Scandalo Balenciaga: parla il fotografo “pesanti ripercussioni”. La situazione è grave
Gabriele Galimberti, il fotografo della campagna Balenciaga con bambini e bondage ha deciso di parlare e dire la sua su quanto accaduto negli ultimi giorni.
Per chi non lo sapesse di recente è circolato un forte scandalo legato alla campagna dedicata alla linea Holiday di Balenciaga, ispirata al lavoro di uno dei fotoreporter e documentaristi più famosi al mondo.
Negli ultimi giorni si è discusso molto del caso Balenciaga e il web si è scatenato con immagini di protesta contro l’ultima campagna pubblicitaria che riportava chiari riferimenti a ped0filia, riti satanici e bondage, cose davvero disdicevoli che hanno spinto le persone a boicottare il marchio di moda, tagliando borse e abiti in loro possesso e disertando i punti vendita.
Nello scandalo è coinvolto anche Gabriele Galimberti che ha ricevuto minacce di morte dalla massa di persone che accusava la maison e tutte le persone ad essa collaterali di atti indegni che urtano la sensibilità del prossimo, oltre che atti di ped0filia o simili. In alcune delle fotografie di questa campagna si accostano immagini di bambini accanto a oggetti impropri, come per esempio armi e addirittura in certe fotografie li si vede legati.
Il fotografo Galimberti è stato chiamato in causa in merito a questi scatti e ha detto: “Il mio ruolo sul set non era decidere la linea stilistica del brand: ero il fotografo, e basta”.
Una risposta chiaramente non sufficiente a placare l’indignazione per quanto accaduto e lo schifo di certe immagini. Insomma il fotografo e tutto lo staff sono finiti nella bufera mediatica e ora la macchina del fango si è giustamente attivata.
Gabriele Galimberti è da un po’ di tempo uno dei fotoreporter e documentaristi più famosi e più apprezzati nel settore. Nel 2021 ha vinto il World Press Photo con il suo lavoro Ameriguns, sul rapporto tra gli Americani e le loro armi. Peccato che tutta questa gloria sia finita nell’abisso da quando sono uscite fuori a metà novembre le foto della campagna Holiday di Balenciaga, ispirate per altro al suo lavoro più famoso, Toy Stories, in cui ha ritratto bambini in tutto il mondo circondati dai loro giocattoli.
A Galimberti è stata poi, per sbaglio, attribuita anche un’altra campagna Balenciaga uscita negli stessi giorni, nella quale compaiono degli stralci di una sentenza della Corte Suprema contro la ped0porn0grafia. Galimberti ha provato a giustificarsi ma oramai era troppo tardi ed è stato accusato insieme agli altri della maison di “propaganda ped0fila”.
Il caso Balenciaga. Cosa si nasconde dietro la maison?
Dopo lo scoppio della bomba mediatica Balenciaga si è espressa per dare la sua versione dei fatti e spiegare cosa è accaduto. Galimberti da par suo ha raccontato alla stampa la situazione dal suo punto di vista e spiegando cosa accade quando circolano fake news e ne scaturiscono l’indignazione del pubblico e il giornalismo approssimativo.
Una delle prime domande che ci si è posti, però, è se lui non si sia mai domandato se certi oggetti accanto a dei bambini potessero in qualche modo stonare, passare un messaggio ben diverso dalle intenzioni iniziali. La sua risposta è stata: “Da Balenciaga mi hanno sempre parlato di una collezione ispirata al punk. Io di moda non ne capisco nulla, non ho mai fatto un lavoro del genere. Ho dato per buono quello che mi dicevano. Anche perché il mio ruolo sul set non era decidere la linea stilistica del brand: ero il fotografo, e basta”.
Poi Galimberti ha raccontato come è nata la sua collaborazione con la maison: “Quindici anni fa ho avviato Toy Stories, che resta il mio lavoro più celebre. Non faccio solo questo tipo di foto, ma quello di entrare nelle case delle persone e ritrarli con le loro cose è il mio modo di raccontare la realtà: l’ho fatto con le armi, con il cibo e, per l’appunto, con i giochi. Nel 2014 ho anche dedicato al progetto un libro, ed è così che Demna mi ha “conosciuto”.
A settembre mi ha contattato un suo collaboratore, spiegandomi che Demna aveva visto il volume su Toy Stories, e che mi voleva per fotografare la collezione di regali per Natale sulla falsariga di quelle foto. Ci siamo accordati via Zoom e via mail. Dopodiché, è iniziata la fase organizzativa, durante la quale io non ho avuto voce in capitolo sulla scelta degli oggetti, sui bambini selezionati, sulle location. Non ero parte in causa delle decisioni, nel senso che è stata tutta una scelta loro. Poi, alla fine, mi hanno chiesto un parere generale”.
A quel punto quando il fotografo ha dovuto esprimere la sua sul risultato finale della composizione queste sono le cose che ha detto:
“Sono un documentarista: fotografo quello che trovo, non quello che voglio. Sono abituato a lavorare con quello che ho, e così avrei fatto anche stavolta. A me di avere vestiti neri o lilla non cambia nulla”.
Poi arriva il ciclone di shitstorm, un po’ alla volta, si parte con delle critiche al fotografo perché si sarebbe venduto alla moda e poi qualcuno inizia a notare delle stranezze nelle fotografie di questi bambini.
Tra i documenti e le targhe che decorano il set ce n’è uno in cui si leggono stralci di una sentenza della Corte Suprema sul rapporto tra libertà di parola e ped0porn0grafia. Su questi dettagli il documentarista risponde:
“Lo riconosco, quelli sono elementi inquietanti, soprattutto perché sono stati piazzati lì volutamente. E infatti, Balenciaga ha fatto causa alla società di set design, accusandola di averli inseriti arbitrariamente.
Il problema è che le due campagne agli occhi del pubblico sono la stessa cosa, e sono io ad averle scattate. La sera stessa, la tv americana Fox News, manda in onda un servizio di 3 minuti sulla questione, dandomi tutta la colpa delle foto accusandomi di qualunque nefandezza”.
Accade così che da quel momento Galimberti riceve accuse e minacce di ogni tipo, comprese delle telefonate durante la notte.
“Non è la prima volta che vengo attaccato: quando ho pubblicato Ameriguns ho ricevuto una valanga di insulti. Ma lì era una questione ideologica, mi davano del dannato democratico. Qui mi danno del ped0filo. Come ti difendi da un’accusa del genere, anche se priva di fondamento? È ovvio che una vicenda del genere rischi di distruggerti vita e lavoro”.