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She-Hulk: Attorney at Law, il finale di stagione stravolge le regole del gioco. Recensione

L’episodio, intitolato appropriatamente “Chi è la protagonista?”, si conclude fortunatamente con la giusta centratura stravolgendo le regole del gioco.

Con così tanti punti di trama da gestire nel finale di She-Hulk: Attorney at Law, era lecito chiedersi come si sarebbe potuto concludere in modo soddisfacente, soprattutto se, al momento, non si hanno notizie di una seconda stagione all’orizzonte e la puntata dura solo 35 minuti. Anche se gli eventi si sono sviluppati fino a una conclusione logica, la legal comedy ha portato le vicende a un livello ancora più metaforico, non tanto rompendo la quarta parete quanto distruggendo Hulk. Ma ha funzionato? Più o meno.

Piuttosto che con un “previously”, l’episodio si apre con un remake abbastanza fedele dell’intro della serie L’incredibile Hulk del 1978, utile per aggiornare il pubblico prima di tagliare su Jen Walters (Tatiana Maslany) che si trova nella vecchia cella di Emil Blonsky (Tim Roth). La visitano subito Mallory Book (Renée Elise Goldsberry), Nikki (Ginger Gonzaga) e Pug (Josh Segarra), dicendole che la priorità al momento non è perseguire coloro che hanno diffuso suoi dati privati – tra cui un video hard – ma piuttosto occuparsi delle accuse mosse contro Jen stessa.

Mallory le comunica che il procuratore distrettuale farà cadere tutte le accuse a patto che indossi un inibitore in modo permanente, cosa che Jen accetta.
Poiché una donna non può semplicemente andare in prigione e aspettarsi di mantenere il suo lussuoso lavoro aziendale, viene licenziata dalla GLK&H ed è costretta ad abbandonare il suo adorabile appartamento per tornare a casa con i suoi genitori (Mark Linn-Baker e Tess Malis Kincaid).

Lei e Nikki iniziano a escogitare un piano per scoprire chi c’è esattamente dietro Intelligencia e lo pseudonimo di HulkKing. Jen vuole perseguirli legalmente, Nikki è pronta a farli fuori “con ogni mezzo”, e tra i due l’approccio di Nikki è quello più soddisfacente.

Anche se sta prendendo provvedimenti per scoprire chi ha fatto deragliare la sua vita, ha comunque bisogno di schiarirsi le idee e, nel cuore della notte, parte per il ritiro spirituale di Blonsky, dove spera di rimanere per un paio di giorni. Tornata in ufficio, Nikki carica su Intelligencia un imbarazzante video di Jen al college, non perché ci sia lei dietro a tutto questo, ma perché spera di attirare l’attenzione di uno degli utenti del sito e di fargli fare un passo falso.

Il video si rivela abbastanza divertente da essere subito apprezzato dalla community che la invita a partecipare a un raduno. Poiché pensano che sia un “compagno”, convince Pug ad andare con lei, in modo da poterlo mandare sotto copertura. Alla riunione dell’Intelligencia, la sala è piena di uomini stereotipati di ogni tipo, che si sentono talmente esclusi dalla sola esistenza delle donne da usare la parola “femmine” in modo non ironico. Il tono e il vocabolario utilizzati da tutti gli uomini sono familiari a qualsiasi donna che abbia dovuto frequentare uno spazio pubblico, ed è stato molto piacevole vedere quanto Pug fosse disgustato dall’intera faccenda. 

Nel tipico modo delle sitcom, le due trame si scontrano quando si scopre che il cottage che ospita l’evento si trova nella proprietà di Blonsky e che quest’ultimo – in forma di Abominio – è stato invitato come ospite d’onore. Questo è stato abbastanza fastidioso, pensare che proprio Blonsky fosse davvero d’accordo con quei trogloditi dell’Intelligenza, anche se a suo merito sembrava non essergli del tutto chiara la loro etica, pare aver capito che avessero solo bisogno di un motivatore.

La situazione precipita quando Jen e Nikki irrompono nella stanza, Todd rivela il suo grande piano di rubare il sangue di Jen, in modo da “guadagnare” i poteri che le erano stati semplicemente donati, e si inietta il sangue, trasformandosi in Hulk. Bruce (Mark Ruffalo) arriva per combattere Abominio, pensando che stia attaccando Jen, e Tatiana (Jameela Jamil) irrompe attraverso il muro pronta a combattere.
Il clima assolutamente caotico viene interrotto da Jen, che dichiara che questo non può essere ciò che il pubblico vuole, a questo punto lo show passa dall’ammiccare alla quarta parete a fare un vero e proprio squarcio alla scena di She-Hulk.

Jen esce dalla sua serie attraverso il menu principale di Disney+ e si fa strada in uno dei documentari Marvel: Assembled, che le dà accesso alla stanza degli autori della sua serie.

Gli sceneggiatori le dicono che stanno seguendo una formula e che qualsiasi suo problema deve essere affrontato con K.E.V.I.N. (Knowledge Enhanced Visual Interconnectivity Nexus), un’intelligenza artificiale responsabile della formula Marvel. Jen fa notare che la maggior parte delle serie Marvel termina in modo ripetitivo e convince K.E.V.I.N. a riscrivere il finale in modo soddisfacente, cosa che alla fine fa. Si evita l’intero scontro culminante e si conclude con Blonsky che si assume la responsabilità di essersi trasformato in Abominio accettando di tornare in prigione, mentre Todd e gli altri dell’Intelligencia vengono portati via dalla polizia.

Con così poco tempo a disposizione per concludere la trama, risulta tutto un po’ deludente vista la lunga digressione nel mondo “reale” al di fuori dello show. Obiettivamente, mi rendo conto che si tratta di un salto logico per uno show interamente incentrato sulla rottura della quarta parete. Dal punto di vista degli autori, se si vuole aumentare la posta in gioco e la comicità, questo è certamente un modo efficace per farlo, ma ciò che risulta così frustrante è che, volenti o nolenti, il grande confronto è ciò per cui è stata scritta l’intera stagione, soprattutto per quanto riguarda Todd.

Probabilmente le cose si sono risolte con Titania nell’episodio 7, quando Jen l’ha battuta in una scazzottata, se proprio doveva comparire nel finale, sarebbe stato sufficiente che fosse presente per sostenere Jen con una sorta di “nessuno si mette contro la mia nemesi tranne me”. K.E.V.I.N. sostiene che la presenza di Bruce alla fine era necessaria per spiegare dove fosse stato, ma non è che questa sia l’ultima volta che lo vedremo.

Sono passati 14 anni da un progetto all’altro, perché questa improvvisa preoccupazione di chiudere le trame di personaggi che sappiamo che rivedremo in seguito? Il suo ritorno in questa stagione non era ne atteso ne necessario.

Inoltre c’è Todd, ha ancora in circolo la fiala del sangue della ragazza? L’intero punto della trama è stato annullato? Spero proprio di no, perché in questo modo perderemmo l’intera motivazione per una seconda stagione, così come le azioni di Josh (Trevor Salter) continuano a non piacermi.

Jen sembra soddisfatta che Todd debba fare i conti con la giustizia per ciò che le ha fatto. Chiamatemi pure cinica, ma la giustizia punisce così raramente gli uomini per questo tipo di crimini che, anche nella finzione, dubito sarà punito a lungo. Jen voleva fare le cose a modo suo, ma sarebbe stato soddisfacente se la faccia compiaciuta di quel poco di buono fosse stata presa a pugni almeno una volta prima di essere portato via. Prendete a pugni anche Josh, già che ci siete.

L’episodio, intitolato appropriatamente ” Chi è il protagonista?”, si conclude fortunatamente con il focus al posto giusto. Matt Murdock (Charlie Cox) si presenta all’ultimo momento per dare una mano, deluso dal fatto di essersi perso l’incontro – vuole forse prendere a pugni Todd se nessun altro lo farà? – ma ovviamente è ancora interessato a Jen, decide così di rimanere per tutta la settimana e si presenta persino a un barbecue di famiglia, dove Bruce arriva annunciando di essere stato su Sakaar per tutto il tempo e presentando suo figlio Skaar.

Nel complesso, She-Hulk ha dato il meglio di sé quando non ha cercato di seguire la formula del MCU, trattandosi di una commedia legale con una supereroina come protagonista.

Certo, i cammei sono stati fantastici, ma è stato proprio nel passaggio a un nuovo genere che l’episodio è sembrato più originale, nei momenti in cui è inciampato nel prevedibile o nello spiacevole, si sentiva in contrasto diretto con il tono vivace del resto, tanto da farlo sembrare un po’ fuori luogo.

A parte la digressione davvero bizzarra, nessuno ha mai chiesto a un supereroe maschio di rendere il suo film meno prevedibile, il finale di stagione è stato nel complesso soddisfacente e non ha lasciato in sospeso nessuno dei punti della trama di Jen. Detto questo, ora che la storia delle origini e la crisi d’identità sono state superate, le speranze per una seconda stagione rimangono alte, con l’avvertenza che, nel caso in cui la serie dovesse ritornare, si appoggerà pienamente alla sua atmosfera da legal procedural comedy – senza una visita a K.E.V.I.N.

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