Correva l’anno 2010 quando MTV mandò in onda per la prima volta “Catfishing: false identità”. Il docu-reality statunitense condotto dai due amici Nev Schulman e Max Joseph portò per la prima volta sul piccolo schermo un fenomeno che da anni si radicava nelle vite degli utenti del web: il catfishing.
Letteralmente ‘pesce gatto’, nell’universo dei social il termine indica una persona che si presenta in rete attraverso un profilo falso. Il fine dell’adescatore è instaurare rapporti amicali, talvolta amorosi, fingendosi un’altra persona. Spesso, oltre al nome e alle foto, nemmeno il sesso della persona che digita dietro il pc corrisponde a quello del profilo falso che gli utenti “incontrano” nel web.
Il risultato di questa operazione il più delle volte si traduce in una vera e propria truffa amorosa. Anche se il rapporto non coinvolge scambi di denaro, le vittime di catfishing vivono l’inganno amoroso come un doloroso trauma. Alcuni di essi, infatti, si ritrovano a coltivare per anni rapporti importanti con persone inesistenti.
Il catfishing è un fenomeno sotterraneo da non sottovalutare: sono molti i casi di suicidio che riguardano persone vittime di truffe online, come quelle mostrate da Nev e Max su MTV.
L’idea tutta americana di creare un programma che portasse all’attenzione un fenomeno così presente, ma poco discusso, nasce dall’esperienza personale di Schulman, che ha fatto del suo dolore un buon motivo per aiutare gli altri.
“Mi chiamo Nev Schulman, ho 29 anni e sono nato a New York. Di professione faccio il fotografo e circa sette anni fa mi è successo un fatto strano che ha cambiato la mia vita: ho ricevuto delle lettere da Abby, una bambina prodigio di otto anni, che dipingeva su tela i miei scatti.
Ho cominciato ad avere una fitta corrispondenza con Abby, sua madre Angela e soprattutto sua sorella Megan, ballerina, cantante e aspirante modella. Con quest’ultima il rapporto diveniva sempre più intimo: inizialmente ci mandavamo messaggi su Facebook ed SMS; poi abbiamo avuto anche intense conversazioni telefoniche. […]
Così mi sono deciso a raggiungerla in Michigan, accompagnato da mio fratello Ariel e dal suo amico regista Henry. Durante il viaggio sono venuto lentamente a conoscenza di una serie di bugie e di inganni per scoprire infine che Megan non esisteva.
Era un personaggio costruito e manovrato da una donna di mezza età, Angela (spacciatasi per la presunta madre di Megan), che giostrava una ventina di falsi profili su Facebook, per ragioni a metà tra la malattia mentale e la pura sopravvivenza […]”.
Netflix porta all’attenzione dei suoi abbonati il pericoloso fenomeno sociale attraverso “Untold”, la docu-serie che racconta in modo crudo e reale la vita dei grandi campioni dello sport, tra successi e rovine.
L’hawaiano Manti Te’o, promessa del football americano, di certo non fa eccezione. La sua brillante carriera nel mondo dello sport viene danneggiata senza rimedio per via di uno scandalo amoroso che lo vede coinvolto.
La drammatica morte della sua fidanzata, pianta da Manti Te’o e raccontata per mesi dalla stampa, in realtà non è mai avvenuta, perché la ragazza non è mai esistita.
Il capitolo della serie Netflix, intitolato “Untold: la fidanzata inesistente”, racconta la storia di vita di un adolescente, caratterizzata da dolore, inganni e l’ingombrante presenza dell’opinione pubblica.
Ma riavvolgiamo il nastro: Manti Te’o nasce alle Hawaii da una piccola famiglia costruita su tre radici secolari: religione, disciplina e football. Fin da piccolo sa di voler diventare una stella del football americano e che lo sport rappresenta l’unica chiave per accedere a un buon college.
Così, passa la maggior parte della sua infanzia allenandosi per il suo futuro, che – come previsto – si rivelerà brillante. Manti Te’o è la prossima promessa del football americano e i migliori college fanno a gara per accaparrarselo.
Appena adolescente, deve scegliere a quale squadra unirsi: una scelta determinante per il suo futuro. È in questo preciso momento che si verifica la svolta nella vita di Manti, ancora prima che la fidanzata inesistente si materializzasse con l’inganno.
Infatti, Te’o spiega che avrebbe voluto scegliere un altro college ma, durante una sessione di preghiera nella chiesa della sua comunità, chiese a Dio di indicargli la strada. “Dammi un segno”, lo esortò.
Tornando a casa incontra un suo parente che spontaneamente gli dice: “Dovresti scegliere l’altra squadra, la Notre Dame”. Ecco il segno che cercava.
La scelta del college è stata decisiva, perché se Manti avesse optato per l’altra squadra, non avrebbe mai conosciuto Lennay Kekua, la sua fidanzata inesistente, e quindi non sarebbe mai stato travolto dallo scandalo che l’ha condannato ad anni di oblio.
Lennay Kekua contatta Manti su Facebook e i due instaurano un rapporto che, per i primi mesi, rimane una mera amicizia. Lui dedicava tutto il suo tempo al football e non era alla ricerca di una relazione più profonda.
Qualche mese più tardi, però, Lennay debutta in una conversazione con Manti confessando le difficoltà che stava attraversando in quel momento la sua famiglia, così la stella del football americano lascia da parte l’indifferenza per aiutare la sua amica. Lui, infatti, è un ragazzo estremamente altruista e gentile e – come gli è stato insegnato dalla sua umile famiglia – coglie la mano posta da Lennay.
Nei mesi i due si avvicinano sempre di più e Te’o, che inizia a provare sentimenti per lei, si accerta della sua esistenza chiedendo ad “amici” in comune su Facebook se la conoscessero. Uno di loro, suo compagno di college, gli risponde di sì. E così, Manti Te’o dà il via libera ai sentimenti.
Sempre più preso da Lennay, chiede insistentemente di incontrarla, ma lei ha sempre la scusa pronta per rimandare il loro appuntamento. Il loro rapporto si basava unicamente su messaggi e chiamate telefoniche, unico momento in cui Manti poteva toccare con mano l’esistenza di Lennay attraverso la sua voce.
Dietro quello schermo, però, si nascondeva un ragazzo di nome Ronaiah Tuiasosopo, oggi ribattezzato Naya, abilissimo nel falsificare la voce di una donna.
Ronaiah, non sapendo come ritrarre la trappola, fa credere a Manti che Lennay abbia una brutta malattia, una leucemia fulminante che metterà fine alla sua vita.
Pur inscenando una drammatica morte per togliere di mezzo il personaggio inventato, Ronaiah non riesce a uscire dal quel circolo vizioso, e va oltre: durante i mesi in cui Lennay sarebbe stata ricoverata, inscena telefonate in cui respira dietro una mascherina per tenere Manti Te’o vicino a sé.
La promessa del football americano, ogni fine partita, passava ore al cellulare ad ascoltare il respiro di una persona che finge di essere attaccato all’ossigeno. Una situazione ai limiti dell’assurdo, che si spingerà anche oltre.
Dopo mesi di agonia, nello stesso giorno in cui viene a mancare la nonna di Manti, Ronaiah mette fine alla vita di Lennay. Due tragiche morti in un giorno solo che travolgono il giovane giocatore, distrutto dalle perdite.
I media americani che da mesi seguivano la sua ascesa nel mondo del football documentano tutto, sottolineando la forza di un ragazzo che, nonostante stia vivendo un momento così drammatico, continua a giocare per la sua squadra e si risolleva dal dolore.
In pochi giorni Manti Te’o diventa l’idolo delle adolescenti, il giocatore esordiente più ricercato negli USA e il figlio che tutti vorrebbero. Educato, comprensivo, vittima di un brutto gioco del destino, ma allo stesso tempo pieno di speranza.
Quest’immagine idealizzata di Manti si distruggerà per via di una soffiata anonima che rivela l’inesistenza della sua fidanzata morta.
Pubblicato l’articolo bomba, tutta la popolarità conquistata in quei mesi si riversa contro Te’o, che passa per un ingannatore. Secondo l’opinione pubblica, infatti, lui era l’architetto del caso Lennay: come avrebbe potuto non accorgersi che la sua ragazza, in realtà, non esisteva?
È questa la domanda attorno alla quale gira tutta la storia. Ma come ha fatto a non accorgersi? Come non si sono accorte tutte le migliaia di vittime di catfishing che ogni giorno parlano con account fake: il motivo è la disattenzione, la troppa fiducia, la voglia di credere che esista – ancora – qualcosa di bello a cui aggrapparsi.
Spesso, infatti, a cadere nella trappola sono persone fragili, che stanno attraversando periodi difficili: così, si aggrappano a quella speranza che si presenta sotto forma di amicizia su Facebook, Instagram o qualunque altro social network.
Manti Te’o non era stupido, eppure ci è cascato, e questa esperienza ha segnato la sua caduta nel mondo dello sport. Ci vorranno anni di aiuto psicologico perché Manti torni a gareggiare concedendosi di ignorare i fischi che a ogni partita lo accolgono in campo.
“Untold: la fidanzata inesistente” è un prodotto fedele al reale in tutte le sue più complicate sfumature. Coinvolgendo coloro che hanno abitato la storia di Manti Te’o, questo capitolo della docu-serie targata Netflix restituisce un’immagine autentica del catfishing: descrive le esperienze di vita di molte persone, senza mai vittimizzarle, ma dando dignità a chi casca nella trappola di un amore intangibile.
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