Enola Holmes 2: un film che tinge di rosa le investigazioni della Londra vittoriana. Recensione
La sorella del celebre detective cerca di far luce su un caso riguardante una ragazza scomparsa e una fabbrica di fiammiferi.
Enola Holmes 2 è un film basato sulla saga letteraria “The Enola Holmes Mysteries” scritta da Nancy Springer, composta da 7 libri, pubblicati tra il 2006 e il 2021. Questa volta si dovrà investigare su un caso di una giovane scomparsa che sembra, però, far parte di un’altra questione più grande ed intricata.
Enola Holmes (Millie Bobby Brown) è riuscita finalmente ad aprire la propria agenzia investigativa nel cuore di Londra, ma il suo problema sono i clienti: non credono che una giovane investigatrice possa aiutarli nelle loro questioni. Subendo svariati rifiuti, Enola decide, quindi, di chiudere la sua attività ma si ricrede quando una bambina chiede il suo aiuto per ritrovare la sorella scomparsa.
Così Enola ottiene il suo primo incarico ed è più determinata che mai a risolvere il caso. Purtroppo, però, non si tratta solamente di una semplice ricerca perché presto scoprirà che la ragazza dispersa, Sarah Chapman (Hannah Dodd), ha rubato qualcosa di importante dalla fabbrica di fiammiferi dove lavorava. Durante le sue indagini, Enola incrocia il suo cammino con Sherlock Holmes (Henry Cavill), suo fratello maggiore, e scopre che anche lui sta indagando su un caso riguardante una frode finanziaria.
Grazie alla sua perspicacia, Enola comprende che il suo caso è legato a quello del fratello e così iniziano a collaborare. Come aiutanti, la giovane detective ha dalla sua parte anche il suo spasimante Lord Tewkesbury (Louis Partridge) e la madre Eudoria (Helena Bonham Carter).
Alla fine, scoprono che Sarah Chapman è ancora viva e che aveva rubato delle pagine dal registro della fabbrica dove sono stati scritti i nomi delle ragazze morte a causa del fosforo usato per la produzione dei fiammiferi; inoltre, il loro capo aveva nascosto il fatto dicendo che, invece, erano morte a causa del tifo. Riusciranno a dimostrare la verità e ad ottenere giustizia?
Il film è diretto da Harry Bradbeer, noto regista per film come “A Is for Acid” e “Perfect Day: The Millenium”. La produzione appartiene alla Legendary Pictures, PCMA Productions e Netflix, mentre la sceneggiatura è di Jack Thorne e Nancy Springer.
Enola Holmes 2 è un film di genere giallo/mistero, con scene di combattimenti ed inseguimenti a perdifiato. La storia è ambientata nella Londra di fine 800 e l’elemento che subito si nota è che l’ambiente non è buio e tetro come ci si aspetta.
In altre parole, quando guardiamo un’opera che si svolge in quest’epoca, l’atmosfera è lugubre, oscura, nebbiosa, spenta e umida; tutti elementi tipici e stereotipati del periodo vittoriano. Qui, invece, abbiamo una pellicola pulita, chiara, luminosa e colorata. Certo, non mancano le scene notturne e piovose, ma si predilige un’atmosfera più illuminata e netta.
Il caso al quale lavora Enola è basato su fatti realmente accaduti, ovvero Sarah Chapman è stata la prima donna, lavoratrice in fabbrica, a ribellarsi per le condizioni riprovevoli del luogo di lavoro e ha dato inizio a svariate manifestazioni che hanno portato ad un miglioramento collettivo.
Un elemento da evidenziare, inoltre, è “lo sfondamento della quarta parete” da parte della protagonista. Ovvero, lo sguardo in camera e il rivolgersi direttamente allo spettatore per spiegare i fatti o preannunciare gli avvenimenti futuri. Enola Holmes è una sorta di Sherlock in gonnella (infatti è sua sorella) ma è un ruolo quasi forzato e ripetitivo: abbiamo già un investigatore brillante e capace, perché crearne uno al femminile?
Se si vuole mettere l’accento sul contributo che le donne portano, allora si dovrebbero creare dei personaggi femminili nuovi e non basati su altri già esistenti, perché il risultato è una copia (ben riuscita o meno) di quello che esiste già. Non è necessario stravolgere i ben noti personaggi solo per trattare il tema del femminismo. Abbiamo avuto molte eroine nel corso della storia e si potrebbero produrre centinaia di opere con loro come protagoniste.
L’utilizzo del “gender bender” (ovvero cambiare sesso ad un personaggio) lo trovo inutile e fastidioso: è come se si volesse creare un personaggio femminile da uno maschile (o viceversa) solo per avere la garanzia del successo perché si usa un nome noto oppure una storia già conosciuta. Va bene avere sia eroi che eroine ma che entrambi siano unici ed originali. Ad ogni modo, è un film piacevole e divertente grazie anche ai bozzetti che compaiono, a volte, durante la narrazione per seguire il filo del discorso.
Se siete appassionati di film gialli e se amate l’epoca vittoriana, questo film fa al caso vostro. Un nuovo modo di vedere quella Londra e di seguire le tipiche investigazioni private piene di azioni e colpi di scena. Inoltre, i costumi e gli ambienti chiusi, come case e sale da ballo, sono magnifici e in grado di farci immergere in quella splendida epoca ricca di contraddizioni.