Jovanotti sul Beach Party perde la pazienza: “Mi fanno schifo…”
Jovanotti risponde alle polemiche insorte contro il Jova Beach Party e parla di green e di lavoro nero dichiarando che “tutto è a norma”. Forti accuse al “ragazzo fortunato”.
Le discussioni sul Jova Beach Party sembrano non avere mai fine e anzi, prosegue il “tour” di polemiche insieme a quello musicale dal rapper italiano, tra critiche e polemiche di ogni tipo e non solo tra gli ambientalisti. L’ultima arriva sulla problematica del lavoro a nero, tema sul quale Jovanotti si è espresso non senza tensione, sottolineando che è tutto in regola.
È intervenuta nelle discussioni anche Trident, la società che organizza il tanto discusso Jova Beach Party sulla problematica che riguarderebbe 17 lavoratori in nero a Fermo, nuova tappa del tour estivo sulle spiagge italiane.
Nel corso di questa torrida estate con i molti problemi climatici di cui si sta discutendo quotidianamente e al contempo i problemi politici che imperversano con le votazioni alle porte, il Jova Beach Party si inserisce a gamba tesa nelle discussioni sul clima.
Gli ambientalisti e con loro diverse news hanno detto la loro e sul web sono circolate tante notizie, di cui vi abbiamo portato alcune informazioni riguardo l’impatto ambientale del Jova Beach Party. Le migliaia di persone che si riversano sulle spiagge con la pressione sul suolo dovuta ai salti, per non parlare dei suoni e delle vibrazioni alternate ma costanti che possono creare danni seri alla fauna, soprattutto a specie in via di estinzione.
La stessa logistica e geografia della spiaggia viene modificata per ospitare il grande palco del concerto e le dune dove si rifugiano diverse specie animali, tra le quali le tartarughe vengono livellate per fare spazio al palco e la pubblico. Inoltre il main sponsor del mega concerto è Fileni che produce carne con allevamenti intensivi.
Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti per avviare una discussione che arriverebbe fino alla fine dell’anno e negli ultimi giorni si è aggiunto il discorso del lavoro in nero e di un certo numero di persone che, lavorando, non avrebbero avuto le carte in regola.
Jovanotti risponde alle accuse e perde la pazienza
A smentire questa cosa, anche in modo piccato ci sarebbe proprio il Jova nazionale che così ha risposto: «Siccome è una cosa molto seria, questa notizia quando l’ho letta mi ha preoccupato. Non mi ha allarmato perché io lavoro con Trident dal 1988 e dal 1988 abbiamo fatto di tutto, dai bar agli stadi, e non c’è mai stata una contestazione sul piano delle leggi del lavoro».
Lo stesso Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha fatto riferimento alle polemiche in corso sul suo evento estivo e ha ipotizzato possano esserci dei rancori e delle piccole vendette in corso e così si è rivolto direttamente a Maurizio Salvadori con cui collabora da anni, fondatore di Trident e gli ha chiesto aggiornamenti sulla questione. Salvadori ha confermato di aver ricevuto un controllo approfondito in cantiere e così si è espresso sulla faccenda:
“Trident collabora con 20 società nella costruzione del Jova Beach Party, società che noi conosciamo e che lavorano nella musica da anni se non decenni. È impensabile che lavorino in nero, da una parte fa sorridere, dall’altra è un’accusa davvero pesante: il lavoro in nero al Jova Beach è una contraddizione in termini”.
Salvadori ha dunque smentito la notizia che riguarderebbe 17 dipendenti in nero e questa volta sembra non esserci alcun fondamento. Di sicuro però il Jova Beach Party continua a trovarsi nell’occhio del ciclone per tantissime questioni irrisolte e tanti problemi che si trascineranno una serie di conseguenze che di certo non saranno risolte in breve. Come la affronterà Jovanotti?
Per il momento in una delle ultime date il cantante ha fatto un discorso pro – ambiente nel quale sosteneva che gli errori commessi dall’uomo sul pianeta sono delle cicatrici che purtroppo restano ma l’essere umano, ha detto, ha creatività e intelligenza e può fare tanto perché la spiaggia è un luogo fragile e così altri luoghi nel mondo.
Eppure il ragazzo fortunato al quale tanti anni fa è stato regalato un sogno si difende dagli attacchi e dalle persone che hanno parlato di killeraggio anche rispetto al modo in cui vengono date le notizie sul suo conto: “Sappiamo come funzionano le agenzie. Il fatto che sia uscita alle 7 di sera non ti dà tempo di replicare, è un killeraggio, una tecnica collaudatissima per cui devi aspettare i giornali il giorno dopo per replicare”.
A proposito del greenwashing e delle accuse che gli sono state rivolte Jovanotti ha poi aggiunto: “Sta girando questa cosa su cui vorrei dire la mia. Il Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema. Non devastiamo niente, anzi non solo ripuliamo le spiagge, ma le portiamo a un livello migliore di come erano prima. Il Jova Beach non è un progetto greenwash, è una parola che mi fa cagare come mi fa schifo chi la pronuncia perché è una parola finta, un hashtag e sapete dove potete metterveli gli hashtag”.
“Eco-nazisti che non siete altro, continuate ad attrarre a voi l’attenzione, sono fatti vostri. Io vi dico che questo è un progetto fatto molto bene, che parla di obiettivi di sostenibilità e che ne realizza quelli che è in grado di realizzare con gli strumenti a disposizione”.
Insomma con un certo nervosismo in corpo questa è stata la risposta di Jovanotti alle accuse di danneggiamento degli ecosistemi. Peccato che sembra non esistano neppure delle condizioni a norma per portare migliaia di persone su una spiaggia e bombardare di musica flora e fauna che ne escono a pezzi. Perché non basta pulire la spiaggia per dire di aver rispettato l’ambiente e questo è stato spiegato più volte, i suoni quando hanno ucciso centinaia di pesci non li puoi ripulire o riesumare la fauna morta il giorno prima.