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Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, il finale di stagione prende il ritmo giusto, ma adesso dobbiamo aspettare. Recensione episodio 8

Il finale della prima stagione di Gli Anelli del Potere prepara la prossima fase della saga della Seconda Era del Signore degli Anelli.

Dopo otto episodi, Gli Anelli del Potere sembra aver finalmente ingranato la marcia giusta, questo finale della prima stagione è stato ricco di azione drammatica, di risposte a domande assillanti e ha persino fatto morire un personaggio adorabile. E non solo si è parlato di anelli, ma se ne sono creati di nuovi!

La serie ha finalmente chiarito la questione di chi siano effettivamente Halbrand e lo Straniero, dopo un tira e molla di settimane dove abbiamo continuato a cambiare idea su chi fosse chi, cadendo spesso in inganno. Halbrand è Sauron, dopotutto, come mezzo internet aveva ipotizzato qualche episodio fa. Si deve ammettere che la rivelazione è stata ben studiata, bilanciando la crescente consapevolezza per i fan di Tolkien con una rivelazione drammatica e, soprattutto, chiara e inequivocabile per i non lettori di libri.

Quando Halbrand ha iniziato a offrire a Celebrimbor consigli su come creare artefatti di potere, chiamandoli “dono”, i fan di Tolkien hanno avuto la certezza di chi fosse. Nella tradizione tolkieniana, Sauron apparve a Celebrimbor sotto forma di Annatar, il Signore dei Doni, e lo convinse a lavorare insieme per creare i primi 16 Anelli del Potere (i Sette anelli dei Nani e i Nove dei mortali). Per coloro che non hanno familiarità con il testo, la rivelazione avvenne poco dopo.

Il confronto tra Galadriel e Halbrand/Sauron è intenso, potente, carico di emozioni e splendidamente mostrato. L’uso delle visioni ha esaltato ed enfatizzato la lotta per il potere tra loro, presentando Sauron come un personaggio simile a un demonio, mostrando alla nostra eroina delle visioni per tentare di allontanarla dalla retta via. Anche Will Fletcher, che interpreta Sauron come Finrod, merita un riconoscimento per la sua interpretazione terribilmente inquietante capace di far venire i brividi.

Allo stesso modo, ora sappiamo chi è lo Straniero, che tutti avevamo indovinato quasi subito: Gandalf! Certo, in questo episodio non abbiamo sentito nessuno dei suoi nomi, quindi sappiamo solo con certezza che è uno dei cinque Istari (i maghi). C’è la possibilità che sia anche Radagast, o uno dei due Maghi Blu. Tuttavia, riteniamo che sia molto, molto improbabile.

Uno dei segni rivelatori del fatto che non si tratta di un altro mago è che lo Straniero ha citato una delle battute memorabili di Gandalf nell’adattamento cinematografico de La Compagnia dell’Anello. Nel momento di intraprendere una nuova avventura, dice a Nori di seguire l’odore più dolce dell’aria e, in caso di dubbi, “segui sempre il tuo naso”, proprio come Gandalf disse a Pipino dopo essersi perso nelle miniere di Moria (nel libro prende la stessa decisione, con una sfumatura leggermente diversa). Questo non solo ci rassicura sul fatto che possiamo smettere di tirare a indovinare, ma è anche un bel richiamo ai film di Peter Jackson.

Questo episodio ha davvero fatto centro nell’arte di creare un prequel che fornisca collegamenti, cenni e riferimenti alla storia del Signore degli Anelli che già conosciamo, ma in modo tale da non compromettere la sua stessa storia. Questa tecnica viene utilizzata anche nel confronto tra Galadriel e Sauron, mentre la tenta di unirsi a lui, le promette di fare di lei una “regina” che sarà “più forte delle fondamenta della terra”.

Questa frase è stata pronunciata dalla stessa Galadriel quando venne tentata di prendere l’Unico Anello da Frodo ne La Compagnia dell’Anello (sia nel libro sia nel film), e costituisce un potente collegamento tra le due storie e tra questi due personaggi, dato che, ovviamente, è l’Anello di Sauron a tentarla. Inoltre, è perfettamente sensata per chiunque non sia a conoscenza o non si ricordi di quella battuta.

Ci sono ancora alcuni aspetti problematici, abbiamo disperatamente bisogno di sapere di più su Gil-galad e sul Cancelliere Pharazôn. Cosa significa dare a Gil-galad un Anello del Potere? Che tipo di persona (elfo) è? È possibile che abusi di questo potere o che lo usi con saggezza? Qualsiasi spettatore che non abbia letto Tolkien non ne ha idea.

Allo stesso modo, dovremmo preoccuparci del fatto che Pharazôn sia a capo di Númenor al momento della morte del Re? Che tipo di persona è, a parte una persona alla quale gli Elfi non piacciono molto? È una minaccia o un alleato? Abbiamo avuto delle anticipazioni su questi due personaggi negli episodi precedenti, ma erano così fugaci da non sapere cosa aspettarci. Non è sufficiente dare per scontato che tutti gli spettatori abbiano letto le appendici e siano in grado di riempire i vuoti per conto proprio.

Una certa dose di inquietudine e di mistero può essere positiva, ma una quantità eccessiva può lasciare gli spettatori confusi o irritati, come abbiamo visto nel corso di questa stagione. Indovinare può essere divertente, perché il travestimento e l’inganno erano certamente elementi del carattere e dei metodi di Sauron nella tradizione di Tolkien, quindi l’idea di non rivelare l’identità di Halbrand o dell’Estraneo non è di per sé negativa, però è stata tirata per le lunghe e ci sono state così tante congetture, ombre e strati di mistero non necessari che gli spettatori non erano del tutto sicuri di quale storia stessero effettivamente guardando. Ora lo sappiamo, e possiamo essere coinvolti correttamente dai personaggi. È necessario adesso sapere chi sono veramente Gil-galad e Pharazôn.

Potremmo anche fare qualche piccola critica ad alcune scelte fatte nella trasposizione, in parte legate agli strani problemi relativi al ritmo di questa stagione. Dopo che per tutta la stagione non si è parlato di anelli, improvvisamente Sauron raggiunge Celebrimbor, gli dà un utile suggerimento, i due iniziano a lavorare, l’identità di Sauron viene rivelata e gli Anelli elfici vengono forgiati, tutto in un solo episodio. Dopo settimane e settimane di ritmo lento, tutto questo è avvenuto troppo rapidamente.

Sauron è andato a creare l’Unico Anello e non abbiamo ancora sentito o visto parlare dei Sette per i Signori dei Nani o dei Nove per gli Uomini Mortali, Durin e Disa non erano nemmeno presenti in questo episodio. Per i non lettori del libro, questo rappresenta un piccolo buco di trama, dato che la Filastrocca degli Anelli fa chiaramente riferimento a loro; per i fan del film, sappiamo che perlomeno i Nove sono molto importanti. Per i fan dei libri, invece, si tratta di un enorme buco nella trama.

Presumibilmente Sauron andrà a forgiare quei 16 anelli nella seconda stagione, oppure lo farà Celebrimbor, è certamente una questione che può essere risolta, ma lasciarla insoluta nell’intervallo tra una stagione e l’altra lascia un po’ perplessi.

Sebbene il finale abbia impedito un vero e proprio cliffhanger, rimangono comunque alcune domande volutamente senza risposta che ci accompagnano verso la seconda stagione. Cosa sta succedendo esattamente a Ëarien e al palantír? Chi erano l’Abitante, l’Asceta e il Nomade? Sono collegati a Khamûl l’Easterling, un uomo che alla fine diventerà il primo Cavaliere Nero che fiuta gli hobbit nella Contea? Dov’è finito Isildur? E cosa succede al Balrog ora sveglio a Khazad-dûm?

Nel complesso, comunque, questa è stata di gran lunga l’ora più soddisfacente e intrigante si tutta la prima stagione de Gli Anelli del Potere. La storia sta prendendo forma e le cose si muovono in una direzione ragionevole. Possiamo intravedere i conflitti che daranno forma alla seconda stagione: il disordine politico che seguirà senza dubbio la morte del Re a Númenor, l’inimicizia tra Galadriel e Sauron e gli Anelli del Potere in competizione tra loro, i tentativi di salvare gli Elfi e di collaborare con i Nani, l’ascesa di Mordor e il futuro degli Uomini nel Pelargir.

Questa serie è molto promettente, sta iniziando però solo ora a realizzare questo potenziale e a diventare il dramma epico ed emozionante che tutti vogliamo che sia. Speriamo che la seconda stagione prosegua la tendenza al miglioramento.

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