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The Book of Boba Fett, con l’episodio 5 finalmente qualcosa di interessante. Recensione

Finalmente, The Book of Boba Fett diventa interessante… trasformandosi in uno show completamente diverso. Si potrebbe guardare questo episodio in modo completamente indipendente, come un ponte tra la seconda stagione di The Mandalorian e l’imminente terza stagione.

Lo slittamento di luogo e storia mette ancora di più sotto i riflettori la mancanza di Boba in un arco narrativo all’interno del suo stesso show, ma è difficile lamentarsi quando la direzione di Bryce Dallas Howard sul solito script di Jon Favreau regala così tanto divertimento.

A differenza di Boba Fett, Din Djarin non vuole o non ha la capacità di passare da cacciatore di taglie ad una posizione più importante. “Il ritorno del Mandaloriano”, così si intitola il quinto episodio della stagione, si apre esattamente con quello che c’è scritto, quando Din entra in un mattatoio per riscattare una taglia.

Non è tornato a casa da quando ha dato il piccolo Grogu a Luke Skywalker, e sta sentendo la mancanza del bambino mentre impara ad usare la leggendaria Darksaber.

Riesce a trovare la strada di casa, in un nascondiglio molto cool sul margine a vuoto di una stazione spaziale chiamata Glavis, simile ad un anello. Dopo aver difeso la Darksaber contro le pretese di Paz Vizsla, finisce per lasciare il nascondiglio alla ricerca di una rinascita spirituale che gli permetterà di riunirsi al clan per sempre.

Poiché ha mostrato il suo volto a un estraneo nella seconda stagione, deve fare un bagno di purificazione nelle grotte rituali sotto Mandalore – la stessa area che gli Imperiali hanno distrutto.

A questo punto parte per Tatooine, dove Peli Moto (Amy Sedaris) ha presumibilmente una nuova navicella per lui. Invece di una grande nave da carico, è un caccia stellare Naboo, adatto per una sola persona come quelli de La minaccia fantasma.

Mando deve accontentarsi prendere quello che c’è, quindi è una fortuna che la navicella finisca per essere molto più veloce della Razor Crest. L’episodio finalmente si riaggancia ai personaggi di The Book of Boba Fett quando appare Fennec Shand.

Come anticipato dal titolo della scorsa settimana, sta assumendo Din e lui è persino disposto a lavorare gratis per Boba.
L’episodio si riallaccia costantemente ai fili di The Mandalorian, mostrando le conseguenze dell’angosciante decisione di Din di togliersi l’elmo nella seconda stagione ed espandendo la leggenda della Darksaber.

È interessante vedere che Din continui ad essere sia figo che sfortunato, l’aggiunta della Darksaber al suo arsenale è ostacolata dal fatto che non è molto bravo a usarla. Certo, c’è una spiegazione storica sul fatto che maneggiare la spada richiede concentrazione, il che rende retroattivamente più figo ogni altro utilizzo della Darksaber.

Però è bello anche pensare che Din sia semplicemente inesperto sotto questo aspetto, la scena di combattimento iniziale con l’arma è energica e potente, non avendo scrupoli morali di un Jedi. Din può tagliare qualcuno a metà senza perdere un colpo. Da sempre uomo del popolo, distribuisce il denaro del capo del mattatoio ai lavoratori.

Una seconda grande scena d’azione e combattimento, ovvero il conflitto tra Vizsla e Din, mostra davvero le armi e l’ambientazione, ci sono veri attimi di tensione quando si ha la percezione che Din potrebbe perdere la nuova spada, dopo averla ottenuta da così poco. Pedro Pascal non ha perso nulla della sua capacità di trasmettere sia confusione che competenza sotto l’elmo e l’armatura.

Questo si percepisce tanto quando capiamo il desiderio di tornare da Grogu, è una sorpresa però lo scoprire che non considera un grande ostacolo rivedere Grogu. Forse Luke gli ha dato l’indirizzo dell’Accademia Jedi fquando noi non lo abbiamo visto?

“Il ritorno del Mandaloriano” è anche un episodio sorprendentemente divertente, la musica accentua perfettamente una scena in cui Din deve lasciare le sue armi per prendere il trasporto pubblico.

Peli e i suoi droidi sono carichi di azioni e battute deliziose, Din che scivola da una passerella aggiunge sia umorismo che posta in gioco. Anche le brevi interazioni di Din con un bambino rodiano mescolano risate e pathos.
In parte, bisogna ammettere che questo episodio sia stato più divertente rispetto al resto di The Book of Boba Fett solo perché si è appoggiato a The Mandalorian invece che alla nostalgia della serie originale.

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Ma ha anche un altro grande vantaggio: terminare i flashback di Boba significa che questo episodio potrebbe essere il via per la storia della galassia più grande.

Questa volta le armi si prendono la maggior parte della scomoda introduzione, riempiendo alcune lacune su ciò che la Darksaber significa sia per i Mandaloriani convenzionali che per il clan occulto più ortodosso. Le azioni di Din con la Darksaber avranno ramificazioni politiche per i Mandaloriani occulti, il Remnant Imperiale e il pianeta Mandalore, così come per Tatooine, Boba e Fennec.

Il dialogo di Armorer ha funzionato molto bene rispetto ad altri dialoghi di Tatooine, perché aveva una prospettiva coerente, e perché The Mandalorian aveva già mostrato che diverse persone (ad esempio Bo-Katan) avevano diverse interpretazioni della storia politica di Mandalore e come questa influiva su una più ampia trama.

La regia di Howard vivacizza anche queste scene dove ci sono lunghe spiegazioni, grazie a un mix di inquadrature larghe e focalizzate e colori fortemente contrastanti.

Tuttavia, avevamo davvero bisogno di una così lunga sequenza di Peli e Din che riparano la vecchia astronave, o delle battute di Pelli sull’uscire con un Jawa, o del Beggar’s Canyon, o del ritorno dei poliziotti della Nuova Repubblica? Forse no.

Un altro modo di affrontare la questione della nostalgia è se l’episodio si inserisca nell’arco più ampio dello show, essendo essenzialmente una puntata di The Mandalorian infilata in The Book of Boba Fett.

Una critica comune per le parti meno interessanti di un franchise è che si sentono “non essenziali”. Tecnicamente, questo episodio lo è. La terza stagione di The Mandalorian probabilmente mostrerà Din con la sua nuova navicella e l’armatura di Grogu, il solo salto temporale sarà una spiegazione abbastanza adatta a unire le due cose.

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È una scelta strana, per non dire altro, riempire uno show che già non funziona abbastanza bene con i suoi personaggi principali, con personaggi completamente diversi. Ma alla fine l’episodio era troppo bello per preoccuparsi di tutto questo. Alla fine quello che ne esce chiaro come il sole è che ok, adesso guardiamo The Book of Boba Fett ma stiamo aspettano con sempre più trepidazione The Mandalorian 3.

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