Per molti fan di The Sandman, l’episodio 6, “Il rumore delle delle sue ali” è uno dei capitoli più amati dell’intera saga.
Facendo da cuscinetto tra i primi due archi principali della serie, utilizza la più piccola delle trame – Morpheus fa da spalla a sua sorella Morte (Kirby Howell-Baptiste) in una normale giornata di lavoro – per riflettere in modo toccante sulla natura della mortalità.
L’adattamento televisivo è scrupolosamente vicino al testo di partenza anche se schiaccia tutto in 20 minuti circa, prima di spostare l’attenzione per raccontare una storia completamente diversa. La parte successiva dell’episodio è un adattamento di Sandman #13, Men of Good Fortune. Il risultato è una bizzarra miscela di colori che probabilmente delizierà alcuni e farà infuriare altri. Gli amanti del fumetto.
Nella prima metà è passato un tempo imprecisato dalla sconfitta di John Dee e Morpheus si sente apatico. Come si domanda ad alta voce la sorella, ha portato a termine la sua missione, ha recuperato i suoi strumenti e ora è più potente che mai. Allora perché non è felice?
Durante un’escursione con la Morte, egli acquisisce un nuovo apprezzamento per la fugace bellezza della vita umana, fanno visita a un vecchio violinista, a un novello sposo e, tragicamente, a un bambino che muore nella sua culla. La giornata prosegue e Sogno inizia a rendersi conto di quanto si sia allontanato dagli esseri umani per i quali è stato creato.
Alcune scene hanno un innegabile peso emotivo e il personaggio di Howell-Baptiste è ben interpretato, ma c’è qualcosa che sembra essersi perso nella traduzione tra i due mezzi, il fumetto e la televisione. Sulla carta, la rapida successione di diverse fatalità – rappresentate in modo alternato come pacifiche, scioccanti, spiritose e tragiche – è più facile da accettare. Sullo schermo, però, il tutto risulta un po’ banale e sdolcinato.
Un minuto prima assistiamo a una dolorosa morte in culla, un minuto dopo vediamo un giocatore di football stupido e eccitato che viene investito da un’auto, con tanto di comico effetto sonoro di stridio di pneumatici. Il cambio di tonalità è sufficiente a provocare un attacco di vertigini.
Più tardi, Sogno decide di fare visita a un vecchio amico. Si assiste a un flashback del 1389 e a una visita alla Taverna del Cavallo Bianco con la sorella. Lì, i due incontrano Robert “Hob” Gadling (Ferdinand Kingsley), un ubriacone sbruffone che dichiara che non morirà mai. Per capriccio e in parte per divertire il fratello, la Morte esaudisce il desiderio di Hob e lo rende immortale.
In un susseguirsi di scene, Sogno si incontra con Gadling nella stessa notte, nello stesso pub, una volta ogni 100 anni. Inizialmente intimorito e spaventato da questo sconosciuto pallido e apparentemente senza nome, Hob diventa presto presuntuoso e arrogante. La vita è bella e sfrutta la sua longevità soprannaturale per abbandonare il servizio militare e diventare prima un tipografo, poi un magnate delle rotte marittime.
A ciò si aggiungono un breve e spiacevole rapporto con la schiavitù e un incontro con Lady Johanna Constantine (Jenna Coleman), un’antenata dell’occultista malvagia che abbiamo conosciuto nel terzo episodio. Quando Hob suggerisce che Morpheus si sente solo e vuole solo un po’ di amicizia, Sandman si infuria e se ne va arrabbiato.
Arriviamo al 1989 e Sogno non si presenta al loro incontro abituale. Hob presume che sia ancora arrabbiato con lui, ma in realtà Morpheus sta languendo nella prigione di vetro di Roderick Burgess. Forse questo periodo di isolamento gli ha dato il tempo di riflettere. Nel presente lo vediamo rintracciare la sua vecchia conoscenza e riconoscere che sì, Hob non è solo un trastullo o un esperimento, ma un vero amico.
Questo episodio si basa su due dei più bei numeri del fumetto e forse incollarli insieme in un’ora di televisione non funzioni benissimo, anche se il risultato è stato un successo tra pubblico e critica. C’è un legame tematico, ma è piuttosto tenue, la parte di Il rumore delle delle sue ali ha bisogno di spazio per respirare e comprimerla in una ventina di minuti è una scelta davvero singolare.
Detto questo, le sequenze di Men Of Good Fortune sono davvero molto interessanti, per la prima volta riusciamo a farci un’idea della vastità di questa storia. Anche Ferdinand Kingsley è impressionante, portando al personaggio sia una squallida arroganza che, alla fine, una sincerità e una maturità emotiva duramente conquistata.
E dopo la pesantezza e l’oscurità che si respirano nel prossimo arco narrativo, arriva un po’ di sollievo con la seconda parte è davvero benvenuta.
Il fatto che Sogno abbia saltato l’incontro con Hob nel presente perché incarcerato da Roderick Burgess è una rivisitazione intelligente, nel fumetto, sembra aver semplicemente superato il suo grosso malumore.
Una curiosità che è rimasta in sospeso riguarda Will Shaxberd – alias William Shakespeare – e Morpheus, i due stringono un accordo fuori campo, la cui natura dovrebbe essere chiarita nella seconda stagione (se ci sarà).
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