Doctor Strange nel Multiverso della Follia, Sam Raimi porta il MCU ad essere veramente horror. Recensione senza spoiler
Le sequenze d’azione sono grandiose, abbinate allo stile visivo del film e agli elementi horror, il film funziona piuttosto bene, sebbene i percorsi individuali dei personaggi siano lacunosi.
Il Marvel Cinematic Universe incontra l’horror in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Diretto da Sam Raimi – la cui ultima avventura nel mondo dei supereroi fu con Spider-Man 3 – da una sceneggiatura di Michael Waldron, Doctor Strange 2 è visivamente sorprendente. Osa fare ciò che gli altri film del MCU non hanno mai fatto, elevando i suoi effetti e la cinematografia in un modo che lo distingue dai suoi predecessori.
Le sequenze d’azione sono sorprendenti e, abbinate allo stile visivo del film e agli elementi horror, funzionano davvero alla grande, soprattutto se visto in 3D, però ci sono ancora alcuni problemi legati ai percorsi individuali dei personaggi.
Il dottor Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) sta facendo sogni bizzarri, vedendo America Chavez (Xochitl Gomez) e una sua versione con in codino correre verso qualcosa mentre di allontana dal mostro raccapricciante che li insegue. Ciò che Doctor Strange realizza presto è che non si tratta affatto di un sogno; quello che sta vivendo è un altro universo.
Non ci vuole molto perché lo stregone e Wong (Benedict Wong), ora Stregone Supremo, incontrino America nel loro mondo. La giovane è inseguita da creature che lavorano al servizio di qualcuno che sta cercando di rubarle i poteri, che consistono nel viaggiare attraverso ogni dimensione del multiverso.
Lei è spaventata dalla situazione e si unisce a Wong e al Dottor Strange, lo stesso tenta di reclutare Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), ora conosciuta come Scarlet Witch, mentre stanno cercando il Libro dei Vishanti, un potente libro contenente magia che permetterebbe loro di fermare il nuovo avversario prima che il multiverso sia messo in pericolo.
A livello emotivo, Doctor Strange nel Multiverso della Follia lascia un po’ a desiderare. Al Doctor Strange viene costantemente chiesto, o si chiede, se è felice, di per sé, vista la situazione e il suo passato è una domanda valida, ma il problema è che la posta in gioco personale per Stephen Strange – almeno al di là dell’essere un supereroe – è praticamente inesistente.
Il primo film non è riuscito a instaurare in maniera stabile certe questioni e il MCU non ha fatto un buon lavoro nel proseguire la sua linea emotiva.
Doctor Strange 2 vorrebbe far credere al pubblico che lo stregone rimpiange davvero di non aver fatto abbastanza per salvare la sua relazione con Christine, un rimpianto che sembra covare per tutto il film. Sarebbe stato emotivamente più efficace se il MCU avesse posto meglio le basi relative a questa storia, resta decisamente più devastante la sue ministoria in What If…
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Avendo un film tutto suo, e quindi più spazio d’azione per concentrarsi sulla sua storia personale, è sembrata più un’alzata di spalle che qualcosa di rilevante, mancando della profondità e del sentimento necessari per farlo risuonare. Lo stesso vale per l’arco narrativo di America Chavez.
Mentre il personaggio ottiene alcune scene fantastiche che mostrano ciò di cui è veramente capace, la storia di America è poco approfondita, con la maggior parte della sua backstory relegata ad una scena veloce che non riesce a toccare le corde più profonde dell’anima.
C’è da dire però, che non si ha mai un momento di noia, il sequel si muove abbastanza velocemente nel tentativo di accelerare la sua trama, lasciando lo sviluppo della maggior parte dei personaggi ai margini.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è più una vetrina per Wanda, un’estensione della storia iniziata in WandaVision, ha fatto molta strada da Avengers: Age of Ultron e questo film mostra tutta la portata dei suoi poteri, che sono cresciuti dalla fine della sua serie Disney+.
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Esattamente come li usa e perché, sicuramente entusiasmerà il pubblico, anche se le sue azioni sono meglio comprese dopo aver visto la miniserie, difficilmente senza questo passaggio si riuscirà a godere a pieno della trama centrale del film, questo potrebbe essere un problema.
A differenza degli altri personaggi, però, la storia di Wanda chiude il cerchio ed Elizabeth Olsen è quella che ha più da lavorare in termini di performance emotiva. Inoltre, Rachel McAdams ha molta più storia in questo film come Christine Palmer che nell’ultimo, il che è stimolante e vediamo un uso migliore del suo talento.
Visivamente il film porta il gioco ad un altro livello. Raimi intreccia elementi horror semplicemente fantastici, elevando il film dalla sdolcinata avventura del multiverso a un viaggio horror spaventoso e in qualche modo inquietante. Una scena vede America, Doctor Strange e Christine in piedi, in attesa prima che un’ombra si scagli contro di loro e una figura, inzuppata di sangue e arrabbiata, gli si palesi inaspettatamente davanti.
È un favoloso momento di suspense misto a terrore, sono scene come questa che aiutano a costruire la tensione per tutto il film, da questo punto di vista è sicuramente una pellicola marchiata Sam Raimi. Il direttore della fotografia John Mathieson fa un ottimo lavoro con il multiverso, distinguendo ogni mondo dagli altri con sprazzi di colore brillante o con grigi scuri e d’acciaio in luoghi che hanno visto giorni migliori.
Una scena vede America e Doctor Strange attraversare le varie dimensioni del multiverso ed è formidabile, dando al pubblico, in modo unico, un assaggio di ciò che c’è là fuori. Anche se il multiverso è un buon terreno di gioco, non sembra ancora essere stato usato al suo pieno potenziale. È come se la Marvel volesse giocare nella sfera del multiverso senza prendere troppi rischi o andarci completamente dentro.
Doctor Strange 2 nel complesso è un buon film, sicuramente da vedere al cinema perché tutto funziona al meglio se associato al pazzesco impatto visivo, si concentra molto sulla sua trama ma si dimentica dei personaggi, tranne per Wanda, la quale ha una vero arco narrativo.
Il ritmo si muove rapidamente e, anche se non c’è mai un momento noioso, ci sono diversi punti in cui la storia avrebbe potuto rallentare, solo un po’, per permettere di costruire più relazioni tra i personaggi.
Il sequel introduce abbastanza informazioni per far progredire il futuro del MCU mentre racconta una storia relativamente conclusa, quello che distingue Doctor Strange 2 da tutti gli altri predecessori sono i suoi elementi estetici e horror, rendendoci contenti che Raimi abbia deciso di dirigerlo.