Il signore delle formiche è l’ultimo film di Gianni Amelio e si ispira liberamente al processo per plagio contro Aldo Braibanti, uno dei molti casi di discriminazione sull’amore omosessuale e che dice molte cose dell’Italia di una volta, ma anche di quella di oggi.
Luigi Lo Cascio e Elio Germano sono strepitosi nei ruoli di Braibanti (il primo) e di un cronista dell’Unità (il secondo) quest’ultimo testimone e voce contro corrente dei fatti.
Con Il signore delle formiche Gianni Amelio prende un fatto di cronaca risalente agli anni Sessanta per affrontare il tema mai troppo dibattuto della discriminazione e con questo il discorso sulla libertà e la tolleranza.
Il fatto di cronaca cui si ispira il film è il caso Braibanti (Luigi Lo Cascio) che fu condannato alla fine degli anni Sessanta a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne, qui interpretato al suo debutto sul grande schermo da Leonardo Maltese.
Braibanti e il giovane studente, nella realtà Giovanni Sanfratello erano innamorati e il loro amore si nutriva di poesia, libri, cultura e, naturalmente, rapporti sessuali, erano una coppia innamorata, come può essere una qualsiasi coppia di innamorati di qualunque natura sia l’amore.
Se oggi l’intolleranza per certe forme d’amore e condivisione è ancora troppa al tempo l’Italia bigotta e con addosso ancora gli strascichi del fascismo si divideva in due parti: chi credeva che l’omosessualità fosse una malattia e chi voltava la faccia dall’altra parte ringraziando il cielo che la cosa non gli era capitata in famiglia.
Per fortuna c’erano persone illuminate e dalla mentalità aperta, non bigotta, che sapevano guardare molto avanti e che concepivano l’amore per quello che è: fluido. Anche se allora non si parlava ancora di fluidità e di amore libero, il 68 era alle porte ma ben lontano dalla rivoluzione sessuale che si cercò di portare avanti.
Insomma gli anni del caso Braibanti erano anni di mezzo tra l’Italia del dopoguerra ancora contadina e bigotta e la stessa Italia che sarebbe diventata nei decenni a seguire.
Se due uomini facevano l’amore erano chiamati invertiti e un giovane ragazzo che andava con un uomo era sicuramente stato plagiato e magari aveva contratto una malattia, il male, andava curato. Infatti il povero Sanfratello venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a drammatiche sedute di elettroshock che gli cambiarono i connotati.
Quale triste e povero mondo è stato quello in cui l’elettroshock era consentito come cura per i pederasti (altro termine ameno col quale venivano appellati) e le isteriche (perché non dimentichiamoci che anche le donne che non stavano zitte e buone al loro posto subivano queste “cure”). Si era appena usciti dalla Guerra ma oppressione e intolleranza non erano mai andati via sul serio e certe forme di fascismo serpeggiavano in movimenti di destra ancora presenti.
A ben vedere ben poco è cambiato da allora, viste le forme di oppressione che ancora devono subire certe categorie.
Per fortuna la giustizia buona ha rivisto il reato di plagio che infatti è stato cancellato dal codice penale. Sappiamo, e nel film è molto evidente che questo fantomatico reato era solo un pretesto per mettere alla sbarra i “diversi”. Se è vero che, per citare Dante, l’Amore muove tutto, è altrettanto vero che a volte l’amore ha un nemico oscuro e inquietante, la Paura e quando le si permette di insinuarsi nella vita delle persone può distruggere ogni cosa.
Il signore delle formiche è uno specchio che riflette un Paese dalla faccia brutta e impaurita, ma soprattutto un Paese ancora molto ignorante e credulone che si attaccava a folli convinzioni.
Il film è però una storia corale che racconta la storia da tre punti di vista, quello di Braibanti e il suo amato, quello della Legge che gli si mette contro e quello di un cronista dell’Unità. A proposito di questo personaggio Elio Germano ha ancora una volta confermato che la sua missione nella vita è quella di regalarci personaggi brillanti come Ennio, il cronista fuori dal coro che non può accettare che un uomo venga accusato sul nulla. Per altro Braibanti era un compagno in difficoltà e lo si doveva aiutare.
È impossibile guardare questa storia e non pensare a Pier Paolo Pasolini, anche lui più volte messo alla sbarra per il suo “vizietto” e nel guardare questo film mi viene da pensare al suo Comizi d’amore in cui lo stesso Pasolini girava l’Italia intervistando intellettuali e scrittori (Moravia, Fallaci, Ungaretti fra gli altri) ma soprattutto la gente comune, l’Italia popolare. Le domande di Pasolini agli italiani sono oneste, sono vere, ma per i tempi che corrono sono anche pruriginose, per esempio Pasolini chiede agli italiani cosa ne pensano di due uomini che si amano e come li definiscono e se credono che questi siano “sbagliati” o “malati”.
Le risposte, date con sincerità dall’italiano medio di quel tempo fanno venire i brividi anche se, come nel film di Amelio un barlume di speranza si fa strada nell’oscurità e in quel Medio Evo che era il nostro Paese qualcuno dà anche risposte fuori dal seminato.
Un’altra cosa che mi è venuta alla mente mentre guardavo il film è stato il De Profundis di Oscar Wilde, anche lo scrittore inglese fu accusato dello stesso “crimine” e scontò diversi giorni di prigionia che lo cambiarono profondamente e durante i quali scrisse appunto il De Profundis, una lettera al suo amato, proprio colui che lo tradì contribuendo alla sua condanna.
Ebbene mi sembra che ne Il signore delle formiche vi sia tutto questo, tutte le storie di coloro che sono stati accusati di crimini di fatto inesistenti ma definiti tali da una massa incolta e impaurita che non sapeva spiegare certe cose perché non aveva gli strumenti culturali e chissà se li ha oggi.
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