Terremoto Bakayoko rompe il silenzio e il suo racconto è agghiacciante, “Nel video non si vede tutto. Ero in pericolo”
Arrivano nuove dichiarazioni sul caso che sta facendo esplodere le polemiche rispetto al fermo del centrocampista del Milano Bakayoko, proprio lui ha deciso di rompere il silenzio e raccontare tutta la storia, la rivelazione è spaventosa.
Ormai la vicenda del calciatore rossonero Bakayoko fermato in centro Milano in data 3 luglio dalla polizia ha fatto il giro di tutta la penisola, la questione ha alzato un vero e proprio polverone.
Ci sono diverse persone che condannano pienamente il gesto avvenuto per l’aggressività che gli agenti hanno dimostrato nel fermare i due passeggeri, dall’altro in molti rimangono fermi sulla questione che le forze dell’ordine stavano semplicemente facendo il loro lavoro e che i due corrispondevano esattamente all’identikit delle persone che poco prima avevano aperto il fuoco in zona Corso Como.
La immagini che abbiamo visto tutti effettivamente sono inquietanti, il calciatore con le mani dietro la testa appoggiato di faccia alla macchina della polizia, nello stesso istante l’altro agente punta una pistola verso il passeggero che era nella vettura insieme al calciatore.
Le immagini durano pochissimo, gli agenti dopo brevi istanti si accorgono che quelli che stanno perquisendo non sono le persone che stavano cercando, inoltre uno si accorge che la persona con le mani ben in vista è proprio il centrocampista del Milan Tiémoué Bakayoko, così con una pacca sulla spalla lo lascia andare insieme all’altro.
Ovviamente in tutto questo il calciatore è palesemente spaesato e spaventato, per lui e il passeggero sono stati attimi davvero terrificanti, nonostante l’episodio sia accaduto nei primi giorni di luglio, è arrivato all’opinione pubblica solamente il 17 del mese, nel frattempo il calciatore aveva mantenuto il silenzio sull’accaduto non volendo rilasciare alcune dichiarazioni.
Finalmente proprio Tiémoué Bakayoko ha deciso di rompere il silenzio e ha raccontato quello che davvero ha vissuto in prima persona, lo ha fatto attraverso le sue Instagram storie, in questo modo ha cercato di fare chiarezza rivelando alcuni aspetti della vicenda che lasciano davvero agghiacciati.
— Out Of Context Milan (@nocontextmilann) July 17, 2022
La confessione di Tiémoué Bakayoko è agghiacciante
Le parole del campione rossonero di origini francesi sono davvero spaventose, soprattutto perché racconta qualcosa che le telecamere non sono riuscite a riprendere, così scopriamo che quello che abbiamo visto nel breve video è solo la parte ‘tranquilla’ della vicenda.
Mentre quello accaduto proprio prima lo ha profondamente scioccato, lo stesso racconta, “Errare è umano, non ho problemi a dire questo. Il problema sono i modi e la metodologia e penso che si sia andato oltre il dovuto”. Poi prosegue e la storia prende una piega davvero orribile, “Mi sono ritrovato con la pistola a un metro da me, sul finestrino lato passeggero. Hanno messo chiaramente le nostre vite in pericolo”.
La Questura di Milano ha spiegato che gli agenti stavano cercando due persone centro-africana a bordo di un Suv e il colore dei vestiti corrispondevano a quelli del calciatore e del passeggero, quindi sottolineando che il comportamento degli agenti è stato impeccabile.
Però a Bakayoko qualcosa non torna, non tanto nel fermo, ma quando nelle modalità, infatti si chiede, “Perché non mi hanno semplicemente chiesto il nome e i documenti? Nel video che è stato postato sui social non si vede tutto”.
Il famoso calciatore è uscito da questa terribile situazione incredulo e scioccato per quello che ha vissuto, così aggiunge, “Qualunque siano le ragioni che li hanno spinti a farlo, è un errore sapere di non avere certezze sui sospetti arrestati. Ci potevano essere conseguenze molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo”.
Riflettendo a mente lucida sull’accaduto, infatti, è impossibile non iniziare a porsi alcune domande basilari, tra cui come mai le forze dell’ordine abbiano deciso di lasciare andare liberamente lo sportivo una volta riconosciuto, come se un calciatore di Serie A non potesse anche essere la stessa persona che ha aperto il fuoco pochi minuti prima?
Come se la sua posizione sociale lo esonerasse dai controlli? visto che corrispondeva perfettamente all’identikit di quelli che poco prima avevano sparato in Corso Como.
E invece, se fossero state delle persone comuni? Quali ulteriori modalità avrebbero messo in atto per capire se quelle fermate erano effettivamente le persone che stavano cercando? Proprio Bakayoko conclude il suo sfogo social dicendo, “Non è accettabile mettere vite in tale pericolo”.