Chi è Thomas Shelby, un diavolo o un salvatore? Forse entrambe le cose o forse nessuna? La risposta non è così semplice.
“È un dio, è un uomo. È un fantasma, è un guru”. In effetti, Thomas Shelby (Cillian Murphy) di Peaky Blinders è molte cose. Può essere qualsiasi cosa la situazione gli richieda, sia esso un rispettabile padre di famiglia, uno scaltro uomo d’affari, un deputato socialista o uno spietato gangster. Tuttavia, non è né un bravo ragazzo senza macchia né un cattivo insensibile.
Esiste una via di mezzo, in una sorta di zona grigia permeata da una foschia come una fredda mattina nebbiosa nelle strade di Birmingham. Come protagonista ricade sotto l’etichetta di antieroe, ma al di là di questo resiste alla classificazione da parte degli spettatori, degli altri personaggi e persino di se stesso. Solo nell’ultimo episodio della stagione finale la nebbia si dirada, il suo passato va in fiamme, dalle ceneri e dalle macerie rinasce un uomo nuovo.
Tutto ciò che compone Tommy spesso rimane inespresso: le complessità, le ambizioni, le emozioni, le contraddizioni, i fantasmi. Questi non sono necessariamente invisibili, sono sempre lì, presenti in ogni cosa, dal sottotesto delle sue battute alle più piccole sfumature della spettacolare interpretazione di Murphy. Ma come protagonista Thomas non ci invita a entrare nella sua testa, anzi, ci tiene fuori.
Persino le persone più vicine a lui lo trovano difficile da inquadrare, la più capace di decifrarlo è la zia Polly Gray (Helen McCrory), ma nemmeno lei riesce a capirlo appieno. Tommy può essere cose diverse per persone diverse; per alcuni è un salvatore, per altri è il diavolo. Questo lo rende entrambe le cose o nessuna? La risposta non è così semplice.
Tommy è imprevedibile e non è – o non può essere – sempre costante nelle sue risoluzioni, il che è vero per qualcuno la cui salute mentale è appesa a un delicato equilibrio, che si manifesta solo quando è solo o a porte chiuse. Questa incostanza può essere intesa come iniziata anche prima degli eventi della serie. Una netta divisione distingueva Tommy prima della guerra e Tommy dopo la guerra.
Prima della Francia “Rideva, molto”, ricorda Polly a Grace (Annabelle Wallis) nella stagione 1, episodio 6. Come altri uomini che hanno vissuto in prima persona i terribili eventi della Prima Guerra Mondiale, non è tornato uguale o, come direbbe Tommy stesso, “nessuno è tornato”. È consapevole che avrebbe dovuto morire in Francia.
Non solo aveva ricoperto uno dei ruoli più pericolosi e claustrofobici della guerra, quello del tunnelliere, ma forse non sarebbe sopravvissuto se Freddie Thorne (Iddo Goldberg) non si fosse preso una pallottola per lui. Secondo le parole del creatore e scrittore Steven Knight in un’intervista: “Tommy è tornato dalla guerra praticamente pronto a morire. Ho sempre immaginato che, poco prima dell’inizio della serie, si fosse puntato una pistola alla testa ma avesse deciso: ‘Potrei anche continuare, perché no?’ […] Quando è tornato dalla guerra, la guerra era ancora in corso nella sua testa”.
Con Tommy c’è sempre questa mentalità del “perché no”, da quando è tornato dalla guerra ha vissuto un tempo preso in prestito e quindi sta bene, addirittura prospera nell’avvicinarsi al limite e nel flirtare con la distruzione. Il trauma può ridefinire il proprio percorso di vita e stravolgere il senso di identità. Il trauma di Thomas lo ha trasformato in un uomo che ha accettato pienamente la propria mortalità e non è quindi scoraggiato dalla paura di morire.
I suoi limiti umani, o meglio, la sua consapevolezza di essi è svanita al punto che è disposto a correre rischi incredibili, ma calcolati. Thomas Shelby è un puzzle con molti pezzi che non ci aiuta a risolvere. È soprattutto l’apprezzamento che gli altri personaggi hanno di lui a fornirci indizi su come ricomporre il mistero che è.
“Viviamo da qualche parte tra la vita e la morte, aspettando di andare avanti. E alla fine lo accettiamo. Stringiamo la mano ai diavoli e ci passiamo accanto”.
Polly lo dice a Tommy nella stagione 4, episodio 6, il limbo in cui si trova Tommy rende difficile per chiunque raggiungerlo. Come protagonista è inafferrabile proprio perché il suo trauma lo ha portato a chiudere le sue emozioni lontano sia da occhi amichevoli che da occhi indiscreti.
Ogni volta che fa un paio di passi su per le scale della guarigione, succede qualcosa che lo spinge di nuovo giù come Sisifo e il suo masso. “Tommy è rimasto chiuso e congelato dentro di sé per molto tempo”, ha detto Knight durante un’intervista, “Poi ha incontrato Grace e lei ha cambiato le cose, ha sbloccato un po’ le porte. Non appena questo accade, viene chiuso di nuovo perché lei viene uccisa”.
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Mentre Tommy inganna la morte ancora e ancora, i suoi cari, come Grace, finiscono per pagarne il prezzo. Questo non solo lo fa tornare indietro, ma aggiunge ulteriori strati alla sua pila di traumi. Il fantasma di Grace lo perseguita per le restanti stagioni, anche se non la vediamo, possiamo sentire i suoi sospiri inquietanti ogni volta che Thomas affronta momenti decisivi di agitazione interiore, rivelando come sia molto più appesantito emotivamente e psicologicamente di quanto voglia mostrare.
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