The Stranger per Un Certain Regard al Festival di Cannes. Recensione
The Stranger è un film thriller poliziesco australiano scritto e diretto da Thomas M. Wright e presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes.
Nel cast Joel Edgerton, che ha presentato il film al pubblico insieme al regista e gli altri interpreti Sean Harris, Steve Mouzakis, Brendan Cooney, Mike Foenander, Alan Dukes, Matthew Sunderland e Jeff Lang.
Un poliziotto sotto copertura, interpretato da Edgerton fa amicizia con un sospettato di omicidio e l’obiettivo è quello di portare l’uomo a confessare il delitto commesso nel 2002, Sono otto anni che la polizia gli sta dietro e forse si è finalmente arrivati a un punto di svolta.
Tutto avviene in modo apparentemente semplice, finché la trama si complica via via che si procede avanti, svelando i diversi colpi di scena della trama. All’inizio il sospetto criminale ci viene presentato come un uomo qualsiasi, solitario, Henry appunto (un perfetto Sean Harris), che si trova su un autobus e incontra Paul (Steve Mouzakis) che inizia una conversazione con lui, ha bisogno di un amico mentre Henry è in cerca di lavoro.
Quando Paul si offre di presentare al suo nuovo amico i suoi contatti criminali, Henry accetta. A questo punto entra in gioco Mark (Joel Edgerton), che viene presentato come un boss del crimine di medio livello con un lavoro di contrabbando disponibile per Henry. Da questo momento il piano si attiva e i due diventano collaboratori.
Il film di Wright si prende il suo tempo e ci presenta i personaggi con calma, mostrandoci prima la superficie e poi raccontando poco alla volta tutto di ciascuno senza svelare troppe cose all’inizio.
Il punto di vista viene diviso tra la polizia che svolge un ruolo di intermezzo tra i momenti in cui Mark e Henry sono insieme e quelli in cui Mark è a casa con suo figlio e si gode i pochi momenti di apparente tranquillità familiare anche se la sua testa è sempre sul caso. Anzi, vi sono delle scene cupe nel film, Mark ha gli incubi sull’inquietante personaggio con cui si accompagna e fatica a dormire sapendo di avere contatti molto stretti con un assassino.
Dal canto suo Henry passa da atteggiamenti normali a comportamenti sempre più ambigui e inquietanti che portano la vicenda a livelli tensione sempre più alti e la crescente tensione ci tiene incollati allo schermo.
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Se non fosse per le capacità interpretative di Edgerton e Sean Harris probabilmente il film sarebbe più lento anche se le scelta di non raccontare in modo lineare cronologico la storia è senz’altro una scelta azzeccata.
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Il film per altro è tratto da una storia vera, il che lo rende anche più forte e inserire le scene domestiche di Mark con suo figlio, intervallate dai rapporti della polizia che raccontano l’efferato omicidio commesso da Henry danno al film una densità e una profondità notevoli.