Better Call Saul ci ha regalato un finale di stagione memorabile e una conclusione giusta per Jimmy McGill.
Quando abbiamo visto per la prima volta Bob Odenkirk entrare nella stanza degli interrogatori di Badger nella seconda stagione di Breaking Bad, chi mai avrebbe potuto immaginare quello che poi sarebbe diventato Saul Goodman, con una serie tutta sua di grandissimo successo tanto da non doversi giustificare mai al cospetto della serie madre Breaking Bad.
Il grande errore che ha commesso Jimmy McGill in questa sesta e ultima stagione è stato proprio quello di cedere ai suoi istinti primordiali, l’avidità il protagonismo, dopo gli sforzi e le difficoltà per riuscire a scappare e cambiare identità diventando Gene Takavic, un tranquillo cittadino a Omaha ha gettato tutto al vento.
Anche la vita di Kim Wexler viene travolta da una telefonata a sorpresa di Jimmy, nonostante la donna stesse vivendo una vita insipida in Florida viene toccata nel profondo e tutti riemerge. Così decide di non poter più tacere e firma una confessione totale sulla truffa ai danni di Howard Hamlin con le conseguenze del suo omicidio.
Better Call Saul inizia la sua corsa verso il finale di stagione proprio con il protagonista in fuga, pensiamo che sia l’inizio di una nuova libertà e invece siamo lontani anni luce dai colpi di scena che ci aspettano tra cui flashback che uniscono le due serie Better Call Saul e Breaking Bad dando una spiegazione alle sua azioni, una conclusione giusta dal retrogusto amaro.
Abbiamo tre flashback importanti, il primo con Mike Ehrmantraut e torniamo all’episodio “Bagman” nella quinta stagione, a seguire ritroviamo Bryan Cranston che riprende il suo ruolo di Walter White e siamo catapultati nell’episodio “Tutto torna” della quinta stagione di Breaking Bad, infine torniamo a Chuck McGill con una scena accaduta prima che iniziasse Better Call Saul.
Tutti e tre i momenti parlano chiaramente di rimpianto e hanno un Easter egg che fa riferimento alla prima stagione di Better Call Saul. Il primo è Mike si trovano nel deserto e sono messi male, Saul chiede a Mike cosa cambierebbe della sua vita se avesse una macchina del tempo, lui prima pensa a una data del 2001 la morte di suo figlio, ma cambia idea e dedice che se potesse cambierebbe il momento in cui ha preso la prima mazzetta, quello è stato il momento della sua fine verso l’oscurità con tutte le conseguenze che ha portato.
Il figlio infatti è morto per aver accettato una mazzetta dalla polizia e il consiglio glie è stato dato proprio da suo padre, per Mike la sua corruzione è la causa della morte di suo figlio.
quando è il turno del flashback con Walter White, alla stessa domanda l’umo risponde che rimpiange l’abbandono di Gray Matter confermando il suo essere egocentrico visto che conosciamo bene la sua follia per il potere e la gloria. Anche lo stesso Jimmy risponde ma in questi casi la sua risposta è insignificante, sono entrambe dei diversivi per non dire la verità.
Infatti, il suo rimpianto si cela proprio dietro la stessa domanda riguardante la macchina del tempo, abbiamo visto che Jimmy nella sesta stagione aveva una copia del famoso romanzo di HG Wells La macchina del tempo e proprio alla fine veniamo a sapere che quella copia era di suo fratello Chuck. Così si svela il mistero, Jimmy McGill prova profondo rimorso per aver rovinato la carriera e la vita del fratello tanto da portarlo al suicidio.
Jimmy scappa da casa di Marion con la scatola da scarpe contenente i diamanti e il biglietto da visita del ‘Disappearer’, un possibile tentativo di cancellare nuovamente la sua identità, ma la polizia lo ferma prima che possa mettere in atto qualsiasi piano.
Proprio quando si trova dietro le sbarre vede una scritta sul muro “MY LAWYR WILL REAM UR ASS” (il mio legale ti farà il culo), facendo scattare in lui nuovamente il desiderio di rivalsa. Telefona all’amico avvocato Bill Oakley per fargli da avvocato ma il piano lo ha già escogitato, vuole ottenere una condanna ridicola sfruttando le sue conoscenze della legge e soprattutto come aggirarle. Gli basta che un solo giurato sia favorevole alla difesa e così mette in scena la sua migliore interpretazione nel convincerli di essere una vittima di tutto questo.
Ovviamente funziona e può negoziare un accordo davvero vantaggioso, sfrutta anche l’egocentrismo degli altri, sa che procuratore capo George Castellano non vuole perdere il record di non aver mai perso, così lo porta dalla sua parte invece dell’ergastolo riesce a ottenere sette anni in un carcere di sua scelta.
Sapevamo che avremmo rivisto Bryan Cranston e Aaron Paul riprendere i loro panni per qualche apparizione, quello di cui non avevamo idea è che sarebbe tornata anche Betsy Brandt nuovamente come Marie Schrader, vedova di un agente della DEA morto inseguendo Heisenberg. La donna assiste alla sentenza ma Jimmy riesce a convincerla a parlargli confondendola. Il messaggio è per l’accusa una sfida aperta se riesce a guardare negli occhi quella donna che ha perso il marito e convincerla, non gli verrà difficile farlo con almeno uno dei giurati per avere il suo patteggiamento.
Da qui il declino di Jimmy è a rotta di collo, una preparazione ottima per una possibile e ormai distantissima redenzione.
Il miracolo di Jimmy McGill è compito quando riesce a ottenere quello che vuole ma qualcosa gli fa cambiare idea, tutto inizia quando scopre che Kim Wexler ha confessato, ma soltanto quando si trova in volo verso il New Mexico decide di raccontare tutto. Scopre che Kin ha raccontato tutto e lo ha anche detto alla vedova di Howard mettendosi in una terribile posizione.
Proprio il gesto altruista di Kim è il momento che fa scattare il bisogno di redenzione in Jimmy, lui è un truffatore viscido e opportunista, ma per Kim farebbe di tutto e non vuole che lei debba pagare il prezzo della situazione così decide di prendersi tutta la colpa raccontando un sacco di bugie in modo da scagionarla completamente. Kim va in aula e Jimmy fa la sua mossa.
È Saul Goodman l’uomo che entra in tribunale, lo evidenzia il suo abito e la spavalda arroganza dei modi, adesso è pronto per fare il suo ultimo spettacolo, ogni confessione che esce dalla sua bocca è un piccolo pezzo di Saul che muore fino a non lasciarne nemmeno più un pezzo.
La sua redenzione è completa e alla fine della confessione corregge il giudice quando viene chiamato Saul Goodman, quell’uomo non c’è più e lo si vede dai suoi occhi quando si gira a guardare Kim, adesso è una persona senza ombre.
Ovviamente l’accordo salta e Jimmy deve scontare 86 anni a Montrose, la prigione che detestava ma non è più così nero il futuro del protagonista, rimane sempre un ex avvocato della difesa e molte persone che sono in carcere con lui sono anche state aiutate in passato dallo stesso.
Non solo, dopo le sue azioni benevole e giuste è riuscito a ricomporre i pezzi dell’amicizia con Kim, anche se non sono tornati insieme e probabilmente dopo quell’ultima visita in carcere non si rivedranno mai più, quel momento è delicato e toccante, non per niente la sigaretta brucia a colori togliendo un alone di oscurità, mentre se ne va Kim gli fa il gesto della pistola e lui la fa quasi impercettibilmente, passerà il resto della vita in prigione e l’inquadratura finale di Kim che si allontana mostra l’ultima volta che si vedranno. Nonostante Jimmy morirà probabilmente in carcere dandoci un finale toccante, ci lascia anche una nota positiva, è tornato a essere una persona onesta. Come dice suo fratello nel flashback finale: “non c’è vergogna nel tornare indietro e cambiare strada”.
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