Top Gun: Maverick, adrenalina e nostalgia: si ritorna a volare. Recensione
Ispirare una generazione 36 anni dopo. Il grande ritorno di Top Gun: Maverick.
(*Attenzione, questa recensione contiene spoiler*)
Sotto la supervisione e guida del regista Joseph Kosinski, un gruppo di giovani reclute della Air Force Americana, Miles Teller nei panni di Rooster, Glen Powell di Hangman, Greg Tarzan Davis di Coyote, Lewis Pullman di Bob, Jay Ellis di Payback , Danny Ramirez di Fanboy e Monica Barbaro di Phoenix, si troverà catapultato senza preavviso in una missione di estrema pericolosità.
Tutto ciò, però, sotto la guida di un capitano davvero speciale, un personaggio che nel non lontano 1986 tenne incollata al grande schermo e, perché no, trasmise anche una buona dose di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità ad un’intera generazione di ragazzi e giovani adulti, oltre a lanciare ufficialmente Tom Cruise come vera star di Hollywood: l’iconico, ribelle e scaltro pilota di caccia da combattimento Pete “Maverick” Mitchell.
Lo sviluppo del sequel è iniziato nel lontano 2010, quando la Paramount Pictures fece un’offerta al produttore Jerry Bruckheimer per realizzare Top Gun 2.
Nonostante siano passati 36 anni piuttosto travagliati dall’uscita nel 1986 (tenendo conto anche della pandemia di Covid-19, che ha “congelato” l’avanzamento del film di circa due anni) il produttore è rimasto impegnato nel progetto, soprattutto considerando l’interesse mostrato da Tom Cruise e Val Kilmer (che continua a vestire anche nel sequel i panni dell’amato ed odiato Iceman). Così ,nel 2017, viene finalmente annunciata l’uscita di Top Gun: Maverick.
Arrivato nei nostri cinema a maggio 2022 Top Gun:Maverick sa mantenersi in perfetto equilibrio tra passato e presente. Grazie ai suoi coinvolgenti combattimenti aerei e non solo, riesce a catturare l’attenzione e l’entusiasmo di grandi e piccini, che si affezionano soprattutto alle vite e alle vicende che intercorrono tra i protagonisti.
Non si tratta infatti di un remake dell’originale e neanche di una rivisitazione, ma propone potenti e iconiche colonne sonore come accadde nel caso di Top Gun (1986), grazie al quale alcune canzoni sono rimaste incise indelebilmente nella storia, segnando la gioventù di un’intera generazione e trasmettendo il pieno di grinta e voglia di mangiarsi il mondo così come fecero nel film i giovani aspiranti piloti della Top Gun Academy.
Questo sequel non dimentica inoltre l’aspetto sentimentale, con la storia d’amore travagliata e ritrovata con Penny (interpretata non più da Kelly McGillis, che ha perentoriamente rifiutato il ruolo, ma da Jennifer Connely) e con il rapporto che oscilla tra affetto incondizionato e risentimento tra Rooster e Maverick dovuto dalla prematura e tragica scomparsa del padre Goose in volo durante una missione, e il momento toccante dell’apparizione di Iceman ormai gravemente malato.
Pur ripercorrendo luoghi e alcuni volti familiari in Top Gun:Maverick vediamo volti nuovi che non si limitano a proseguire la storia del primo film, ma ne creano una collaterale e nuova andando a comporre complessivamente un sequel adatto da vedere sia per i vecchi fan, che strepitavano nell’attesa di tornare a provare un po’ di sana adrenalina sull’onda del grande successo degli anni ‘80.
Sia per i nuovi fan, che mossi dalla curiosità e dall’entusiasmo si sono messi di corsa alla ricerca su ogni piattaforma streaming per rispolverare il buon vecchio Top Gun. Inoltre, grazie alle tecnologie odierne, possiamo godere sul grande schermo delle meraviglie coreografiche effettuate dagli aerei durante i combattimenti come se li vivessimo in prima persona, il che rende un film già di per sé accattivante ancor più se in grado di incollare tutti allo schermo.
Insomma, in Top Gun:Maverick si è andati a creare un insieme di incastri perfetti e ben calibrati che hanno scatenato oltre al successo al Box Office (con incassi ultramilionari, che hanno perfino superato film della portata di The Avengers) anche e soprattutto la voglia di amicizia, di fiducia e di lavoro di squadra per raggiungere obiettivi impossibili perfino in una generazione che sembrava davvero aver perso ogni speranza.