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Dropout su Disney +, la storia di una truffatrice che vorresti prendere a schiaffi. Recensione

The Dropout è la serie composta da otto episodi, in onda su Disney+ dal 20 aprile 2022 che vede protagonisti Amanda Seyfried e Naveen Andrews. 

La serie si ispira a un podcast true crime firmato dalla giornalista investigativa Rebecca Jarvis, The Dropout appunto che ricostruisce la storia vera di Elizabeth Holmes, un’outsider ossessionata da Steve Jobs, al punto da voler diventare come lui. Elizabeth voleva fare la differenza, come Jobs voleva creare qualcosa che cambiasse il mondo, ma aveva talmente tanta fretta che per realizzare il suo sogno ha montato su una messa in scena, una truffa che ha portato avanti per anni.

Tutto nella vita di Elizabeth inizia con la vanagloria, la voglia di arrivare alla meta e qual era questa meta? Elizabeth vuole fare la differenza e concepisce un macchinario capace di analizzare una sola goccia di sangue in poco tempo. Un’idea geniale, sulla carta, peccato che la sua realizzazione pratica sia alquanto complessa, al punto che la tecnologia intorno a questa idea si rivela fallimentare.

Amanda Seyfried ha fatto un lavoro eccezionale nell’interpretazione della truffatrice Holmes al punto da essere praticamente insopportabile, tanto da farci venire voglia di prenderla a schiaffi e desiderare la sua caduta.

Il livello di autismo e psicopatia di questo personaggio sono ben superiori a quelli di Mark Zuckerberg in The Social Network interpretato, anche in quel caso molto bene, da Jesse Eisenberg. La serie è creata da Elizabeth Meriwether, la stessa creatrice di New Girl, sitcom di genere assai diverso ma brillante e in egual misura. Per Amanda Seyfried è stata sicuramente una sfida quella di incarnare un personaggio calcato sulla persona reale di Elizabeth Holmes, le cui tendenze sociopatiche si rivelano in un’assenza di empatia molto ben eseguita dall’attrice e che si manifesta per altro in modo graduale nel corso della storia.

Ma non dimentichiamo che ai suoi esordi Amanda ha interpretato il personaggio di Lilly Kane, la migliore amica di Veronica Mars, morta assassinata nell’omonima serie Tv. Già in quella occasione Amanda, reduce anche dal suo esordio cinematografico dello stesso anno Mean Girls (2004), ha dimostrato delle doti recitative in grado si spazzare via i coprotagonisti.

In questo caso al suo fianco c’è un altro fuoriclasse, Naveen Andrews che interpreta il ruolo di Sunny Balwani, compagno e complice di Elizabeth Holmes.

La storia inizia quando Elizabeth ha appena 18 anni e sta per intraprendere un viaggio in Cina per studiare il mandarino dove incontrerà Balwani per poi iscriversi alla facoltà di ingegneria chimica a Stanford, pianifica la sua prima volta e intende bruciare i tempi della sua educazione abbandonando l’università al secondo anno. Il titolo della serie in effetti è eloquente perché in inglese il termine “dropout” significa sia chi si esclude dalla vita sociale sia chi lascia un percorso di studi prima di averlo completato.

Elizabeth fonda così Theranos, una società dedicata a sviluppare un sistema diagnostico basato sul prelievo di poche gocce di sangue per rilevare la presenza di centinaia di patologie. Durante il processo che la vede coinvolta il principale capo d’accusa è l’azione fraudolenta ai danni di investitori e clienti.

Il suo è un romanzo di formazione al contrario in cui non la vedremo mai portare a termine alcunché, anzi metterà su un’impalcatura di bugie, un castello nel quale si rifugerà rifiutando di crescere e di ammettere i propri errori e mettendo in pericolo molte vite, alcune di queste anche destinate a finire per causa sua. In lei non si compie nessuna evoluzione se non quella che riguarda il virtuale, la pura mascherata. Tutto ruota intorno a lei e il suo si potrebbe definire un disturbo narcisistico della personalità.

Osannata nel 2015 da Forbes come più giovane e ricca self-made woman d’America, nel 2018 è già considerata dai media un vero e proprio bluff: la bolla che aveva creato, complice una paranoica segretezza, attorno alla sua azienda scoppia improvvisamente a seguito del suicidio di un dipendente e tutto questo perché Elizabeth vendeva fumo, aveva in laboratorio una tecnologia che non funzionava e non permetteva a nessuno degli investitori o dei giornalisti di vederla o testarla. I suoi collaboratori l’hanno abbandonata uno dopo l’altro finché la morte per suicidio di Ian Gibbons fa crollare il suo castello di carte.

Lo stile narrativo di The Dropout, che alterna i momenti degli interrogatori con i flashback della storia ricorda appunto il già citato The Social Network, mescolando la finzione con l’inchiesta e tutto questo senza giudicare niente e nessuno ma riportando in maniera oserei dire quasi asettica la storia davanti ai nostri occhi e lasciando a noi le valutazioni finali.

Alla fine, quello che possiamo dire è che una storia del genere poteva accadere solo in America, perché vicende come questa o la storia di Zuckerberg o ancora quella di Steve Jobs hanno tutte una cosa in comune, la cultura americana che spesso si lascia sedurre dalle mitologie del genio incompreso e precoce, il sogno americano, credere che da zero si possa arrivare a cento anche saltando le tappe. Come quella vecchia storia del garage in cui dedicarsi al progetto della vita destinato a diventare un’azienda da milioni di dollari.

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Per non parlare del fatto che la sanità in America vuole soldi e ne vuole tanti, per curarsi finanche un’unghia incarnita ci vuole un’assicurazione medica, per averla si deve lavorare. All’epoca l’idea di avere le analisi del sangue in modo più veloce e magari ammortizzare i costi fu qualcosa di abbagliante.

La vicenda di Elizabeth ci dice una cosa importante, i ventenni emarginati, che non sono riusciti a integrarsi nella società dei loro coetanei, cercano di riscattarsi bruciando le tappe creando imprese e start up da miliardi di dollari e solo per dimostrare a chi li ha snobbati che loro sono qualcuno, che ce l’hanno fatta, ma come? Infrangendo le leggi e mostrandosi carismatici, vendendo fumo e abbagliando con il marketing e tutto ciò perché forse, non erano in grado di partecipare alla corsa effettuando tutte le tappe correttamente.

Risultato? Chi prende la scorciatoia può farcela all’inizio, ma dopo un po’ è destinato a cadere, perché certe cose si possono ottenere solo con lo studio, il duro lavoro, la ricerca e tanta costanza.

The Dropout, la serie targata Hulu è in onda in Italia su Dinsey+ a partire dal 20 aprile 2022,  ed è composta da un totale di otto episodi.

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