Micheal Schumacher finché morte non ci separi, grande lezione d’amore a Totti e Ilary Blasi
Mario Adinolfi ha strumentalizzato la separazione di Totti e Ilary Blasi, come stanno facendo quasi tutti, usando come metro di giudizio sul matrimonio una coppia che ha dovuto affrontare un dramma devastante.
Mario Adinolfi è un personaggio costantemente controverso che decide di esporsi su tematiche a lui molto care, che portino anche un sacco di interesse mediatico e riflettori su di lui, in barba alla discriminazione che costantemente vomita addosso a una fetta di popolazione che esiste, certo una minoranza, ma si sa, in questo modo è più semplice.
Così anche in questo caso prende in mano l’argomento più caldi di questo luglio 2022, la separazione tra Ilary Blasi e Francesco Totti e lo trasforma in un suo comizio dove ci viene a spiegare che cos’è il matrimonio (secondo lui) o cos’è la normalità (secondo lui).
Adinolfi attacca pesantemente sia la coppia ma anche la Repubblica, proprio da qui parte, perché decide, sull’ondata del momento e ovviamente a giusta causa, “La favola è finita, viva la normalità”.
Ovviamente si sta parlando di qualcosa di mediatico, che accende gli animi di tutte quelle persone fan della coppia Blasi Totti e che oggi ‘piange’ la fine di un matrimonio che per molti anni, praticamente venti, è stato un faro nella notte a dimostrazione che le vere coppie esistono, quelle che si amano per sempre.
Un bel pensiero, sicuramente queste coppie esistono, ma non è il caso di Ilary Blasi e Francesco Totti, che hanno trovato l’epitaffio di un amore che per il mondo dello spettacolo è quasi un record.
Il punto è che tutti sappiamo quanto poco sia credibile parlare di favola e ancora meglio conosciamo le difficoltà di vivere una relazione, soprattutto se dura da anni, richiede sacrificio, dedizione, spesso compromessi, non è un lavoro per deboli.
Invece per Adinolfi semplificare sembra quasi una passione, lo stesso afferma che la normalità sono i 28,5 milioni di italiani sposati, badate bene usa la parola sposati, contro i circa 2 milioni che in Italia hanno scelto di divorziare.
Continua dicendo che la normalità è stata quella di sua madre che è stata accanto al marito fino alla morte dello stesso, ovviamente non è stata una ‘favola’, forse più di quanti lui possa immaginare possono capire quello che ha provato la famiglia Adinolfi, ma aggiunge qualcosa di inquietante: per lui questo voler accompagnare il marito e stargli accanto nel periodo più devastante della sua vita è stato un “impegno responsabile”.
Lascia davvero l’amaro in bocca il pensiero che la madre di Adinolfi non avrebbe tenuto la mano del marito malato se non fossero stati sposati perché non sentiva di avere alcun impegno. Forse non stiamo confondendo una istituzione con un’altra cosa che si chiama amore e che non centra nulla con il matrimonio?
Cosi il famoso politico e blogger, ma mi piace di più pensarlo come ci ricorda Wikipedia ‘giocatore di poker’, ci racconta una favoletta, quella che il vero matrimonio salva da tutti i mali del mondo e che quello tra Ilari Blasi e Francesco Totti non è stato abbastanza rispettoso del nome che porta, perché chi si sposa si deve amare per sempre, incondizionatamente, senza scelta, senza condizioni, senza la volontà di poter più tornare indietro.
Chi se ne frega se l’amore finisce e questo malessere portato dentro le mura domestiche potrebbe essere la vera causa del disagio dei propri figli. No, l’importante è tenere fede a un impegno responsabile scritto su un pezzo di carta. Questa è la vera famiglia, odiarsi sotto lo stesso tetto perché ci si è sposati.
Anche lui però ammette di aver commesso il passo falso, complice la gioventù forse, di aver sposato e poi lasciato, ma adesso con la maturità acquisita negli anni ha trovato l’amo… ah no quella è un’altra storia, ha trovato la persona con cui sposarsi e che lo ha portato a una stabilità matrimoniale.
Così ci racconta, “ha permesso un benessere emotivo delle mie figlie e basta vedere una loro foto per coglierlo…”. Ovviamente l’augurio è che sia davvero così, il benessere dei figli, come della coppia va oltre qualsiasi polemica, ma non è un po’ ridicolo ai tempi di Instagram, che ci insegna quando sia poco reale una foto, dirci che proprio attraverso quella possiamo capire davvero cosa si nasconde nell’animo più profondo dell’essere umano?
Il colpo da maestro però lo mette in atto quando strumentalizza un’altra coppia famosa, distrutta da un dolore devastante e una tragedia senza fine per raccontare qualcosa che non centra nulla con il matrimonio.
Ma come detto sopra, l’amore sincero, quello che non è tangibile, non si firma su un pezzo di carta, lo si dimostra tutti i giorni senza averlo giurato davanti a dio o a un messo comunale.
Prende ad esempio Corinna Betsch, moglie Michael Schumacher, parla di normalità e cattiva sorte dicendo a quelli di Repubblica che sono loro il vero esempio di matrimonio, chiama a raccolta tutte le spose e gli sposi (gli altri che vivono una coppia nell’amore senza un documento che lo certifichi non hanno valore), perché vivono il dramma e il dolore nel silenzio, come dimostra il film documentario uscito su Netflix il 15 settembre 2021 proprio intitolato Schumacher.
Forse Adinolfi se lo è perso, in effetti il catalogo del gigante dello streaming è davvero affollato di materiale interessante ed è difficile stare dietro a tutti i contenuti. Usare la propria notorietà per ritagliarsi uno spazio mediatico non è una condanna e riprendendo sempre le parole del blogger pokerista, non è vero che una coppia sposata che decide di rimanere insieme di fronte a ogni avversità “da ancora un senso profondo a quell’istituto plurimillenario che si chiama matrimonio”.
Ma la favola e la normalità sono decidere di rimanere insieme perché si combatte in comune accordo per quell’amore che a volte sembra quasi impossibile da salvare, la favola e la normalità sono anche decidere di dirsi addio dopo vent’anni di relazione perché si è arrivati al punto che stare insieme fa più male che bene.
La favola e la normalità sono essere onesti con se stessi e liberi di poter scegliere in completa liberà per la propria vita, il proprio futuro e per il vero benessere. La vera favola sarebbe riuscire a scardinare quello che ancora troppe persone, Adinolfi in prima linea, chiamano normalità suggellando una unione che ha valore solo se identificato come matrimonio.