Delivery di Peter Mendelsund edito da Il Saggiatore è un romanzo dei nostri tempi che racconta la vita dei nostri tempi, una vita che si svolge per frammenti.
Come suggerisce lo stesso titolo Delivery è la storia di un driver, anonimo, una figura di cui sappiamo poco e ciò che riusciamo a carpire è grazie ai frammenti, letteralmente poche righe, di resoconti delle consegne e del rapporto con N. che lavora alla sede dell’azienda e di cui scopriamo poco alla volta alcuni elementi. Uno di questi è che lei è desiderata dal driver.
Siamo in una città senza nome. Potrebbe essere qualsiasi città. Potrebbe essere la nostra. In questa città senza nome un esercito di biciclette si muove nel traffico trasportando oggetti, pranzi e cene, sfreccia tra automobili e autobus, ogni bicicletta una scheggia impazzita. Sopra ognuna di queste biciclette ci sono ragazzi delle consegne, e uno di questi ragazzi delle consegne è il protagonista di Delivery.
Giunto come rifugiato da un altro paese nella città senza nome, è finito nelle maglie di un’azienda di delivery, in cui una ragazza del centralino, N., gli assegna le consegne e lo aiuta con l’inglese, e in cui un Supervisore violento si assicura che tutti gli ordini vengano evasi.
Gli obiettivi sono chiari per il ragazzo delle consegne: buone mance, valutazioni a cinque stelle e conquistare l’amore di N. Ma qualcosa va storto, il Supervisore non è contento. Assegna al ragazzo delle consegne un incarico impossibile, che lo conduce in sella alla sua bicicletta nei quartieri più remoti della città senza nome, e che assomiglia in maniera sempre più inquietante al destino comune dell’essere umano sulla Terra: pedalare, senza una meta, fino alla fine.
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Poco alla volta mentre procediamo nella lettura la parola scritta si fa più densa e non può più contenere solo i frammenti che raccontano delle consegne, ma va più a fondo e se inizialmente del giovane Driver non sappiamo niente, mano a mano che andiamo entriamo nel profondo della storia, scopriamo sempre più dettagli.
In Delivery la prosa di Peter Mendelsund – dapprima frammentata come la vita di chi è costretto ad arrangiarsi, poi sempre più ampia e ritmica come la pedalata di chi corre incontro al proprio fato – racconta l’epopea quotidiana del nostro tempo, con l’urgenza di un proposito: dare una voce a chi è muto, un corpo a chi è invisibile, una storia a chi vive ai margini della Storia.
E se ci pensiamo possiamo fare questa riflessione, leggere il libro dalla prima all’ultima pagina ci trasporta non solo in un mondo concreto che praticamente ci ritroviamo sotto casa, ma ci trasporta anche nel mondo della narrazione stessa, in cui vediamo una storia prendere forma davanti ai nostri occhi. Una storia che potrebbe essere quella di ciascuno di noi che divide la propria vita in pezzetti sempre più piccoli fino a raggiungere una spersonalizzazione.
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