Cinema

“Linee Parallele”: il film Netflix dalla duplice prospettiva, “Cosa succederebbe se…”. Recensione

“Linee Parallele” è il nuovo film originale Netflix che rielabora il concetto già affrontato in altri film del “Cosa succederebbe se…”. Diviso tra commedia romantica e storia di formazione il lungometraggio è un buon prodotto per affrontare in serenità gli ultimi giorni d’estate. 

Nel vita ci sono dei momenti chiave che, in qualche modo, determinano il futuro di ognuno di noi. Quegli attimi hanno il sapore dell’aut aut, della fredda presa di coscienza che tutto sta per cambiare a seconda della strada da intraprendere. Succede se ci si trova dinnanzi ad un pauroso bivio come quando si sceglie l’Università, la città dove vivere o se si desidera avere una famiglia o meno. 

“Linee Parallele”, un film Netflix scritto da April Posser, racconta la storia di Natalie fresca laureata in animazione 2D e 3D pronta ad affrontare una nuovo capitolo a Los Angeles alla ricerca del lavoro perfetto. Con la sua amica di sempre ha progettato un piano quinquennale perfettamente organizzato che la dovrebbe portare a condurre la vita che ha sognato sin da bambina.

In realtà, “Linee parallele”, come il titolo stesso suggerisce (quello originale risponde a “Look Both Ways”), mette in scena ben due percorsi narrativi proponendo agli spettatori due versioni di una stessa vicenda, due lati distinti ma, per certi versi, simili di una personalità, quella di Natalie, scissa tra famiglia e carriera, amore e lavoro. Presi dall’euforia dell’imminente laurea, la ragazza ed il suo amico Gabe passano una notte di passione e Natalie fa un test di gravidanza per scoprire le sorti del suo futuro.

Ed è in questo preciso istante che “Linee parallele” si dirama in due diverse strade che conducono ad altrettanti distinti risultati. In un racconto, Natalie è incinta di Gabe e si troverà costretta a ripensare tutte le sue decisioni per crescere sua figlia. Nell’altra versione della storia, Natalie sfugge al pericolo della gravidanza e si trasferisce con la sua migliore amica a Los Angeles alla ricerca del lavoro perfetto. 

Qual è la via più giusta per la protagonista? La risposta è che entrambe le avventure intraprese da Natalie portano ad uno stesso risultato: la conquista di una meritata felicità. Al di là del percorso scelto, Natalie è una persona amorevole, socievole ed estremamente intraprendente. Le varie sfumature della sua personalità vengono messe in scena in maniera chiara sia se la si osservi dal punto di vista della maternità che dalla prospettiva lavorativa. 

Noi spettatori e spettatrici siamo guidati con precisione e coerenza tra le due narrazioni grazie ad alcuni espedienti narrativi come il diverso taglio di capelli di Natalie e una fotografia leggeremente variata. Riusciamo, così, a destreggiarci a pieno in questa particolare storia dalla duplice trasposizione. La Natalie madre mette in un cassetto i progetti lavorativi per dedicarsi alla crescita di sua figlia con l’aiuto del genitori e di Cabe con il quale instaura un legame profondo minacciato solo dalla reciproca paura di ferirsi.

La Natalie in versione “donna in carriera”, una volta trasferitasi nella città dei sogni, Los Angeles, inzia con fatica la trafila per cercare lavoro sacrificando, spesso, la baldoria giovanile per dei sabato sera alle prese con curriculum vita, application e lettere di presentazione. La sua tenacia, però, la spinge ad accettare un impiego con un pezzo grosso dell’animazione sebbene per la nostra giovane protagonista il percorso verso la realizzazione di sé sia tutt’altro che vicino e semplice.

Los Angeles può essere la culla dei sognatori ma, allo stesso tempo, uno spietato alleato verso la rovina. Ed è nel fondo della disperazione che Natalie troverà il modo di rialzarsi e soprattutto reinventarsi facendo quello che ama di più ossia disegnare. In questo lato della storia Natalie ha il supporto di un ragazzo che, come lei, prova a vivere della sua passione e comprende tutte le difficoltà di affermarsi in un mondo ostile.

L’altra prospettiva vede la ragazza vivere in funzione della sua piccola mentre mette da parte i progetti di sempre per nutrirsi dell’amore materno. In suo aiuto c’è Gabe, innamorato di lei, ma perennemente in attesa che i tre possano diventare veramente una famiglia. Nulla è semplice e prima di comprendere davvero se ama davvero il padre di sua figlia, Natalie ha l’urgente bisogno creare il suo spazio di realizzazione anche nel lavoro. Maternità e animazione si mischiano fino a rendere Natalie padrona finalmente del futuro. 

Carriera e Maternità: due vie diverse?

“Linee parallele” è un godibilissimo film di fine estate che descrive, con una ritrovata tenerezza, le difficoltà di una giovane donna nell’affrontare la maternità e la carriera. Il lungometraggio propone, come è anche giusto che sia, due belle soluzioni ad entrambe le storie. Sono finali che convergono nel medesimo messaggio morale e nella consepevolezza che, nonotante tutte le difficoltà già in essere o quelle che verranno, tutto andrà bene. 

Un incrocio concettuale che non si riscontra nella trama, con, d’altronde, piacevola sopresa. Di fatti, nella storia, le due Natalie scelgono partner diversi, città diverse e vite diverse ma tutti e due i cammini conducono ad una felicità scoperta oltre che ad un idealistico connubio tra amore/famiglia e lavoro. Come già accennato, si tratta di una commedia romantica e l’obbiettivo deve essere quello di dare positività al suo pubblico. 

Andando oltre la semplice analisi di un prodotto ben confezionato e tra l’altro anche ben interpretato dall’attrice Lili Reinhart come quello rappresentato da “Linee Parallele”, è importante approfondire l’immagine dualistica figli/lavoro, molto in voga attualmente, che il film stesso mette in scena. Sì, perché seppur si tratti di un film facilmente fruibile questo non può rinunciare a formulare riflessioni su una questione sociale che tiene banco ancora oggi e che pare ancora non avere una soluzione.

“Linee Parallele” afferma che tutto si risolverà per il meglio a prescindere da ciò che accade. Ma è davvero così? Nella realtà, quella ambigua e controversa di oggi, la società riserva alle donne l’obbligo di scelta: madri o donne in carriera. Se le due figure coincidono ne viene fuori un insopprotabile stress emotivo che porta la donna a rinunciare in parte all’uno o all’altro aspetto del suo esistere.

Non vi è, ovviamente, la pretesa che un film estivo possa analizzare i problemi del mondo ma che almeno possa, in qualche modo, evitare la soluzione semplicista dell’andrà tutto bene perché effettivamente, a noi comuni mortali, questo non è dato saperlo.

“Linee Parallele” è, di certo, un delizioso film da guardare in compagnia durante una di quelle serate vuote di fine ferie. Il lungometraggio Netflix perde, però, l‘occasione di andare oltre la superficie della banalità per proporre una narrazione un po’ approssimativa e di risoluzione generica. 

Forse in quanto commedia, avrebbe potuto spingere più in alto l’asse dell’asticella e proporsi come un film che rifugge da soluzioni facili ma che analizza ed insieme ironizza sulle assurde contraddizioni di una realtà che ci vuole o madri o donne in carriera. Natalie, forse, riuscirà a raggiungere l’obbiettivo in ambedue le sfere, personale e lavorativa. Insomma, per Natalie comunque vada sarà un successo. Sarà lo stesso per noi?

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