Un più che gradito ritorno su uno dei palchi più prestigiosi di Milano: al Teatro Manzoni ha debuttato, per la sua seconda volta, lo spettacolo Mine Vaganti, la trasposizione teatrale del film di Ferzan Ozpetek e sempre da lui magistralmente diretto.
Mine Vaganti era già stato un successo di pubblico e critica alla sua ‘prima volta’ in scena, così a gran voce il pubblico ha voluto ritrovare il cast che lo ha reso grande, sul palco troviamo Francesco Pannofino e Iaia Forte, due mostri sacri dello spettacolo e della comicità in uno spettacolo capace di far ridere a crepa pelle, quanto di toccare le corde più profonde dell’animo umano con una delicatezza spesso difficile da raggiungere.
Insieme al duo un ensemble di tutta eccellenza e una new entri che ha rubato il cuore del pubblico, a sostituire Simona Marchini, che per un problema di salute non è potuta essere presente, abbiamo potuto scoprire Gianna Coletti che, come specificato dallo stesso Pannofino a fine spettacolo, ha imparato la parte in un solo giorno. Se non lo avesse detto sarebbe stato impossibile rendersene conto, un’intepretazione impeccabile e degna di un lungo e meritato plauso.
Ma come mai Mine Vaganti cattura tanto il cuore degli spettatori che, come di consueto, hanno riempito la sala del teatro? La sua forza è un insieme di piccoli e grandi dettagli che lo rendo uno spettacolo quasi unico, dalla bravura del regista nell’essere riuscito a raccontare una pellicola attraverso le rime molto differenti del teatro, senza perdere quell’atmosfera quasi onirica.
Anzi, grazie a un preciso e quasi etereo gioco di luci e una scenografia elegante ma attenta, ci si immerge compatente nella storia e nella scena. La rottura della quarta parete è sicuramente un valore aggiunto che avvicina lo spettatore non solo agli attori, ma alla storia, che, per quanto in alcuni passaggi possa sembrare già sentita, resta ancora profondamente (e tristemente) attuale.
Meno male che esistono le mine vaganti, lunga vita alle mine vaganti, “La mina vagante se ne è andata. Così mi chiamavate pensando che non vi sentissi ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani”.
E così entriamo nel vivo della commedia, incontriamo una famiglia che da generazioni possiede uno dei più importanti pastifici di Gragnano, una famiglia che vive di routine, di apparenze e soprattutto di segreti. Quelli che nascondono i figli del capofamiglia Vincenzo Cantone (Pannofino), Tommaso (Edoardo Purgatori) e Antonio (Carmine Recano).
A raccontarci in prima persona come sono andate le cose è proprio il fratello più giovane, Tommaso. Studente fuori sede decide di tornare a casa dei genitori con degli obiettivi ben precisi, levarsi il peso della bugia e sentirsi libero di dire la verità sulla sua vita: non ha studiato economia e commercio, come voleva la famiglia in modo da poter portare avanti l’azienda di famiglia, ma bensì lettere perché ama la scrittura e di questo vuole farne una professione; ed è gay. Innamorato follemente di un ragazzo, Marco, con il quale convive a Roma.
Un coming out che lo terrorizza, così decide di confessare prima tutto al fratello, l’unico che potrebbe capirlo davvero e una spalla su cui appoggiarsi, ma quando si trovano in famiglia, e Tommaso è pronto a parlare, viene bruscamente interrotto da Antonio, il quale a insaputa di (quasi) tutti confessa la propria omosessualità, un peso del silenzio doloroso che si è dovuto portare avanti per tutta la vita.
Questo è il meccanismo scatenante che porta a un susseguirsi di situazioni tanto grottesche, quanto fin troppo realistiche. Il regista gioca in modo forzato con lo stigma e i luoghi comuni radicati profondamente nella nostra società, un padre ottuso, una madre in difficoltà che vorrebbe essere vicina ai figli, ma teme le ire del marito, portata sul palco con estremo trasporto da Iaia Forte nei panni di Stefania Catone, una risata fragorosa che in un attimo diventa amara e dolorosa.
Una nonna che inizialmente sembra snob, ma come tutte le cose, l’apparenza inganna e porta una narrazione importante alla storia, il fil rouge che accompagna attraverso le vite di tutti.
In questo scenario di odio e amore troviamo una famiglia distrutta dove vige sovrana la contraddizione, Tommaso si sente costretto a restare con i genitori dopo che il fratello viene cacciato di casa per ‘colpa’ del suo orientamento sessuale, ma in cuor suo continua a custodire quel segreto che non ha più spazio per rimanere tale.
Gli accadimenti sono frenetici, i siparietti con gli amici di Tommaso riescono a raccontare una storia parallela inserendosi perfettamente nel contesto e avvicinando due mondi completamente distanti e la storia prosegue con un ritmo sostenuto, incalzante senza lasciare un minimo di respiro fino al suo climax, o meglio si potrebbe dire, fino all’ultimo respiro.
Se ancora non avete visto l’adattamento teatrale di Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek questa è l’occasione imperdibile, rimarrà al Manzoni fino all’11 dicembre.
Mine Vaganti
Teatro Manzoni
Via Manzoni 42, Milano
Dal 7 all’11 dicembre 2022
Date e orari: 7, 8 e 9 dicembre ore 20,45 – 10 dicembre ore 15,30 e 20,45
11 dicembre ore 15,30
Francesco Pannofino È Vincenzo Cantone (Padre Di Tommaso E Antonio)
Iaia Forte È Stefania Cantone (Madre Di Tommaso E Antonio)
Edoardo Purgatori È Tommaso Cantone (Fratello Minore Di Antonio)
Carmine Recano È Antonio Cantone (Fratello Maggiore Di Tommaso)
Gianna Coletti È La Nonna (Madre Di Vincenzo)
Roberta Astuti È Alba Brunetti (Socia Di Tommaso)
Sarah Falanga È Zia Luciana (Sorella Di Vincenzo)
Mimma Lovoi È Teresa (Cameriera Di Casa Cantone)
Francesco Maggi È Andrea (Amico Di Tommaso)
Luca Pantini È Marco (Compagno Di Tommaso)
Jacopo Sorbini È Davide (Amico Di Tommaso)
BIGLIETTI: Prestige € 35,00 – Poltronissima € 32,00 – Poltrona € 23,00 – Under 26 anni € 15,50
Per acquisto: biglietteria del Teatro
Online: https://www.teatromanzoni.it/manzoni
telefonicamente 027636901
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