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Il nuovo regno: l’ultimo grande romanzo di Wilbur Smith. Recensione

Il 13 novembre dello scorso anno il mondo della letteratura è stato scosso dalla notizia della dipartita di Wilbur Smith, famoso scrittore di romanzi di avventura che, solo poche settimane prima, aveva regalato ai suoi fan un’ultima grande storia del ciclo egizio: Il nuovo regno.

I primi quattro volumi della saga furono degli autentici capolavori, a cominciare da Il dio del fiume, per poi perdere un po’ di intensità con gli ultimi due romanzi che vedevano come protagonista Taita, l’eunuco consigliere dei grandi faraoni egizi che tutti abbiamo imparato ad apprezzare per il suo genio, e che forse rappresenta anche un po’ l’alter ego dell’autore stesso. Quando tutto sembrava ormai finito, Wilbur Smith ha deciso di regalarci una nuova storia, tornando alle origini e al pathos che nei primi capitoli aveva tenuto i lettori con il fiato sospeso e gli occhi incollati alle pagine dei suoi libri.

Il nuovo regno, edito da HarperCollins è scritto in collaborazione con Mark Chadbourn, si può definire il grande ritorno di Smith e una sorta di rimpatriata che permette di ritrovare personaggi a cui eravamo affezionati e di cui non sentivamo parlare da tempo.

La storia è raccontata dalla voce narrante di Hui, il giovane predone che diventa auriga dell’esercito egizio e che aiuta Taita e Tanus a combattere contro gli invasori Hyksos. Scopriamo come il giovane Hui sia diventato l’uomo che abbiamo imparato a conoscere nei primi libri. Buono di cuore come il padre, tanto ingenuo da non vedere la malvagità della matrigna e l’invidia del fratellastro, rimarrà vittima dei sentimenti d’odio covati in segreto nei suoi confronti e sarà costretto a fuggire dalla sua città, Lahun, per avere salva la vita. Vivrà così mille avventure, capirà che non di tutti ci si può fidare e che a volte una piccola bugia può aiutare a non finire sotto una lama affilata, fino a quando non incontrerà l’esercito di Tanus e la sua vita riacquisterà quel senso che pensava di aver perduto per sempre.

Il nuovo regno ha rappresentato un tuffo nel passato, è stato come ritrovare amici persi di vista da tempo, ma che sicuramente nessuno ha dimenticato. Il personaggio di Tanus sarà stato caro a molti lettori di Il dio del fiume e scoprire la cultura egiziana attraverso gli occhi di Taita avrà aiutato a conoscere più a fondo gli usi, i costumi e le leggende di quel popolo così acculturato e antico. Wilbur Smith dà voce a Hui con la stessa semplicità ed immediatezza che ha usato con Taita. La narrazione è accurata, la descrizione della città di Tebe, dei banchetti in uso all’epoca e dei miti legati agli dei sono sempre un valore aggiunto per chi ama scoprire la storia attraverso la letteratura.

In più, la postfazione curata da Tom Holland, storico, autore e conduttore radiofonico inglese di gran fama, permette di fare un rapido excursus storico sulle vicende egizie legate al periodo descritto da Wilbur Smith e sulle costanti tensioni tra Alto e Basso Egitto, guidati da faraoni in perenne contrasto.

Un breve approfondimento che invoglia gli appassionati della civiltà egizia ad approfondire la lunga storia di questo popolo nordafricano e fa apprezzare ancora di più l’ultimo capitolo che l’autore ci ha lasciato in eredità, permettendo di salutare nel migliore dei modi Taita, Hui, Tanus, Lostris e Wilbur Smith stesso, che mancherà per sempre a tutti noi lettori affezionati alle sue storie.

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