The Book of Boba Fett, la tempesta incombe. Recensione episodio 4
Parliamo di Fennec Shand, è una potente cacciatrice di taglie con un bel vestito e pochi, se non nessuno, scrupoli morali. Presentata come un cecchino leggendario in The Mandalorian, si è anche scontrata con l’eroe bambino Omega in Star Wars: The Bad Batch. Ma non sappiamo ancora molto su di lei. Nemmeno le basi, come il suo pianeta di origine o un briciolo di storia al di fuori del suo lavoro, vengono fuori durante il noioso e pesante episodio di questa settimana di The Book of Boba Fett.
“La tempesta incombe” si propone di spiegare come Boba ha salvato Fennec da una ferita allo stomaco e l’ha presa come sua socia in affari. La risposta: l’ha portata dai Mods, che probabilmente sono anche i responsabili della banda di motociclisti cyborg della scorsa settimana. Una volta rattoppata dal Modificatore, Fennec paga il suo debito con Boba aiutandolo a recuperare la sua astronave dal Palazzo di Jabba.
Con un breve diversivo per far tacere alcuni droidi da cucina ficcanaso, questo piano ha successo e i due concordano che potrebbero lavorare bene insieme anche a lungo termine. La loro missione per recuperare l’armatura di Boba dal sarlacc non va altrettanto bene. (Dopo tutto, ci vorrà l’inseguimento di Cobb Vanth e Din Djarin in The Mandalorian prima che Boba riesca a riaverla).
Tornando al presente, Boba recluta Black Krrsantan per avere dalla sua i muscoli durante una riunione delle famiglie criminali di Mos Espa. Boba non riesce a convincerli ad allearsi con lui contro l’esercito Pyke in arrivo, ma accettano di rimanere neutrali se scoppia la guerra.
Fennec, come la maggior parte dei personaggi di questo show, sembra ancora più una statuetta che un personaggio. Cosa vuole Fennec? Dice di volere la “libertà” e sembra trovare in Boba un modo utile per ottenerla, scommettendo sul suo successo pur mantenendo una distanza sufficiente per conservare la sua dura reputazione.
Considerate Cara Dune, che, pur non essendo un personaggio particolarmente profondo, almeno aveva un pianeta di origine e una tragedia da vendicare. Sarebbe interessante se ci fosse un po’ più di cuore nella sua storia, come l’equivalente del tatuaggio commemorativo di Cara, qualcosa che accenni a una motivazione più profonda.
Adesso sappiamo anche che Fennec viene dall’Orlo Medio, la terra di mezzo economica della galassia, ma questo non ci dice davvero nulla sul suo background culturale.
Un problema ricorrente è che i dialoghi suonano semplicemente ancora terribilmente piatti, sembra più un elenco della spesa. Non ci sono ne sfumature ne metafore.
Si ha quasi la sensazione che lo show abbia paura che il pubblico abbia dimenticato cosa è successo la settimana scorsa o l’anno scorso. Sì, il dialogo adesso ha reso più chiaro il tempo passato da Boba con i Razziatori Tusken e che questo lo ha cambiato, “Puoi arrivare solo fino a un certo punto senza una tribù”, dice, e non vuole che altri cacciatori di taglie debbano morire inutilmente. Ma in molti punti, è semplicemente un’esposizione dei fatti senza una conclusione con gli attori principali che fanno del loro meglio.
Boba ha anche affermato che “siamo più intelligenti” delle morti inutili che ha affrontato nella sua lunga vita. (A suo merito, è una vita piuttosto triste.) Ma l’episodio non sostiene questa affermazione di intelligenza. Invece di contrapporsi a Boba per farlo sembrare più figo o più inetto, Fennec è semplicemente meglio equipaggiato.
Il suo piano per intrufolarsi nel palazzo è semplicemente quello di osservare i turni di guardia e andare muoversi silenzio, il che, anche per qualcuno la cui conoscenza dell’infiltrazione deriva solo da un assaggio di Assassin’s Creed, sembra una cosa elementare.
Più tardi, Fennec si lamenta che i cacciatori di taglie avrebbero dovuto attenersi al piano, anche se Boba non ha fatto una scelta per andare contro di esso: ha semplicemente trattato come doveva con i droidi ficcanaso. Ad essere onesti, anche questo tipo di banalità al di sopra della coerenza è un punto fermo di Star Wars.
Quale fosse il piano dei Ribelli per salvare Han Solo all’inizio del Ritorno dello Jedi può diventare una fonte di dibattito divertente, ma in uno show con così poco cuore, ogni battuta sembra un’opportunità sprecata.
Per quanto ci si provi a non paragonare The Book of Boba Fett con The Mandalorian a volte diventa involontario caderci. Quest’ultimo è stato un inaspettato successo, il primo adattamento diretto di un personaggio amato. Tuttavia, proprio la casa di produzione li collega: il primo teaser di The Book of Boba Fett era uno spezzone alla fine di un episodio di The Mandalorian.
Quindi, volente o nolente, sono collegati. Riflettendo su questo viene da chiedersi se alcuni dei punti di forza del primo show siano diventati semplicemente le debolezze del secondo. The Mandalorian ha meno dialoghi, così come personaggi che si sentono per lo più archetipici ma hanno quel tanto che basta per differenziarli.
Forse lo sceneggiatore Jon Favreau è stato intelligente ad evitare di usare così tanti dialoghi, si noti che il cattivo Moff Gideon, il personaggio che più sembra godere del suono della propria voce, è apparso per la prima volta sullo schermo con un monologo alla Wookieepedia.
Forse le sceneggiature di The Mandalorian hanno giustamente scelto di nascondersi dietro il silenzio generale e la cocciutaggine dei suoi personaggi principali – uno di loro è un bambino che non può parlare affatto, dopo tutto – viene da chiedersi se non sarebbe stato meglio che Boba Fett avesse fatto lo stesso.
Spero che Ming-Na Wen venga pagata bene per recitare battute come “fuoco nel buco”. Nel complesso, sia lei che Temuera Morrison continuano a cercare di trasformare il piombo in oro. Boba è concreto e Fennec incandescente, ed entrambi cercano di iniettare un po’ di umorismo nelle battute insipide.
Si sforzano in modo spropositato per avere una sorta di chimica, in quel tipico momento in cui gli occhi degli eroi si incontrano dopo un grande combattimento, il loro affetto cambia in modo abbastanza convincente, a questo punto non sarebbe nemmeno male se tra loro scoccasse la scintilla del romanticismo.
Fennec che chiude gli occhi per dormire nella navicella di Boba trasmette il suo sentirsi sicura in questo duo più di quanto faccia attraverso i dialoghi. Nel complesso, come nel primo episodio, mi piace la neutralità con cui la telecamera si occupa di seguire Fennec, ma significa anche che il suo personaggio non trasmette efficacemente un messaggio.
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Il pisolino di Fennec ci porta ad alcuni momenti buoni dell’episodio, non maoe le le inquadrature interne della nsvicella di Boba, con la telecamera che guarda direttamente giù su di lui mentre si arrampica attraverso l’interno rovesciato. La parte della battaglia che vede Fennec fare un corpo a corpo sulla rampa della nave mentre Boba lotta per pilotarla.
Fennec è davvero forte nel combattimento, unito al mix con questi grandi meccanismi e il suo precario pertugio fa sentire la scena veramente eccitante e pericolosa. Ci sono altre immagini divertenti in questo episodio. Il ritorno al sarlacc è altrettanto efficacemente inquietante, i costumi alieni, specialmente Black Krrsantan, continuano ad essere una gioia da guardare. Peccato che quest’ultimo sia così monocorde al di là della sua imponente figura.
Con Boba completamente guarito, questa potrebbe essere l’ultima volta che vediamo i flashback, e con così tanti personaggi che continuano a mischiarsi dentro e fuori dal palcoscenico, ma questa è solo una supposizione. L’unica cosa certa è che questo show sembra destinato a passare in secondo piano rispetto a The Mandalorian.