Matrix Resurrections, il sequel di cui avevamo bisogno? Recensione
La domanda che tutti si sono chiesti prima (e dopo) aver visto Matrix Resurrections è stata: è il sequel di cui avevamo bisogno?
Per rispondere alla domanda è necessario premettere che dal 2010 in poi il cinema è entrato in una fase molto delicata della sua storia. È iniziata, a tutti gli effetti, l’epoca dei sequel e degli spin-off: le nuove produzioni ristagnano, lo slancio creativo della cinematografia si è impantanato all’interno della logica “minimo sforzo – massimo guadagno”, non lasciando più spazio per idee innovative e nuove linee narrative.
Siamo nell’era delle saghe da decine e decine di film (vedi Marvel), siamo nell’era dominata dall’utilizzo, quasi ossessivo, degli stessi personaggi o gli stessi tipi umani per diverse produzioni culturali e siamo nell’epoca della ricontestualizzazione di materiali di culto anni Ottanta e Novanta (vedi Jurassic Park).
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In questo contesto si inserisce anche Matrix Resurrections che, a tutti gli effetti, è un puro sequel della trilogia originale. Tuttavia, la differenza che contraddistingue Matrix da tutti gli altri sequel è, caso unico nelle produzioni votate al consumo di massa, la consapevolezza del film di essere un sequel.
Matrix si prende in giro e prende in giro: nel film, oltre alle citazioni nostalgiche e affascinanti della trilogia originale, si trovano sequenze in cui il prodotto buca la parete dello schermo e mostra allo spettatore la sua volontà di essere cinema, di essere un prodotto della cultura postmoderna destinato a una fruizione di massa.
Matrix Resurrections prende in giro sé stesso ammettendo di non avere alcuna velleità di mantenere la sospensione dell’incredulità, Matrix vuole che lo spettatore non creda a ciò che vede, Matrix vuole far sentire che è intrattenimento, Matrix vuole rendere partecipi tutti della crisi della magia cinematografica.
Il film, diretto da Lana Wachowski e interpretato, come venti anni fa, da Keanu Reeves nei panni di Neo e da Carrie Anne-Moss nei panni di Trinity ha una trama interessante e lineare: riprende l’universo metafisico di Matrix creando una narrativa avvincente senza mai cadere nel banale o nella contraddizione.
E, proprio per la sua consapevolezza di essere una finzione, proprio per la sua volontà di affermare perentoriamente il suo essere un sequel e per la sua cieca certezza di essere un film riesce a valorizzare, ancora più profondamente, il mondo di Matrix.
Matrix Resurrections, infatti, riesce a catapultare direttamente lo spettatore dentro Matrix, riesce a mostrare la patina di finzione tra il mondo reale e quello creato dai prodotti di consumo e riesce a lasciare una vivida, moderna e divertente critica del mondo contemporaneo. Quindi, per rispondere alla domanda iniziale: sì, Matrix Resurrections è il sequel di cui avevamo bisogno.