Dahmer – mostro: la storia del serial killer Jeffrey Dahmer è una delle serie tv Netflix più di successo della piattaforma.
Un fenomeno alla pari di Stranger Things e Bridgerton che ha conquistato milioni di spettatori in tutto il mondo. Merito della regia, del talento di Evan Peters e soprattutto di quel fascino macabro che i serial killer esercitano su molte persone.
La serie è considerata tra le più fedeli al caso reale, anche se il regista si è comunque preso alcune libertà per rendere la storia ancora più incisiva. Non che ce ne fosse bisogno visto di chi stiamo parlando. Ecco tutti i dettagli che si discostano dalla vita vera del serial killer più cercato su Google degli ultimi tempi.
Glenda Cleveland è un personaggio centrale nella storia e infatti lo conosciamo al primo episodio. Mentre nella serie tv la donna vive nell’appartamento di fianco a Dahmer, nella realtà abitava nel palazzo adiacente a quello del killer. Era Pamela Bass, la donna a cui il killer servì il sandwich, che abitava nel suo stesso palazzo.
Un’altra differenza sta nel numero di lucchetti che aveva il killer alla porta: da ciò che vediamo nella serie ne aveva diversi, quando in realtà le vere foto della scena del crimine ne mostrano soltanto 2.
La scena di Dahmer bambino che regala i girini alla maestra è vera, così come è vero che si arrabbiò quando lei li regalò a un altro alunno. A differenza della serie, però, il bambino ha ucciso i girini direttamente in casa del suo compagno di scuola, usando olio motore.
Sebbene Dahmer abbia affermato di aver voluto colpire un jogger con una mazza da baseball, in realtà questa cosa non è mai accaduta. Mentre nella serie il killer prova effettivamente a colpirlo, nella realtà è rimasta solo una fantasia dell’uomo.
La scena in cui Dahmer beve il sangue dalle sacche delle donazioni non è accaduta. Il killer, che ha lavorato al centro per donatori di sangue, ha ammesso di aver rubato una sacca per assaggiare il sangue, ma non appena ne ha bevuto un sorso lo ha subito sputato. Al contrario, nella serie viene mostrato il killer mentre ne beve una gran quantità.
Il giudice William Gardner, colui che giudicò Dahmer per abusi sessuali su minore, fu molto criticato all’epoca dei fatti. Questo non viene mostrato nella serie, ma l’opinione pubblica lo attaccò pesantemente per la sua decisione.
Sembra inoltre che la famiglia Sinthasomophone non sia stata presente durante il processo, in quanto non era stata informata che sarebbe avvenuto.
La storia di Tony Hughes sarà difficile da cancellare dalla mente. In questo caso, però, il regista si è preso molta più libertà rispetto a ciò che è accaduto realmente. Hughes e Dahmer non hanno avuto una relazione come appare dalla serie tv: il killer non si è mai legato sentimentalmente a lui.
Dahmer ha affermato di non aver mai visto Tony prima della notte della sua morte, mentre un amico della vittima ha detto che i due si conoscevano già da un annetto. Non è chiara quale sia la verità, ma una cosa è certa: l’interesse del killer non era amoroso e non uccise Tony in preda alla rabbia.
Un’altra invenzione della serie tv è il momento in cui i due poliziotti che riportarono a casa Konerak vengono premiati come “Poliziotti dell’anno”. Molti di voi si saranno sentiti ribollire il sangue nelle vene, ma potete stare tranquilli: non è andata affatto così. È vero, però, che i due hanno ripreso servizio nel 1994.
Non è sicuro che le chiamate minatorie ai Sinthasomophone siano state fatte da dei poliziotti. L’allora capo della polizia Philip Arreola è convinto che dietro ci fossero effettivamente dei poliziotti, ma non è mai emerso chi fossero né se i sospetti fossero fondati.
Christopher Scarver, il detenuto che ha ucciso il serial killer, viene mostrato come un convertito in cerca di aiuto da Dio per capire come agire. Nella realtà Scarver, schizofrenico, credeva di avere mille anni e di essere il figlio di Dio. Sembra che l’uomo non abbia mai avuto dubbi sull’omicidio del killer.
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