Film targato Netflix Troll è il monster movie con cui la piattaforma di streaming prova a fare concorrenza al Monster Universe dei più famosi colleghi Godzilla e King Kong. Una concorrenza ingombrante e con cui il film deve per forza di cose fare i conti uscendone però malconcio.
L’aggettivo più adatto per parlare di Troll è sicuramente generico. Questo monster movie targato Netflix non si può infatti definire brutto, in quanto fa il suo lavoro in modo giusto, lo fa però prendendo a piene mani dai film capisaldi del genere e non provando ad aggiungere nulla di nuovo.
Gli stilemi tipici del genere vengono sfruttati tutti: dai militari che sanno fare solo i militari (salvo ricredersi con il tempo) agli scienziati che prima vengono snobbati e poi risolvono il tutto; la distruzione portata dal mostro in seguito al deturpamento del suo habitat per far passare un messaggio ecologista e spiegare che il vero mostro è l’uomo.
Una tematica sicuramente nobile ed attuale ma che è possibile ritrovare in fondo anche nei capolavori del genere ma con effetti migliori e una realizzazione decisamente più accattivante.
Il punto forte di questo monster movie alla Norvegese è, per sua fortuna, proprio il suo protagonista ovvero il mostro. Lasciando da parte animali giganteschi alla King Kong o mostri radioattivi come Godzilla Troll gioca la carta folkloristica presentando un mostro che attinge dai miti e le leggende nordiche.
La minaccia di questo film è così un troll, un essere dalle fattezze umane ma gigantesco, una vera e propria montagna in movimento. Questo elemento viene ben sfruttato dal regista Roar Uthaug (già regista di Tomb Raider e The Wave) nelle scene in cui il troll e la natura delle montagne norvegesi si combinano regalando uno dei pochi sussulti del film.
Una caratterizzazione, quella folkloristica, che permette così al film di distaccarsi in parte dai soliti monster movie ma che si accontenta di farlo solo nella presentazione e non nella forma.
Protagonista di questa pellicola è la paleontologa Nora Tidemann (Ine Marie Wilmann) cresciuta a pane e folklore nonché il classico collante tra le varie parti in gioco nella battaglia al mostro di turno. Un personaggio che però, come tutti i suoi comprimari di questo film, non riesce a bucare lo schermo.
In generale i personaggi di questo film sono generici e mal caratterizzati. Possiamo ritrovarli in qualsiasi film americano su mostri giganteschi con le stesse caratterizzazioni e le stesse battute, cosa aggravata dal fatto che il film è ambientato in Norvegia e i suoi protagonisti siano Norvegesi.
Il film rinuncia a dare una caratterizzazione propria ai suoi personaggi e preferisce così usare le solite maschere del genere, sperando probabilmente di strizzare l’occhio a più spettatori possibili intorno al mondo ma rinunciando così ad avere una mordente tutta sua.
Così come per storia e caratterizzazioni la regia e la colonna sonora di questo film non sono niente di nuovo.
A fronte di alcune buone trovate grazie all’aiuto dei fantastici paesaggi Norvegesi, infatti, abbiamo una regia standard che si accontenta e non osa, con inquadrature deboli e la fotografia di Jallo Faber che risulta a volte anche fastidiosa.
Le musiche, firmate da Johannes Ringen, sono molto standard e in generale si accontentano di esserci e accompagnare il film senza troppi spunti.
In definitiva Troll è un kaiju movie che si accontenta di fare il minimo indispensabile e di essere uno di quei film da mettere in sottofondo quando si ha altro da fare o mentre ci distraiamo con il nostro cellulare, tanto sappiamo che non ci perderemo molto e che potremo riprenderne il filo logico senza troppi problemi.
Un’occasione sprecata per un film che Netflix aveva presentato al suo evento TuDum, sperando forse di ritagliarsi un po’ di spazio nel successo del Monster Universe di Kong e Godzilla, ma che difficilmente riuscirà ad ottenere con un film che risulta decisamente insipido.
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