Cinema

“Don’t Worry Darling”, Florence Pugh è fenomenale ma la storia si regge a malapena. Recensione

Olivia Wilde torna in veste di regista per la seconda volta dopo “Booksmart” (La rivincita delle sfigate del 2019) e lo fa con una pellicola sperimentale, ben lontana dal genere comico del precedente lavoro, ma come ne esce con Don’t Worry Darling?

Con “Don’t Worry Darling” la regista americana si butta su una thriller-story dai tratti horror, dove non sempre riesce a raccontare al meglio e con chiarezza i vari avvicendamenti della storia.

Presentato in anteprima al festival del cinema di Venezia ‘79, il film racconta una storia dalle immagini meravigliose, una tavolozza di colori baciati dal sole e dalla sabbia, con il blu cielo e l’ottimismo dorato, i costumi racchiudono un guardaroba da sogno, tra abiti cocktail aderenti degli anni Cinquanta, abbinati a giovani uomini dalle pettinature perfettamente ingellate in abiti eleganti.

Il film sembra troppo bello per essere vero. Ed è proprio questo il punto: se il cinema americano ci ha insegnato qualcosa sulla perfezione delle staccionate anni ’50, è che raramente le cose patinate e impeccabili sono così come sembrano all’inizio.

Ci troviamo in una cittadina utopica e desertica chiamata Victory, dove i vetri brillano sempre impeccabili e le case sono arredate talmente bene che traboccano ricchezza, e in effetti i suoi abitanti sembrano vivere proprio per ostentare tra martini e feste in compagnia a ripetizione, ed è proprio qui che vivono Alice (Florence Pugh) e suo marito Jack (Harry Styles).

Gli uomini lavorano tutti per la Victory project, un’azienda che sviluppa materiali non bene precisati, (forse quel laboratorio segreto è un accenno alla fantascienza che verrà), mentre le donne conduco una vita da perfette casalinghe. Alice e Jack non hanno figli e sono innamoratissimi; ogni giorno, dopo aver fatto colazione insieme, lui sparisce insieme a tutti agli altri uomini nel deserto, dove si trova il quartier generale della Victory project.

Alla donna non resta che occuparsi delle faccende di casa, in perfetto stile anni ’50, fare la spesa e chiacchierare con le altre mogli, ovviamente in attesa di quando il marito tornerà di nuovo a casa.

Tutto sembra procedere perfettamente, ma anche la più bella delle prigioni a un certo punto diventa stretta e Alice comincia a pensare che forse qualcosa non quadra, che ci sia dell’oscurità dietro tutto quel lusso, (in questo modo la Wild inserire anche la sottotrama horror/thriller), così inizia un’ossessionata caccia alla verità, per capire cosa si nasconde dietro quella vita apparentemente perfetta, nel tentativo di smascherare cosa fanno effettivamente tutti gli uomini alla Victory project.

Don’t Worry Darling è un passo ambizioso per Olivia Wilde, da regista il suo esordio era infatti un progetto molto più semplice e di poche pretese, adesso invece le ambizioni sono cresciute, come le aspettative del pubblico. Il film è pieno di scene oniriche, puntando troppo sulla superficie e sullo stile con set che sembrano labirinti e dove non mancano inseguimenti in macchina, da questo punto di vista la Wild non se la cava affatto male giocando su simmetrie e immagini che rimangono impresse nella mente.

Purtroppo però, si distrarsi dal fatto che la storia stessa è piena di incongruenze e si regge a malapena, inoltre è difficile non notare le molteplici fonti di ispirazione, che in certi casi risultano fin troppo evidenti, troviamo un po’ di tutto: da “The Truman show” a “Black Mirror” a “Matrix”, e purtroppo l’unica idea originale del film non viene sviluppata abbastanza, alla fine rimane un senso di incompiuto, come se la parte importante della storia fosse in attesa di essere esplorata.

Sicuramente una delle fortune del film è la protagonista, Florence Pugh è eccellente, l’attrice porta su di sé l’intero peso e la buona riuscita del film diventandone la forza trainante, ma le capacità di alto livello della Pugh non sono mai state messe in dubbio. Infatti, l’attrice che qui interpreta Alice, possiede un carisma in grado di dare maggior fascino a qualsiasi personaggio che mette in scena.

Nota di merito per l’impegno anche ad un Harry Styles sempre più avvezzo al mondo cinematografico e i risultati si vedono, forse non è il film in cui eccelle, ma il lavoro che sta facendo potrebbe dare i suoi frutti… un giorno. Un plauso per lo sforzo, nel complesso però, rimane acerbo nel personaggio senza offrire la complessità che il suo ruolo richiede.

Un altro punto a favore della pellicola va sicuramente all’uso della colonna sonora, capace di trasportarti in un clima sognante anni ’50 (gustatevi i tolti di coda ndr.)

Insomma ”Dont’ Worry Darling” è un film che vuole essere racchiuso in un genere ben specifico ma non si riesce a capire quale, perdendo così un’occasione, inoltre non sempre sembra avere un obbiettivo, ciò nonostante è comunque una pellicola godibilissima e piena di scene ben eseguite, usando una citazione, l’unica cosa che vi chiede il film è “di restare a Victory, senza farvi distrarre da altro”.

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