Andor, Star Wars svela finalmente il lato oscuro della Ribellione. Recensione episodio 7
Mentre l’Impero inizia a colpire e Cassian torna a casa, la serie giustifica il suo ritmo rallentato con un episodio intermedio sapientemente articolato.
La storia di Cassian Andor ha raggiunto il punto di non ritorno, siamo oltre la metà della prima stagione e se siete ancora interessati a questa serie di Star Wars così diversa, non smetterete certo di guardarla ora. Il tono dell’episodio 7, sembra riflettere questa sensazione, poiché gli eventi presenti in questo episodio rafforzano tutti lo stesso tema: lo status quo di ogni singolo personaggio sta cambiando, e tutto si è già trasformato in modo irrecuperabile.
In una mossa poco sorprendente, ma comunque piacevole, la prima decisione di Cassian dopo aver abbandonato i Ribelli è quella di tornare a casa a Ferrix per pagare i suoi debiti. Il ritorno a casa di Cassian è piuttosto spiacevole e sia Bix che la madre adottiva Maarva gli dicono di sparire per il suo bene. L’Impero adesso è presente sul pianeta in modo considerevole e tutti in città incolpano lui per questo.
Si tratta di un aspetto silenziosamente profondo, perché non abbiamo mai visto questo tipo di situazione in Star Wars prima d’ora. Mentre Obi-Wan Kenobi giocava con l’idea che Owen incolpasse Ben per aver attirato i problemi su Tatooine, tutto questo, per ragioni canoniche, è stato tenuto segreto. In Andor tutto può avvenire alla luce del sole, il che ci porta a chiederci se qualcuno degli amici d’infanzia o dei vicini di Luke si sia risentito per l’aumento della presenza imperiale su Tatooine una volta diventato un eroe Ribelle.
Tendiamo a pensare ai Ribelli come combattenti per la libertà, ma ciò che questo episodio chiarisce è il fatto che le conseguenze della formazione di una Ribellione pubblica sono di vasta portata e riguardano molti di più di coloro che sono direttamente coinvolti. Le ripercussioni inoltre non sono mai né bianche né nere.
Su Coruscant, questo tema viene affrontato meticolosamente in tre conversazioni distinte. Mon Mothma e Luthen discutono sull’etica di forzare la mano all’Impero. Mon ritiene che Aldhani sia stato un passo eccessivo, mentre Luthen pensa che sia stato inevitabile. Più tardi, Kleya, l’assistente di Luthen, incontra Vel e le dice che Cassian è una “questione in sospeso” e che deve essere ucciso per preservare tutte le loro coperture. Kleya osserva freddamente che “questo è l’aspetto della rivoluzione”.
Socchiudendo gli occhi in questo momento assomiglia un po’ a Carrie Fisher nei film classici di Guerre Stellari, il che la rende una sorta di ombra oscura della stessa Leia. Entrambe combattono per i “buoni”, ma Kleya sembra prendere delle decisioni poco chiare che difficilmente potrebbero essere prese da Leia.
In effetti, se c’è un’occasione mancata per il fan service, forse è proprio questa: invece di avere una Leia di 10 anni in Obi-Wan Kenobi, forse in Andor, Kleya avrebbe dovuto essere Leia. Immaginate come ci sentiremmo diversamente riguardo alle macchinazioni della Ribellione se fosse Leia a colpire Cassian Andor per il bene della rivoluzione?
Il che porta alla terza grande conversazione su questa falsariga: Mon Mothma si rivolge al suo vecchio compagno di scuola Tay Kolma (Ben Miles), un banchiere del suo pianeta natale, Chandrila. Se c’è una cosa che gli episodi precedenti di Andor hanno chiarito, è che la Ribellione ha bisogno di soldi, Luthen vuole rubarlo direttamente all’Impero, mentre Mon Mothma vuole riciclare il denaro attraverso mezzi apparentemente “legittimi”.
Sebbene in passato suddividere le finanze e la logistica dell’Alleanza Ribelle possa essere stato un divertente esperimento di pensiero per i fan di Star Wars, Andor sta facendo di questo sottotesto della Trilogia Originale il fulcro di questa serie, questo non dovrebbe funzionare, invece funziona perfettamente.
Tutto in Andor riguarda la logistica, i dati, le sfumature e la posta in gioco per chi non è in grado di interpretare queste informazioni è incredibilmente alta. In quello che potrebbe essere segretamente il più grande cambiamento dell’episodio, Deedra riesce a convincere il suo capo all’ISB (Ufficio di Sicurezza Imperiale) che i Ribelli stanno organizzando uno schema coordinato per rubare la tecnologia imperiale.
Deedra è solo molto brava nel suo lavoro o c’è dell’altro? Poiché Andor è ossessionato dal realismo, ogni persona che lavora per la Ribellione ha anche un’altra identità, che sembra allinearsi con l’Impero. Potrebbe funzionare anche al contrario? Abbiamo già un voltagabbana imperiale, il tenente Gorn (Sule Rimi), ma che dire di Deedra? È un personaggio che ci viene presentato come uno dei “cattivi”, ma che in realtà lavora per i Ribelli?
C’è un momento in questo episodio in cui sembra sconvolta dalle nuove misure che l’Impero sta adottando per reprimere la guerra. Il suo assistente, Heert (Jacob James Beswick), nota che non è “contenta”. La sua risposta la fa sembrare fedele all’Impero, dicendo che secondo lei “stanno facendo il loro gioco”. Tecnicamente, questo è esatto, ed è esattamente quello che Luthen voleva, che l’Impero reagisse e che iniziasse la vera e propria guerra stellare.
L’episodio si conclude con Cassian che ha lasciato Ferrix ed è in fuga su una specie di pianeta festaiolo chiamato Niamos, lì si imbatte in problemi con gli shoretroopers e con un droide per la sicurezza KX che assomiglia a K-2SO di Rogue One. L’episodio si conclude con la reclusione di Cassian e la sua probabile registrazione nel sistema imperiale, dove l’ambiziosa Syril Karn potrà finalmente rintracciarlo. Non aspettatevi che l’ex ufficiale di Pre-Mor rimanga a lungo alla scrivania del Bureau of Standards.
Nel complesso, questo episodio assomiglia molto di più allo Star Wars che tutti conosciamo (ci sono persino gli stormtroopers), e questo perché Andor sta letteralmente muovendo i primi passi in una storia molto più ampia. Si è trattato di una lenta combustione, sempre gradevole e mai noiosa, ma adesso la calma prima della tempesta è finita.