.
Oltretutto ad aggravare la situazione ci si mettono i parenti, che durante la cena della Vigilia non fanno altro che giudicare il suo status di single perenne e la riempiono di domande la prendono in giro in modo più o meno bonariamente con continue insinuazioni sulle sue relazioni e sul futuro.
Per evitare che accada di nuovo tutto questo Gianna decide dunque di andare alla cena della Vigilia accompagnata. Ma da chi? Dopo che per 24 giorni si butta in una serie di uscite con sconosciuti e appuntamenti al buio ( nulla di nuovo per la nostra generazione Tutte situazioni che potete immaginare) per incontrare il fatidico compagno perfetto, arriva alla conclusione che non è il Natale a giudicarla o a metterla alla prova, ma dipende tutto da lei stessa.
Fare film e serie sul Natale, cosi come tentare di fare canzoni natalizie che non sembrino “già sentite” o ridicole e sdolcinate, è un compito veramente difficilissimo. Andando controcorrente e creando qualcosa di non scontato, è proprio creare la giusta via di mezzo, con il giusto calibro tra ironia e l’essere un po’ Grinch l’obiettivo che Odio il Natale tenta di raggiungere e in parte ci riesce anche.
Più che altro il suo impegno principale pare sia dare al pubblico meno incline verso i classici film a lieto fine e tendenzialmente sdolcinati di Natale un’occasione di godersi una buona serie tv a tema ma senza troppi fronzoli che, diciamolo, ormai tutti ci aspettiamo in questo periodo dell’anno.
Prodotta da LUX Vide e basata sulla serie TV norvegese Natale con uno sconosciuto, anch’essa disponibile su Netflix, dal 7 dicembre ha suscitato interesse e curiosità del pubblico italiano. A fare la differenza in una storia che parla di una situazione così comune fra i giovani adulti dovrebbero sicuramente essere il cast e il tono.
Il cast infatti dimostra di funzionare quasi alla perfezione con Pilar Fogliati che nel corso di tutta la serie non perde mai le redini del suo personaggio (Gianna) mettendo in scena un’interpretazione sempre leggera ma diretta, portando la protagonista sempre al centro di ogni scena con grande naturalezza.
Allo stesso modo gli altri attori che le ruotano intorno, dalle amiche Titti e Caterina (Cecilia Bertozzi e Beatrice Arnera) ai vari uomini che via via incontra nel corso delle puntate puntate. Massimo Rigo e Sabrina Paravicini sono invece Pietro e Marta, genitori di Gianna, e Fiorenza Pieri è Margherita, sua sorella.
Oltre al buon cast il tono, che è leggero con punte irriverenti, ma mai impone giudizi drastici sul Natale e la sua atmosfera. E funziona, soprattutto all’inizio, pur trattandosi di una serie che è in fin dei conti si rivela piuttosto canonica, senza eccessivi cambi di rotta.
Solo un buon cast può riuscire a tenere in piedi personaggi che di per se sarebbero molto semplici e psicologicamente poco profondi (la stessa Gianna, nonostante ormai siamo nel 2022, vive la il suo essere single come se fossimo negli anni ’60, motivo per cui spesso sentiamo anche riportare alla luce termini come “zitella”) e solo la buona performance di Pilar Fogliati riesce a renderla nonostante tutto attuale e credibile.
Unica nota dolente sul cast, ma in realtà non è diretta responsabilità degli attori: la serie è ambientata a Chioggia, ma gli interpreti sono spaccati a metà tra chi ha un accento veneto e chi recita in dizione. In una serie americana o inglese, se un personaggio ha un determinato accento non viene mai ingaggiato per caso mentre qui, ahimè sì.
Il maxi scivolone sta nel fatto che attori che provengono da un background di origini chiara e diverse, recitano come membri della stessa famiglia. Tutto ciò crea un effetto piuttosto straniante, che toglie un po’ di senso, ma si cerca di non farci troppo caso.
Altra nota dolente è ahimè la totale assenza di qualcosa di sorprendente in grado di spiazzare l’audience, al contrario l’andamento della serie e il susseguirsi degli eventi segue l’esatto ordine e modo che lo spettatore immaginerebbe.
La salvezza di Odio il Natale è la sua capacità di mantenere nonostante tutto una freschezza innegabile, scavalcando la prevedibilità di fondo, portando avanti così una serie nella quale possiamo riconoscere i nostri pregi e difetti e la nostra quotidianità che tanto odiamo ma che se non c’è, ci manca.
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