Il demone di Maxwell scritto da Steven Hall e edito da Il Saggiatore è il romanzo certamente tra i più complessi che potreste trovarvi tra le mani, ma allo stesso tempo è uno dei più scorrevoli e accattivanti.
Molte sono le rivelazioni che vi saranno proposte lungo la narrazione e altrettanti saranno i rompicapo che dovrete cercare di risolvere andando avanti nella storia. Partite dal presupposto che ogni cosa dell’oggetto libro che conoscete e a cui siete abituati sarà destrutturata a cominciare dal modo stesso in cui viene scritto il testo in alcune pagine.
Si tratta di un mistero, la cui soluzione è accessibile solo rompendo le pareti della logica, quindi sappiate che non vi troverete mai nella comfort zone e, anzi, ogni volta che penserete di aver capito dove vuole andare a parare l’autore è lì che vi renderete conto che ci sono ancora molte porte da aprire e passaggi da sbloccare.
Il demone di Maxwell è anche un visionario romanzo-mondo che racconta il potere della scrittura di costruire ponti tra le persone e che suggerisce che sia proprio la scrittura a creare l’universo stesso in cui viviamo e allo stesso tempo a narrarlo. “In principio era il verbo” dice l’incipit di uno dei libri più famosi e antichi al mondo, dunque la parola è creazione e cos’è un libro se non un universo creato dall’autore attraverso la parola?
Il protagonista di questa storia, Thomas Quinn, è uno scrittore fallito, figlio di un affermato romanziere con il quale ha avuto per tutta la vita un rapporto di rancore e distanza. I suoi libri non hanno mai trovato fortuna e a lui è rimasta solo l’invidia per Andrew Black, il protetto del padre, che anni prima aveva esordito con un’opera sconvolgente divenuta subito un best seller, per poi scomparire misteriosamente nel nulla.
Ora, a distanza di tempo, il defunto padre e il suo ex pupillo sembrano essere tornati a infestare la vita di Thomas attraverso inquietanti lettere e messaggi in segreteria. Una serie di avvenimenti apparentemente inspiegabili, che costringeranno Thomas a mettersi sulle tracce di Black e del suo leggendario secondo romanzo, recuperando il quale spera di riscattare i propri fallimenti. Sarà l’inizio di una indagine surreale tra piani temporali che si intersecano ed enigmi che ne contengono altri: un inseguimento all’interno di un labirinto in cui tutto sembra sfuggire al senso.
Ebbene dalla prima pagina di Il demone di Maxwell abbiamo subito la percezione che ci stiamo immergendo in un’avventura in cui non basterà mettersi comodi e leggere passivamente, ma saremo costretti a porci delle domande.
A volte sembra di essere di fronte a un saggio filosofico dove l’autore cercando di spiegare il senso della vita si troverà ragionare sull’entropia e sulla teoria del demone di Maxwell, il tutto per dire che nulla resta com’è ma tutto cambia e tende al caos e proprio in un labirintico caos si ritrova il protagonista provando a rispondere a domande che hanno ancora a che fare con i suoi problemi irrisolti con suo padre.
In questa storia il tempo non scorre in modo lineare ma tutto sembra mescolato insieme, passato e presente cono compresenti e dunque tutti e tutto abitano lo stesso mondo, perfino il personaggio protagonista di un romanzo e il padre morto del nostro eroe.
La voglia di scoprire come andrà a finire e se il romanzo si trasformerà in un caos di parole e volti o se tutto alla fine si metterà in ordine (come ci insegnano i migliori manuali di narrativa) è davvero tanta e posare il romanzo prima della sua conclusione sarà davvero difficile.
Ci si riconosce in molti sentimenti di Thomas e le domande che si pone sono un po’ anche le nostre. Di certo la lettura de Il demone di Maxwell accende una luce sul suo autore, Steven Hall, annoverato fra i migliori della sua generazione. Per altro, avrete sentito parlare di lui per il videogioco Battlefiled di cui è sceneggiatore.
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