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House of the Dragon, stagione di matrimoni, ne usciremo vivi? Recensione episodio 5

È la stagione dei matrimoni in House of the Dragon. Qualcuno riuscirà a uscirne vivo?

L’immaginazione è una cosa terribile da perdere, per fortuna, George R.R. Martin raramente ha sperperato la nostra. Fuoco e sangue, il prequel di Game of Thrones di Martin su cui si basa House of the Dragon, lascia molto all’immaginazione del lettore. È una scelta voluta, perché il libro è scritto come un documento storico dal punto di vista di più voci contrastanti, sebbene emerga una narrazione degli eventi che porteranno alla Danza dei Draghi, molti dettagli rimangono poco chiari o soggetti a interpretazione.

Le vere ragioni per cui Casa Targaryen è entrata in una rovinosa guerra civile vengono offuscate da dicerie, pettegolezzi e leggende, lasciando ai lettori il compito di elaborare una sintesi soddisfacente nella propria testa. Per quanto ogni scrittore abbia talento, l’immaginazione personale può sempre creare un ritratto più intimo e curato degli eventi.

È questo che rende House of the Dragon un adattamento così stimolante, in quanto opera visiva, la serie TV deve rappresentare sullo schermo determinati momenti quasi per definizione, deve mostrare un evento piuttosto che lasciarlo agli annali del gossip westerosi. Per la maggior parte, House of the Dragon è riuscita a colmare i dubbi. Tuttavia, nell’episodio 5, fallisce in diverse occasioni.

Come il secondo episodio (l’unico altro episodio “mediocre” di HotD), anche il quinto non è all’altezza del potenziale creativo offerto dal materiale di partenza. “We Light the Way” mette sullo schermo eventi che nel mondo di Martin erano ” fuori campo” e il modo in cui sceglie di raffigurarli contribuisce a rovinare l’immaginazione degli spettatori.

Questo non vuol dire che l’episodio sia un disastro, tutt’altro. La parte centrale è un intrigo a palazzo assolutamente coinvolgente, i momenti iniziali e finali rappresentano quelli meno efficace di House of the Dragon.
L’episodio inizia con Daemon Targaryen (Matt Smith) che fa visita alla moglie abbandonata, Rhea Royce (Rachel Redford), nella Valle.

Questo segna il nostro primo viaggio nella Valle da un bel po’ di tempo a questa parte nell’universo di Game of Thrones. Al di fuori degli opprimenti confini dell’Eyrie della Casa Arryn, la valle scoscesa è davvero incantevole. Così come Lady Rhea, se la Valle è piena di “pecoroni”, come sostiene Daemon, allora non sarebbe male vedere quelle pecore.

Per prendere in prestito una terminologia da Westeros d’altri tempi, Lady Rhea è davvero molto attraente, il che aggiunge un ulteriore elemento al rifiuto di Daemon nei suoi confronti. Forse non è l’aspetto o il comportamento di sua moglie (che sembra davvero acuta e disinvolta) a ripugnare Daemon, ma piuttosto il fatto che non appartenga al suo prezioso, preziosissimo sangue. Per lo meno, l’introduzione di Rhea avrebbe aggiunto un nuovo aspetto a Daemon, se lui non l’avesse uccisa subito a sangue freddo.

Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nel fatto che Daemon Targaryen uccida delle persone, Dio solo sa quante volte lo ha fatto in passato e noi continuiamo ad amarlo nonostante questo. Il problema è che Daemon dovrebbe essere il personaggio più complesso dello show e questo tipo di cattiveria barbara è troppo monodimensionale.

Vestito con un cappuccio nero e armato di dialoghi tutt’altro che stimolanti (e di una pietra), Daemon sembra e si comporta come un Signore dei Sith calato in una serie fantasy. Considerata la selvaggia avventura in cui ci ha condotto finora, non si può pensare che questa rappresentazione sia l’obiettivo della serie.

La situazione si sarebbe potuta facilmente correggere eliminando completamente questa scena, come fa Fuoco e sangue di Martin, nel romanzo Lady Rhea muore in un misterioso incidente di caccia, come avviene in questo caso, ma, cosa fondamentale, non lo vediamo accadere.

Ci si chiede se Daemon sia in qualche modo coinvolto e le domande spesso sono più gratificanti delle risposte. Immaginate il brivido perverso provocato dal fatto che la prima apparizione di Daemon in questo episodio fosse avvenuta durante il suo ingresso spavaldo nella Sala del Trono, pochi istanti dopo che gli spettatori avevano appreso che sua moglie era morta in circostanze misteriose. Daemon Targaryen dovrebbe essere più un mito che un uomo, e questo genere di entrate è materiale per creare un mito.

A proposito di miti, l’altro aspetto deludente di “We Light the Way” è il trattamento riservato a Ser Criston Cole (Fabian Frankel) per chiarire il mistero del suo ruolo in questi eventi storici. Non è stato complicato comprendere come la vergogna di Criston si sia fatta sentire, un cavaliere della Guardia del Re che fa conoscenza carnale con una donna che ha giurato di proteggere, è un peccato grave come ce ne sono tanti nei Sette Regni. Criston lo fa capire quando chiede gentilmente alla regina Alicent (Emily Carey) di giustiziarlo piuttosto che castrarlo e torturarlo.

Criston e Rhaenyra (Milly Alcock) non avranno mai un lieto fine: questo ci è stato chiaro fin dal momento in cui il cavaliere insudiciato si è tolto il bianco manto in quella fatidica sera. La sua rovina, tuttavia, avviene un po’ troppo in fretta ed è decisamente eccessiva per risultare credibile.

Non si può andare in giro a uccidere violentemente gli invitati ai matrimoni, so che ci sono ampie prove del contrario, vista la storia sanguinosa dei matrimoni sullo schermo in Game of Thrones, ma quegli eventi sono eccezioni, non la norma. Qui una delle sette guardie del corpo giurate del re prende letteralmente a pugni il migliore amico dello sposo durante un matrimonio e… il matrimonio continua? A ser Criston viene dato il permesso di tentare il suicidio sotto un albero di stramonio?

Senza voler insistere nuovamente sui libri, nella versione di Martin ser Criston uccide ser Joffrey Lonmouth durante un torneo organizzato per celebrare il matrimonio di ser Laenor e la principessa Rhaenyra. Era accidentale la morte di Ser Joffrey? O Criston Cole nutriva cattive intenzioni quando ha scoperto che il nuovo marito della sua amante aveva un suo amante maschio? Chi lo sa! Come per Daemon che compare dopo la morte della moglie, il divertimento sta nel porsi la domanda. Ancora una volta: l’immaginazione domina su tutto, o almeno dovrebbe.

In definitiva, House of the Dragon sceglie di prendere le parti di due eventi che avrebbero potuto essere lasciati all’interpretazione, la strada che lo show decide di percorrere è ogni volta abbastanza razionale invece che lasciare alcuno dettagli celati nell’ombra.

Questo non significa che debba necessariamente rendere tutto poco trasparente, la parte centrale di “We Light the Way” è caratterizzata da molti momenti che optano per un percorso narrativo e che, in ultima analisi, lo arricchiscono.

L’esempio migliore è senza dubbio l’attenta negoziazione di Rhaenyra con il suo futuro marito Laenor, a quanto pare è un segreto pubblico che Laenor Velaryon preferisce la compagnia degli uomini a quella delle donne e, come Margaery Tyrell prima di lei, Rhaenyra stabilisce di potersi adattare a questa situazione. Le scene i due giungono a un’intesa sono immensamente stimolanti – non solo perché Rhaenyra scompone le complessità della sessualità umana nel preferire l’anatra arrosto all’oca – ma perché presentano due personaggi che affrontano come si deve il gioco del trono.

La posta in gioco in questa unione è alta, come ricorda Rhaenyra a Criston Cole quando lui la implora pietosamente di fuggire con lui a Essos, quindi è molto gratificante vedere sia Rhaenyra sia Laenor prepararsi ad affrontare la situazione.

Rhaenyra mette a frutto le lezioni sul sess0 e sul potere apprese dallo zio proponendo un matrimonio che possa accomodare entrambi. Allo stesso modo, Laenor si comporta come un personaggio razionale e si impegna a tutelare i suoi interessi e quelli del reame.

Anche le rispettive famiglie dei promessi sposi entrano nello spirito dell’accordo: Viserys (Paddy Considine) e Corlys Velaryon (Steve Toussaint) giungono a un compromesso sulla successione ragionevole per entrambi. I figli di Laenor e Rhaenyra porteranno il cognome del padre, in linea con le tradizioni westerosi (e della Terra occidentale). Ma quando un erede, maschio o femmina, salirà al Trono di Spade sarà riconosciuto come un Targaryen. Un accordo niente male. Soprattutto se negoziato da un uomo terribilmente malato.

Purtroppo, però, entrambi questi accordi si rivelano già compromessi prima ancora di essere consumati, la felice unione di Laenor e Rhaenyra è condannata perché Rhaenyra si è lanciata in una pericolosa alchimia emotiva con Ser Criston. Sebbene lei sia perfettamente felice del loro attuale accordo, ser Criston invece non riesce a esserlo, per lui, sposarla è l’unica via d’uscita dal disonorevole inferno in cui si è cacciato. Quando lei lo priva di questa opportunità, rovina per sempre la prima notte di nozze dei novelli sposi e sicuramente un giorno rovinerà tutto il resto.

Anche i piani migliori di Viserys sono destinati a fallire. Infatti, per quanto possa essere un re progressista, il reame non lo è altrettanto, è un dato di fatto che Rhaenys, la Regina che non è mai stata, conosce meglio di tutti gli uomini che cercano di rimediare alle indignazioni del suo passato.

Il Re trae il suo potere dagli dei e la sua parola è legge, ma in fin dei conti, quando chiede agli uomini di sperimentare qualcosa di nuovo, è molto più probabile che agitino la spada piuttosto che accettare il cambiamento. Ecco perché Otto Hightower (Rhys Ifans) insegna alla figlia l’importanza di puntare sul cavallo giusto… preferibilmente il cavallo che lei ha partorito.

House of the Dragon dà il meglio di sé quando gli spettatori possono sentire il peso della storia che grava su ogni momento, è per questo che la maggior parte delle conversazioni e dei negoziati dell’episodio funzionano, è anche il motivo per cui i momenti più letterali della storia non sono stati affrontati.

Quando la sola vista di una giovane donna che indossa un abito verde è sufficiente a far fallire un intero matrimonio, non c’è bisogno che Ser Criston Cole schiacci la faccia di qualche altro uomo per avere la meglio. Man mano che House of the Dragon prosegue, si spera che tenga conto di questa lezione e che lasci libero sfogo alla nostra immaginazione.

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