Lo scorso venerdì 23 settembre 2022 David Bowie è “tornato” a Napoli 25 anni dopo il suo iconico concerto nella città partenopea, era il 1997 ed è metaforicamente presente nella città di Napoli con una mostra a lui dedicata dal titolo: David Bowie: the passenger. By Andrew Kent che vede le fotografie di Kent, appunto, in esposizione al Palazzo delle Arti Napoli da sabato 24 settembre fino al 29 gennaio 2023.
Sono passati sei anni dalla scomparsa di David Bowie, un’artista a tutto tondo, forse l’icona leggendaria per eccellenza con le sue doti canore, autoriali, attoriali e non solo. Uno degli artisti più amati a livello internazionale, di origine londinese ed europeo nel sangue, ma forse sarebbe più giusto definirlo un cittadino del mondo.
Grazie alla società Navigare srl, con la curatela di Vittoria Mainoldi e Maurizio Guidoni di Ono Arte, è giunta a Napoli una mostra che vuole raccontare un Bowie inedito e che parte dalle fotografie di un altro grande artista, Andrew Kent.
L’obiettivo è quello di omaggiare la leggenda ma anche raccontare l’uomo dietro quella stessa leggenda, fotografato appunto, in un preciso periodo storico, attraverso 60 fotografie e memorie del grande fotografo Andrew Kent, che coltivò uno stretto rapporto di amicizia e fiducia con la star. Accanto alle foto possiamo ammirare quasi 90 cimeli e memorabilia di diverse collezioni private.
La mostra ci giunge nella città di Napoli dopo la tappa a Milano, anche questa molto seguita, ma stavolta con un uovo allestimento e due nuove sezioni espositive dedicate alla carriera cinematografica di Bowie iniziata proprio negli anni Settanta. Sono presenti anche dei costumi, ossia riproduzioni di alcuni abiti iconici di David Bowie, realizzati grazie alla collaborazione con il corso triennale di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Bologna con il coordinamento della professoressa Rossella Piergallini.
La storia nella quale veniamo immersi all’interno della mostra risale a un periodo preciso della vita e della carriera di David Bowie, era il 1976, anno dell’Isolar tour organizzato per promuovere l’album Station to station, con 66 concerti in 4 mesi tra Canada, USA ed Europa.
Del tour europeo, facevano parte 25 tappe e nel corso di questo viaggio Kent ha seguito e documentato David Bowie, non tanto come un fotografo che stava svolgendo un lavoro, ma più che altro come un amico che immortalava i momenti più belli di quel viaggio insieme. Le fotografie infatti, per la maggior parte in bianco e nero, sembrano proprio riassumere il viaggio di un gruppo di amici più che il reportage di un tour.
È come accedere al cassetto dei ricordi di Bowie e di chi fece quel viaggio con lui, quindi lo stesso Kent e Iggy Pop. Il percorso fotografico, infatti, documenta da una prospettiva privilegiata esibizioni e viaggi, tra navi, treni, hotel, ma anche l’esplorazione di Bowie delle città e dei loro luoghi più rappresentativi come la Piazza Rossa di Mosca, l’invalicabile Berlino Est, Victoria Station a Londra, dove si verificò l’incidente del presunto saluto nazista di Bowie, in seguito smentito. Le immagini e i documenti in mostra raccontano anche uno spaccato storico dell’epoca e dello spirito dei tempi nel clima di Guerra Fredda.
Numerosi sono anche i ricordi personali di Kent su specifici episodi, che accompagnano il percorso espositivo costellato da fotografie in bianco e nero e a colori, cimeli del tour, poster dei film in cui l’artista recitò, copertine di riviste ed LP, video, ricostruzioni di ambienti simbolici del viaggio e molto altro.
L’Isolar Tour fu un momento significativo nella carriera di Bowie, un punto di svolta importante perché segnò la metamorfosi dallo scintillante Bowie – “Ziggy Stardust” al nuovo raffinato alter ego “Thin White Duke” (Duca Bianco). Una delle tappe significative su cui si sofferma la mostra, quella che determinò anche un’importante crescita artistica per Bowie, è stata Berlino, una città che Bowie ha amato molto, dalla tappa tedesca, nei tre anni successivi nascerà la acclamata Trilogia berlinese, con gli album Low (1977), Heroes (1977) e Lodger (1979).
Bowie in quel periodo strinse un legame più stretto proprio con Iggy Pop, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni e con il quale Bowie condivise il soggiorno berlinese e il viaggio a Mosca. Il brano The Passenger (1977) fu il frutto di questa collaborazione e amicizia.
Di certo la mostra non è pensata per i fan, ma per un pubblico che possiamo definire generalista che vuole imparare e conoscere, in questo caso un racconto inedito della storia di un artista ma allo stesso tempo anche il suo percorso artistico, affinché esso sia comprensibile anche da chi, per strano che sembri, sa poco o niente di David Bowie.
Di sicuro si impara a conoscere anche Andrew Kent, l’autore delle fotografie, forse oscurato dall’ingombrante presenza del soggetto in fotografia ma probabilmente possiamo dire che questa mostra è tanto su Kent quanto lo è su David Bowie ed entrare in contatto con un fotografo così importante è ciò che arricchisce ulteriormente David Bowie: The Passenger.
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