The Sandman: l’adattamento tv è una ventata d’aria fresca. Recensione
The Sandman è arrivato quasi in sordina su Netflix, senza una martellante campagna di marketing a riempire gli annunci Facebook e Instagram.
La serie TV è apparsa da un giorno all’altro tra i titoli disponibili, discreta, non sapendo che sarebbe stata travolta da un incredibile favore di critica e pubblico.
La serie originale Netflix è tratta dall’omonimo fumetto cult ideato e scritto da Neil Gaiman, pubblicato in 75 albi dal 1988 al 1996. Anche se è stato pubblicato dalla DC Comics, The Sandman ha abbandonato da subito le sue origini nell’universo DC ed è diventato un prodotto a sé, con un personaggio che niente ha a che fare coi supereroi della casa editrice.
L’idea di un adattamento televisivo aleggiava già nei primi anni ’90, ma è rimasto un nulla di fatto. Solo nel 2010 la DC Entertainment ha deciso di cominciare a lavorare a una serie; l’accordo con Netflix, però, è arrivato soltanto nel 2019, anno in cui è cominciata la produzione degli episodi.
E ora, finalmente, eccoci a noi: The Sandman è approdata il 5 agosto su Netflix conquistando il pubblico e trovando il favore quasi unanime della critica. Un successo che non si è visto spesso negli ultimi tempi, tralasciando titoli già rodati come Stranger Things o Locke & Key. La serie è una ventata d’aria fresca non solo tra le proposte della piattaforma di streaming, ma anche rispetto alle altre serie tv del momento.
Morfeo, il re dei sogni, viene imprigionato per errore da un aristocratico che vuole resuscitare suo figlio. L’obiettivo dell’uomo era in realtà Morte, sorella di Morfeo, ma qualcosa è andato storto durante il rituale e l’uomo si ritrova con l’Eterno sbagliato.
La sua sete di potere e di vita eterna però lo spinge a tenere prigioniero Morfeo finché non gli darà ciò che vuole. Il re dei sogni si rifiuta: la sua scelta lo costringerà a rimanere rinchiuso per 105 anni, finché non riuscirà a liberarsi e tornare nel suo regno.
Nel frattempo, però, tutto è cambiato, e il regno dei sogni versa in condizioni disastrose: i sogni e gli incubi sono fuggiti, il palazzo è distrutto e nel mondo della veglia impazzano il caos e la distruzione. Morfeo dovrà quindi riportare l’ordine nei due mondi, non senza prima aver recuperato tre artefatti cuore del suo potere: l’elmo, il rubino e il sacchetto con la sabbia.
Possiamo immaginare The Sandman organizzata in tre parti distinte, corrispondenti all’evoluzione del personaggio di Morfeo. La prima parte è quella più “statica”, durante la quale conosciamo il re dei sogni e apprendiamo i suoi poteri, le sue inclinazioni e gli ideali che lo spingono ad agire. Il recupero degli artefatti serve a scavare nel personaggio, mostrandocelo per come è sempre stato.
La seconda parte è quella in cui Morfeo deve fare i conti con gli imprevisti e un pericolo che coinvolge il mondo dei sogni e quello della veglia. Durante questa fase si intravedono le prime crepe e contraddizioni di un Eterno che non ha mai avuto bisogno di mettere in discussione le proprie scelte, e che ha sempre imposto il suo volere senza prendere in considerazione le motivazioni altrui.
Nella terza parte assistiamo a una vera e propria evoluzione del personaggio: Morfeo comprende che durante la sua assenza le cose sono cambiate, e che quindi non può più agire come faceva un tempo. Mentre i sogni e gli incubi si sono evoluti, hanno conosciuto più a fondo gli umani e hanno seguito un percorso di crescita, il re dei sogni è rimasto fermo a 100 anni prima, quando niente minacciava la stabilità del regno.
Assistiamo così a una parabola del personaggio che lo rende più umano, ma non per questo meno autoritario. La serie riesce nell’intento di mostrare ombre e luci di un re che si è sempre creduto perfetto e infallibile, e lo fa senza cadere mai nel banale.
The Sandman indaga e ci mostra anche l’oscurità dell’anima, che trova nel personaggio de Il Corinzio la sua massima espressione: lui è la chiave che libera i demoni insiti nel cuore degli umani; è l’incubo che si fa vivo sulla Terra, che si nutre del male nascosto dietro i desideri più reconditi per diventare più forte. L’opposto di Morfeo, la creazione che si ribella al creatore: uno dei personaggi più interessanti dell’opera.
La trasposizione televisiva è fedele al fumetto di Gaiman, almeno nella struttura della storia. Molti dei dialoghi riportati nella serie arrivano direttamente dai balloon degli albi, così come gli eventi a cui assistiamo. La serie tv perde alcune delle tinte horror dell’opera originale, forse per adattarsi a un pubblico più vasto, ma mantiene comunque un forte impatto visivo ed emotivo.
Gli episodi con Morte e John Dee (uno straordinario David Thewlis, conosciuto ai più come Remus Lupin) riescono a fare leva sulle paure dello spettatore, portandolo a cupe riflessioni sul senso stesso della vita e sulle proprie pulsioni.
Le differenze principali tra serie tv e fumetto riguardano il sesso e l’identità dei personaggi. Si comincia da Lucienne, nei fumetti Lucien, che diventa donna nella serie Netflix e assume un ruolo più importante. Gender swap anche per John Costantine, che i telespettatori conoscono invece come Johanna. La serie fa intuire che la nuova esorcista sia una discendente dell’amico di Morfeo, quello che troviamo nei fumetti.
Un altro cambiamento importante riguarda Lucifero, uomo nei fumetti ma anche, come sappiamo, nella tradizione biblica. Una decisione forse rischiosa, ma che si è rivelata vincente grazie al talento di Gwendolyn Christie. Ci sono poi le modifiche riguardanti le etnie dei personaggi, in particolare per quanto riguarda Lucienne, Morte e i fratelli Jed e Rose Walker. Tutte scelte che non hanno alterato la bellezza della storia ma che, anzi, l’hanno arricchita.
The Sandman è una novità da cogliere al volo, una serie diversa dalle altre che omaggia nel modo migliore quel capolavoro figlio di Neil Gaiman, stupendo anche i più dubbiosi. Diverse fonti confermano già l’arrivo di una seconda stagione, per la gioia dei fan.