Boris 4 è arrivato come un tornado tra scetticismo ed entusiasmo e alla fine ha lasciato tutti senza parole.
Non è difficile capire come mai aleggiava il terrore negli occhi e nel cuore quando p stato annunciato il progetto, lo stesso è successo anche agli sceneggiatori e attori tutte le volte che solo si accennava alla possibilità di una quarta stagione. Eppure Boris, “la fuoriserie italiana”, ha raggiunto un risultato che quasi nessuno, neppure gli addetti ai lavori, si sarebbero potuti immaginare, si è trattato di un rarissimo esempio di perfezione assoluta. Borsi si è presentata per la prima volta a noi profani nel 2007 e da allora nulla è stato più come prima.
Quello che evince dai protagonisti è proprio il concetto che “una televisione diversa è impossibile”, gli autori Mattia Torre, Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico hanno compiuto l’impresa impensabile: trasformare quello che è sempre stato il concetto di serie tv in Italia con un occhio sempre attento proprio al nostro Paese, mostrandone i difetti e le contraddizioni, le ingiustizia e le grandi amicizie.
Co questa prospettiva tre stagioni di grande successo alle spalle e un film che non ha mancato di centrare l’obiettivo, diventata davvero impresa titanica presentarsi con una quarta stagione che potesse essere all’altezza e infatti va detto il vero, non è stata una passeggiata, ci sono voluti anni di scrittura, riflessioni, tempi di maturazione e meno male che è stato così, perché quello che abbiamo visto ci ha riempito gli occhi tanto quanto il cuore. Si può tranquillamente gridare al miracolo!
Quello che non era possibile fare era ricalcare le prime stagioni, proprio perché da allora nulla è come prima, è cambiato il contesto storico, la cultura l’economia e la politica, così come non sono gli stessi gli attori che abbiamo imparato a conoscere negli anni, soprattutto per gli sceneggiatori tutto è cambiato dopo la morte di Mattia Torre. Questa non è stata l’unica grande e dolorosa perdita per la serie, abbiano dovuto dire addio anche a Roberta Fiorentini, interprete di Itala, Franco Ravera e Arnaldo Ninchi, il dottor Cane.
Borsi ha instillato nella nostra quotidianità, goccia dopo goccia, la sua essenza e ancora oggi, ancora prima di sapere che sarebbe arrivata la quarta stagione, non abbiamo mai spesso di citarla, frasi come “Dai! Dai! Dai!” oppure “cagna maledetta”, “quanto sei italiano”, “a cazzo de cane”, sono entrate nel nostro lessico in punta di piedi per rimanerci per sempre
Anche le parole “apri tutto” hanno ormai un sapore completamente diverso, eppure Boris racconta un piccolo mondo a parte, quello del set di “una fiction demmerda”, definizione accurata del regista, René Ferretti, interpretato magistralmente da Francesco Pannofino, e proprio questo sistema con regole al limite e dinamiche precise per quanto contorte ha raggiunto un pubblico immenso che va molto oltre ai soli addetti ai lavori.
Per quanto il prodotto fosse forse era necessario attualizzarlo dopo ben 15 anni e portare quello che adesso rispecchia il mondo dell’intrattenimento, la tv può fare sempre schifo ma adesso abbiamo anche lo streaming che ha alzato il livello di concorrenza a livello internazionale, quindi usciamo dalla zona di confort del paese per addentrarci in un universo pericoloso e sconosciuto.
Quello che è successo dopo è stato qualcosa che ha superato la verità, infatti davvero Boris inizialmente trasmessa da Fox poi è finita su Netflix nel 2020 ed è stata la Pandemia a farla riscoprire a tutta un’altra fascia di utenti che prima non capivano le nostre citazioni. Poi è arrivata la decisione apparentemente folle di piazzare la quarta stagione su Disney+, qui arriva l’illuminazione.
Il colpo di genio
In un luogo come la Disney Boris sembrava proprio un pesce fuor d’acqua e tutti hanno iniziato a storcere il naso, come avrebbe mai potuto un prodotto dissacrante essere associato alle fatine e le principesse? A meno che Duccio non avesse iniziato a sniffare polvere di stelle e tutto avesse preso la piega di un musica con abbracci e baci sembrava impossibile farli conciliare.
In questo modo però il pubblico avrebbe boicottato la serie e gridato allo scandalo, Boris non può scendere a compromessi, senza parolacce o quel senso di disagio costante, la cattiveria e il disprezzo nulla avrebbe avuto senso, non si poteva rinunciare alla scorrettezza e Disney è stata molto furba a lasciare carta bianca. Certo, alcuni potrebbero dire che si tratta solo di un fan service, ma questo solo a un occhio superficiale, Boris 4 racconta una nuova storia senza perdersi nel dover produrre per forza, una rarità di questi tempi.
Con un tocco da maestro gli autori hanno fatto la mossa più giusta che si potesse fare, cambiare tutto per non cambiare niente, cambiano i mezzi ma il contenuto resta esattamente lo stesso, dove prima c’era la rete adesso abbiamo lo streaming e sappiamo bene come siamo bravi ad accomodarci negli spazi nuovi con il vecchio che ci portiamo dietro.
Stanis e Corinna (Pietro Sermonti e Carolina Crescentini) si sono sposati, ma si detestano forse ancora più di prima, hanno dato alla luce una casa di produzione la SNIP (So Not Italian Production), il loro intento è far uscire una serie dedicata alla vita di Gesù, che vuole sfondare a livello internazionale. la squadra si rimette insieme, mentre aspettano l’ok da un colosso dello streaming, Renè e gli altri iniziano a portarsi avanti sulla tabella di marcia, devono anche seguire un orso sul Politically correct perché devono mettersi a pari con il mondo di oggi e perdere il loro linguaggio volgare.
Nonostante il mondo di oggi sia entrato a gamba tesa in Boris, Boris ha mantenuto la sua identità con tutta la cialtroneria di cui abbiamo bisogno. Così ogni tassello va al suo posto, perfino il commovente omaggio a Mattia Torre diventa ironico e colpo di scena, non smettono ovviamente di scopiazzare con l’intento di lavorare poco e guadagnare molto riuscendo sempre a non pagarne il prezzo.
Si ride senza sosta su un ritmo frenetico che non lascia tempo per fare altro se non esserne risucchiato: ogni scena, ogni gesto, ogni frase è un susseguirsi di trovate sagaci. La nostalgia dei classici non manca ma è moderata, sono infatti i nuovi tormentoni a primeggiare sempre strizzando l’occhio ai vecchi.
Il cast è grandioso, ma questa non è una novità e tra di loro la chimica si percepisce chiaramente, infatti in questi anni tutti hanno sempre lavorato con tutti in un modo o nell’altro.
Anche i volti nuovi non deludono e aggiungono valore a quello che già era un capolavoro, adesso si spera che il viaggio continui anche per poter proseguire in modo corretto quello che hanno lasciato aperto, dopo “l’Inferno della quarta stagione”, è giusto passare attraverso il Purgatorio per poi raggiungere il Paradiso.
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