She-Hulk: Attorney at Law torna a far sbocciare il suo personaggio senza fronzoli nel quarto episodio.
Il Marvel Cinematic Universe ha sempre adottato un tono, diciamo, irriverente. Un precedente è stato stabilito fin dall’inizio con Iron Man del 2008, utilizzando la sceneggiatura del film più come un suggerimento che come una bibbia, Robert Downey Jr. e Jeff Bridges hanno contribuito a infondere al franchise uno spirito di improvvisazione e di saggezza che si è poi protratto in quasi tutti gli altri film.
Tuttavia, anche se la maggior parte delle proprietà Marvel non lascia trascorrere troppo tempo tra una battuta e l’altra, nessuna di esse si è mai piegata completamente alla farsa cartoonesca. Questo, fino ad ora, con She-Hulk: Attorney at Law. In quattro episodi, She-Hulk sembra non aver avuto nulla da spartire con la Marvel, e forse è per questo che si è rivelato così divisivo tra pubblico e critica.
L’episodio 1 ha stabilito le capacità della sua eroina di infrangere la quarta parete e da allora lo show si è permesso di diventare più stupido settimana dopo settimana, devi saperla infrangere la quarta parete, vedi Fleabag, diversamente risulta fastidioso a lungo andare, come se si stesse lentamente immergendo in acque più profonde, cercando di vedere fino a dove può spingersi. Nell’episodio 4 She-Hulk raggiunge definitivamente la serena auto-realizzazione della massima goffaggine.
L’episodio “Questa non è vera magia?” è essenzialmente un cartone animato in live-action, dall’apertura divertente che vede un altro avvocato idiota della settimana scontrarsi con le forze mistiche del MCU alla sequenza post-crediti che torna a parlare di “Wongerino” e della sua nuova migliore amica con un nome di battesimo dallo spelling discutibile.
Ma cosa si nasconde tra queste scene di apparente comicità? Più umorismo di ampio respiro! È difficile dire se She-Hulk stia diventando più divertente o se stia semplicemente aumentando il suo numero di battute al minuto.
L’episodio si apre, come tutti gli episodi, con Wong che guarda la televisione, dopo un “vero” spettacolo di magia andato male, il mago incompetente Donny Blaze (interpretato da Rhys Coiro, marito della regista dell’episodio) usa la sua porta di Kamar-Taj illecita per teletrasportare una fastidiosa spettatrice nel salotto di Wong, dove lei gli rovina prontamente l’episodio de I Soprano che sta per guardare.
“Donny Blaze la pagherà per questo”, ringhia Wong con la stessa gravità con cui Thanos ha appena tagliato a metà Stephen Strange.
Diventa sempre più evidente che per le produzioni televisive della Marvel più la posta in gioco è bassa, più il pubblico si diverte. E questa dinamica si conferma ancora una volta. Wong (che Jen ha giustamente etichettato come il preferito dei fan nel suo monologo di questa settimana) ha tutto il diritto di distruggere l’uomo che gli ha rovinato I Soprano – un destino peggiore dello stesso Snap. Tutto ciò si collega perfettamente alla storia di She-Hulk e questo è assolutamente da riconoscere.
Ancora una volta, la maggior parte dell’azione si svolge in tribunale, dove Jen deve sostenere che un’illusionista da quattro soldi non dovrebbe avere accesso a una cultura che mette in pericolo l’universo. Come abominio di Emil Blonsky della settimana prima, la situazione di Donny Blaze porta ad alcune domande logistiche e morali piuttosto convincenti.
Perché la legge dovrebbe rispettare la possibilità di utilizzare un artefatto magico da parte di un individuo piuttosto che da parte di un altro? Che differenza c’è tra Wong e un qualsiasi altro ragazzo di strada? Wong non ha certo registrato il suo sling ring presso i federali.
In quanto forza culturale pop sempre più affermata, il Marvel Cinematic Universe si riserva il diritto di interrogare il proprio codice a fini umoristici e in She-Hulk si diverte parecchio a farlo. In questo caso lo show, per come è impostato non funzionerebbe se trattasse la questione con una qualche forma di reale riverenza.
Le questioni legali sono interessanti, ma non così tanto da dedicarci del tempo. Quindi, al posto di una vera analisi approfondita, She-Hulk opta ancora una volta per uno spettacolo fumettistico. È qui che entra in gioco l’enorme cast di personaggi di supporto adeguatamente cartooneschi.
Tutti i personaggi “normali” non dotati di superpoteri che fanno da sfondo a She-Hulk sono stati subdolamente la più grande risorsa dello show fino ad ora, che si tratti di un’intervista a un giornalista locale finita male o di un Tik Tokker che valuta la trombabilità di She-Hulk, in questo universo tutti sembrano appena usciti da una controversa assemblea cittadina. Viene presentata forse la più grande di tutte: Madisynn (Patty Guggenheim).
La giovane donna perennemente sciupata, che si presenta come “Madisynn con due ‘n’ e una ‘y’, ma non è dove pensate”, regala due delle più migliori risate dell’episodio. Quando torna nel post-credit per guardare This Is Us con Wong e condividere le ricette dei drink, è una delizia inaspettata.
A volte, il MCU tenta di introdurre dei “normali” Janes e Joe, come Dane Whitman (Kit Harrington) in Eternals o la cameriera senza nome in The Avengers, per ricordare ai nostri eroi per cosa stanno combattendo. Ma nessuno di questi personaggi è riuscito ad appassionare alle necessità degli Avengers di salvare il mondo più di Madisynn. Combatti più duramente, Wong!
L’episodio è una mezz’ora di televisione a parte tutto piacevole, le uniche aree in cui fatica sono quelle in cui cerca di inserire in modo del tutto superficiale un po’ di azione o di gravitas da supereroe. La storyline di Donny Blaze doveva effettivamente concludersi con lui che mandava tutto all’aria e scatenava demoni, ma il combattimento di She-Hulk e Wong che se ne occupano ha tutto il fascino visivo e l’importanza di un custode che porta fuori la spazzatura. In generale, She-Hulk funziona meglio in tribunale che sul campo di battaglia.
Purtroppo, She-Hulk non funziona bene nemmeno in camera da letto. Non per togliere qualcosa alle sublimi gioie freudiane di una gigantesca donnona verde che porta in giro il suo partner come un bambino, ma i problemi di Jen con gli appuntamenti rappresentano la parte meno robusta di “Questa non è vera magia?”.
La nostra eroina è alle prese con la consapevolezza che alcuni uomini sono interessati solo al suo alter ego: è un concetto interessante con cui confrontarsi, ma lo show non ha ancora la capacità di farlo davvero. Le complicazioni legate al rifiuto morale dei supereroi non si prestano altrettanto bene se accostate alle avventure selvagge di Madisynn e Wonger.
She-Hulk sembra capire bene le sue debolezze e i suoi punti di forza, la scena finale (prima dello stinger di Wong) definisce quello che promette di essere l’arco dello show per il resto della stagione. E fortunatamente sembra che l’azione stia tornando nell’aula di tribunale, dove Jen, She-Hulk e la serie stessa dovrebbero stare.
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