The Book of Boba Fett, straniero in una terra straniera. Recensione episodio 1
Da un po’ di tempo a questa parte sembra che dicembre sia il periodo di Star Wars, la prima della stagione natalizia di quest’anno è il debutto di The Book of Boba Fett, che probabilmente è destinato ad un pubblico più di nicchia rispetto al cugino The Mandalorian. Scambiando la storia universale di un guerriero orfano e del suo bambino adottato per un’introduzione legata a tutta una serie di altre storie di Star Wars, il primo episodio di The Book of Boba Fett, realizzato con competenza, sembra una mezza storia.
In “Straniero in una terra straniera”, Boba Fett (Temuera Morrison) e Fennec Shand (Ming-Na Wen) iniziano a mettere le radici sul vecchio territorio del signore del crimine Jabba the Hutt. Il conflitto tra i due ribolle mentre Fennec sostiene che un governo più violento possa garantire una transizione più stabile, mentre Fett lavora secondo un codice d’onore che esclude la tortura o l’uccisione per mandare un messaggio. No, questo non è il Fett molto più freddo che abbiamo incontrato nella trilogia originale.
Ma è segnato dal passato. Fett ha ancora bisogno di cure mediche dopo la fuga dalla fossa di sarlacc piena di acido, il che fornisce una cornice per i flashback della sua storia passata e recente. Nel presente, durante una visita per presentarsi ai criminali locali è interrotta da assassini simili a ninja, che Fett e Fennec sconfiggono per un pelo. È una lotta che manda Fett di nuovo nella vasca di bacta per un ultimo flashback del suo periodo con i Razziatori Tusken che porta ad un brusco taglio prima dei titoli di coda. È un episodio che quasi non ha una trama e certamente non una conclusione.
Detto questo, c’è chiaramente un sacco di potenziale in quest’epoca, The Book of Boba Fett si svolge cinque anni dopo Il Ritorno dello Jedi e subito dopo la fine della seconda stagione di The Mandalorian. La Repubblica, compresi Luke Skywalker e Leia Organa, stanno lavorando alla ricostruzione del loro governo. (Tatooine, però, non ne fa parte.) Ben Solo, alias Kylo Ren, ha quattro anni, ci sono decenni tra questo show e la Trilogia Sequel, il che significa che può mantenere la percezione della Trilogia Originale mentre tira i fili di una mezza dozzina di elementi collegati. Finora, ha mantenuto un po’ dell’universalità di The Mandalorian semplicemente non definendo la sua linea temporale, su Tatooine, dopo tutto, gli eventi della galassia più ampia non hanno molta importanza.
Vale la pena notare che l’episodio, diretto da Robert Rodriguez e scritto da Jon Favreau, si distingue per la sua sobria diversità, Morrison attinge alla sua eredità Maori per lo stile di combattimento del personaggio e Wen non è né sessualizzata né ritratta come esotica. Questi sono punti fondamentali che Star Wars solo ultimamente ha migliorato, ma in un franchise con una storia di femme fatales e di concetti presi direttamente da altre culture, la sua neutralità è notevole.
Nonostante gli attori si impegnino coraggiosamente con dei dialoghi che è spesso sono ridotti a sussurrati e segreti, la relazione centrale sembra poco sviluppata ma piena di potenziale, nel classico stile di Star Wars. Sia Morrison che Wen recitano in modo ammirevole e sembrano eccellenti, ma i numerosi flashback dell’episodio spesso ostacolano lo sviluppo di questa relazione centrale, che già mostra accenni di complessità. Fennec si sente in debito con Fett perché l’ha salvata da quella che altrimenti sarebbe stata una ferita mortale, ma l’episodio implica anche che lei farebbe le cose diversamente se fosse il signore del crimine. È chiaro che le piace il potere che deriva dall’essere il braccio destro di Fett, ma in definitiva hanno entrambi un cuore duro da scalfire.
Parte del motivo per cui l’episodio sembra mezzo finito è perché il conflitto tra Fett e Fennec non si è intensificato. Da quello che abbiamo visto finora, la vita su Tatooine è dura, l’onore tra i ladri esiste, ma è un onore grossolano. Lo si nota dal rispetto a malincuore tributato a Boba dai Tuskens, che, dopo alcuni momenti di umanizzazione in The Mandalorian, sono tornati ad essere razziatori senza s crupoli. È ancora molto incerto se possa funzionare di più la strategia di Boba o quella di Fennec, forse l’episodio sarebbe stato più completo se quelle linee fossero state tracciate in modo più incisivo. Sappiamo che la banda Trandoshan tornerà, e sembra probabile che anche il governatore locale farà un’apparizione e non per una visita di piacere.
In realtà è sempre difficile capire subito quando possa essere valido uno show di Star Wars fin dall’inizio, perché ci si entusiasma soprattutto per essere di nuovo in questa galassia lontana lontana, diciamolo, è facile essere subito di parte. Quindi spostiamo l’attenzione sul chiederci cosa aspettarci la prossima settimana. Il prossimo episodio si vedrà costretto a tracciare una linea tra: “questo sembra essere figo questo prodotto” e “c’è davvero una storia da raccontare”?
Realizzato utilizzando un’impressionante cupola a LED per proiettare immagini digitali intorno al set, le ambientazioni sono splendide, ma all’azione manca un po’ di chiarezza, non indugiando abbastanza a lungo per mostrare il buon lavoro degli attori. Un inseguimento sui tetti usa quel tempo meglio di quanto non faccia un combattimento in strada, fornendo il brivido di un buon percorso ad ostacoli, la musica di Ludwig Göransson è distinta, varia e anche orecchiabile, abbiamo anche a un versatile motivetto a tema per Boba.
The Mandalorian ha anche iniziato a giocare con la regola dell’essere cool prima di portare tematiche più rilevanti come la paternità, la religione e la politica interplanetaria, e non c’è niente di sbagliato nella regola del cool, soprattutto quando funziona. Sicuramente siamo rimasti subito tutti affascinati nel vedere l’interno della fossa di sarlacc, con il suo budello e il suo battito cardiaco, ma in altri momenti il cool non è arrivato.
La grande sequenza di combattimento di questo episodio non è in realtà quella con gli assassini: è una battaglia tra un mostro di sabbia a sei zampe e Fett che sembra priva di spessore e banale, con quel gusto retrò a cui hanno tolto però tutto il fascino. Altri momenti sono più concreti, come guardate la catena che si trascina nella sabbia, o le inquadrature iniziali di Boba nella vasca di bacta, ricorda Darth Vader, ma all’interno c’è un uomo determinato a non governare con la paura, quella prima scena è una potente dichiarazione di apertura in una conversazione su come Star Wars parla di corpi e strumenti di protezione che non sono stati realmente portati a termine.
Però ovviamente stiamo parlando della prima puntata, molti erano scettici anche sull’inizio di The Mandalorian, che alla fine si è rivelato un grandissimo successo. Sarà interessante vedere come questo primo episodio si svilupperà e entrerà in sinergia con i prossimi, ma il fatto che per ora sembri voler trovare il suo equilibrio basandosi solo sugli Easter eggs piuttosto che sulla trama è un brutto segno per questo nuovo show di Star Wars splendidamente realizzato.