“Volevo solo averti accanto”: il romanzo di Ronald H. Balson, tra storia e riflessione. Recensione
“Volevo solo averti accanto” è il romanzo di Ronald H. Balson con al centro un caso giudiziario fuori dal comune. Storia e presente, bugie e riscatto si mescolano tra le pagine, dove la vita riacquista quel valore prezioso, quella forza sorprendente, inseguendo una verità troppo a lungo nascosta.
Emozione e riflessione grazie ad un racconto che tanto lontano dal nostro presente non è. Questa è una delle prime considerazioni che mi sorgono spontaneamente: il dramma della guerra che chiede ascolto e comprensione, ferite inguaribili che trovano una tregua nel riscatto e nella verità. “Volevo solo averti accanto”, edito da Garzanti, racchiude tanti spunti, modi di sentire ed esperienze che, nonostante l’impronta inventata dall’autore, non si discostano dal presente attuale.
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Ben Solomon, sopravvissuto ai campi di concentramento, riconosce Otto Piatek, il suo ex amico d’infanzia, cresciuto assieme a lui, divenuto poi uno dei più crudeli SS di Zamosc (Polonia), in Elliot Rosenzweing, ricco e influente benefattore di Chicago. Ad occuparsi della vicenda, intervengono l’amico Liam e l’avvocato Catherine Lockhart che avviano una causa difficile contro il magnate e una lunga ricerca volta a provare il riconoscimento e la storia di Ben. Tutto ruota attorno al racconto storico e alle vicende passate di Ben in un alternato flashback tra gli anni della Seconda Guerra mondiale e il 2004\2005, periodo in cui è ambientato il romanzo.
Cambi di scena e di personaggi, lo spostamento temporale non rivelano esattamente quale sia la verità, se Rosenzweing sia davvero Piatek, lasciando nel lettore quella sensazione di curiosità, quella sorta di accompagnamento al fianco di Ben. Ronald H. Balson ha conferito al suo romanzo una sorta di verosomiglianza storica, molti dei fatti, delle caratteristiche di alcune situazioni sono state reali, documentate ed è scioccante, doloroso rendersene conto. Questo, a mio avviso, è il valore aggiunto. La storia vera che rivive attraverso la narrazione, attraverso questi personaggi umanamente vicino a noi.
Questo aspetto va ad abbracciare anche un lato umano profondo, una questione tipicamente umana: la trasformazione di chi era così famigliare, così vicino in un perfetto estraneo, in un assassino spietato. La fiducia tradita, l’affetto e l’amore negati, uccisi. Quanto davvero pensiamo di conoscere l’altro, i limiti di quello che può arrivare a compiere. Nella lettura traspare anche questa consapevolezza, questo smarrimento personale, la ricerca di un perché. Il titolo originale dell’opera è emblematico, “Once we
were brothers” (“Una volta eravamo fratelli”) racchiude il senso profondo di un’esperienza terribile, inimmaginabile. Che potrebbe benissimo rispecchiare anche il presente. Quella di Ben e della sua famiglia può essere stata la vita di tante persone, segnata da quella “banalità del male” descritta dalla filosofa Hannah Arendt, che ha caratterizzato e che caratterizza qualsiasi guerra, privazione di ogni umanità.
In “Volevo solo averti accanto” si intrecciano passato, riflessione, sensibilità, cambiamento personale e nuova rinascita. Un cammino alla ricerca della verità che libera e dà una luce diversa ai fatti e ai personaggi. Balson ha regalato un racconto dalla scrittura scorrevole, semplice ma di grande impatto emotivo, che fa riflettere, fa tornare indietro, in quella Polonia martoriata e distrutta, in quelle vicende che sembrano così lontane. Un libro che accompagna e che dimostra il grande dono della comprensione, dell’immedesimazione e della consapevolezza. Le custodi che preservano le persone, la dignità ma soprattutto la vita di chi ha vissuto tutto questo.