“Cosa Grigia” è il libro, la testimonianza che Giacomo Di Girolamo fa nei confronti di un nuovo sistema organizzato, radicato, invisibile, Cosa Grigia. Attraverso il racconto e l’esposizione di numerose storie ed esempi, Di Girolamo descrive una realtà che ingloba denaro, potere, Stato, personalità influenti. Un atto di accusa e di esistenza: il suo è un libro che fa riflettere, fa arrabbiare, fa soffrire. La consapevolezza della realtà che ci circonda.
Disillusione e una consapevolezza amara, impotente di fronte all’enormità, all’inevitabilità: tra le righe scritte ho percepito esattamente questo, sapere di essere e di esistere in una realtà così diversa da come appare è come accorgersi di non aver mai visto il sole, di averlo ammirato tra le sbarre di una prigione scambiata per vita vera.
Quanto è difficile rendersi conto, spostare il punto di vista, saper vedere oltre e capire che dall’altra parte c’è terra bruciata, la desolazione, nulla di tutto quello che invece ci si aspettava. E, cosa ancora più faticosa, avvertire che abitiamo questo vuoto, ci siamo dentro, viviamo e ci consumiamo in mezzo all’assenza travestita da realtà apparente.
Siamo circondati da qualcosa che neppure immaginiamo perché ne siamo ignari, ne siamo prigionieri senza saperlo. Tutto questo è “Cosa Grigia”, il libro di Giacomo Di Girolamo, edito da Il Saggiatore. Ed è la definizione delle nostre catene, se vogliamo così chiamarle. Cosa Grigia è quella zona d’ombra, ramificata, che ingloba imprenditori, politici, funzionari, manager, la classe dirigente, professionisti di vario genere.
È un sistema organizzato, metodico, protetto, guidato dal potere, dal denaro, dall’interesse personale, dal comando a tutti i costi. Cosa Grigia nasce dalle ceneri di Cosa Nostra ma è molto di più, ne è il superamento e l’elevazione, trae linfa dalla cosiddetta antimafia, mimetizzandosi, trasformandosi in base all’occorrenza. Legalità, belle parole e apparenza sono le sue armi. Cosa Grigia è fatta da personaggi e da eventi che lo stesso Di Girolamo riporta nel libro, testimonianze e prove di come questa presenza invisibile agisce e si muove, si insinua nelle pieghe più impensabili, nella quotidianità inosservata.
Non esiste più la mafia di Riina, Provenzano, del Messina Denaro, tutt’ora latitante, a cui lo stesso scrittore ha dedicato il libro “L’invisibile“, e delle famiglie degli anni passati.
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Ora vige l’invisibilità e la capillarità di un sistema inarrestabile, fluido, letale come un gas che, propagandosi, al solo contatto toglie respiro, toglie la vita. Cosa Grigia oggi è questo e veste i panni più diversi, inaspettati. Utilizza a suo piacimento lo Stato, qualsiasi partito politico, gli appalti, i concorsi; è presente nelle istituzioni, ai vertici della classe dirigente. Ogni spiraglio diventa fonte di guadagno, di favore.
Si camuffa per nascondere e per seminare le sue intenzioni, lentamente cresce come erba maligna che soffoca i pochi fiori rimasti. Cosa Grigia fa proclami contro la mafia e, allo stesso tempo, ne è figlia e nuova continuazione. Cosa Grigia fa finta di dare, togliendo e privando. Tanti sono gli esempi e le storie che Di Girolamo riporta, con tutta una serie di documentazione e atti giudiziari, l’effetto nel lettore è quello di una grande voragine improvvisa di incredulità e sospensione.
Scatta la rabbia, lo sgomento, la consapevolezza che la rete è ovunque, dalla Sicilia fino a Milano. La domanda che più ho sentito pressante, instancabile, fino alla fine è stata “ma com’è possibile che succeda?”. Me lo sono chiesta così tante volte da perdere il conto. Com’è possibile che politici, imprenditori, personalità di spicco siano in grado di muoversi impunemente, perpetuino il loro interesse incrementando il loro potere, il loro esclusivo tornaconto, nonostante tutto.
Non importa se vengono colti sul fatto, non importa se accade o non accade perché tanto l’invisibilità, l’avidità e la loro scioccante immunità li rende quasi invincibili. Anzi, la loro presenza aumenta sempre di più, così come la loro capacità di farsi strada. Com’è possibile che succeda nelle nostre vite tranquille, ordinarie, com’è possibile che noi stessi ne facciamo parte senza saperlo. Corruzione, assenza di leggi, antimafia, lo Stato, la mano che si estende in nuovi settori, in proficui investimenti.
Dai Compro Oro al gioco d’azzardo, dalle più disparate iniziative sulla legalità al rinnovabile, dalla conquista del Nord alla politica e molto altro ancora. Dietro ogni iniziativa e ogni fatto ci sono i nomi, i protagonisti. Carmelo Patti, Vito Nicastri, Ciro Caravà per elencarne alcuni. Storie diverse accomunate dalla stessa appartenenza, non di territorio ma di intenti, stessa volontà, stessa ragione di vita. Sono come un’infinità di rami protesi verso direzioni diverse ma partiti dallo stesso tronco.
Di Girolamo in ogni capitolo utilizza una formulazione ripetuta e intenzionale: all’inizio esordisce con la frase” la mafia non esiste”, per poi terminare lo sviluppo della narrazione con un paragrafo in corsivo, che riporta le “voci” dei Grigi, una sorta di loro monologo rivolto al lettore. Quasi una dichiarazione di presenza voluta e sottolineata, a fronte dell’inesistenza della mafia citata all’inizio. La mafia non esiste, ma esiste e vive Cosa Grigia. Una mafia diversa e imperante, pervasiva, fagocitante, dalle parole e dalle azioni sprezzanti, schifosamente egoistiche.
“Sott’acqua, la mafia.
Fuori dall’acqua, l’antimafia. Fuori dall’acqua. Per respirare, dite.
Eppure non vi sembra di soffocare lo stesso?
È imbarazzante, vero?
Trovarsi finalmente liberi di poter gridare, dimostrare, provare che la mafia fa schifo. E sentirsi i polmoni chiusi.
Arrivare alla vetta della consapevolezza, e sentire che manca ossigeno.
Il perché è presto detto.
Siamo noi.
Noi siamo l’aria che vi fa mancare l’aria.”
La scrittura dell’autore corre come un fiume in piena, è decisa e ferma, con toni ironici a volte, paradossali nella descrizione di alcuni eventi perché lo sono di fatto. La realtà non solo supera la fantasia ma è tanto altro, una dimensione che neppure ci aspettiamo e che questo giornalista ha il coraggio di restituire, di svelare. Leggerlo ne vale la pena perché è un dovere e un diritto sapere, perché abbiamo bisogno di fare i conti con una realtà impensata, con quelle sbarre che scambiamo per verità.
Solo così si sperimenta la fatica della consapevolezza, quel rendersi conto che fa incazzare e fa male. L’immagine finale che Di Girolamo lascia è emblematica: quel punteruolo che si insidia nelle palme uccidendole e lui stesso, lo scrittore, che fotografa i relitti, colleziona immagini, le guarda e, fissandole, scrive, riflette, cerca. Dare un nome a qualunque cosa significa testimoniare la sua esistenza, dare atto della sua presenza. Nominare significa esistere e far esistere:
Di Girolamo, con questo libro, ha segnato l’esistenza di Cosa Grigia, di questa mafia che ha assunto forme e modalità nuove, invisibili. L’ha chiamata per nome scrivendo e descrivendola, dandole quell’identità che diventa prova tangibile. Proprio per questo, l’invisibilità arriva fino ad un certo punto. Quei piccoli fili d’erba sorti sul tronco tagliato di una palma rappresentano il tentativo al di là dell’assenza di vita, è l’impegno di coloro che non vogliono cedere e ci credono fino in fondo, dando un nome e un volto a questo sistema che nessuno vede o non vuole vedere.
La potente forza della scrittura e della parola che non si ferma e non si esaurisce. Questo è il contributo e l’insegnamento più grande di Giacomo Di Girolamo.
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