I primi 20 minuti del tanto atteso e pubblicizzato reboot di Sex and the City, And Just Like That, sono terribili. Le strade di Manhattan si animano con il suono di dialoghi pieni di spiegazioni, più di quante scarpe contenga l’armadio di Carrie. L’assenza di Samantha (Kim Cattrall ha rifiutato di prendere parte al nuovo show, apparentemente come risultato di un’animosità di lunga data tra lei e Sarah Jessica Parker) è affrontata alacremente. Si è trasferita a Londra, “Furba! Lì, le fatalone sessantenni sono ancora ricercate” dice qualcuno con una lingua un po’ troppo lunga, sembra poi che sia andata via a seguito di un impeto di rabbia dopo che Carrie le ha detto che non aveva più bisogno di lei come pubblicitaria. Il fatto che questo non corrisponda a nulla di ciò che abbiamo sempre saputo di Samantha apparentemente non conta un fico secco.
Gli spettatori vengono poi condotti ad una rapida corsa attraverso le notizie che l’account Instagram di Carrie è davvero decollato ora che è su un podcast, Charlotte si sta ancora tingendo i capelli e Miranda ha lasciato il suo lavoro di avvocato aziendale per tornare al college e seguire un master in diritti umani dopo aver realizzato che “non può più essere parte del problema”. Lo sceneggiatore e showrunner Michael Patrick King le fa esporre anche il principio organizzativo dello show, per i posti economici in fondo. “Non possiamo rimanere quelli che eravamo, giusto? Ci sono problemi più importanti nel mondo”.
Ci si preoccupa – King è stato, dopo tutto, l’uomo responsabile di entrambi i terribili film usciti dopo la fine della serie – ma si perdona, perché sono passati quasi 20 anni dall’ultima volta che siamo stati insieme e c’è sempre stato un po’ di lavoro di recupero imbarazzante da fare.
La prossima prova di fede, tuttavia, è più difficile e dura di più, perché ad un certo punto lo show comincia ad affrontare tutti i suoi problemi passati e le critiche che ha accumulato, come la sua reputazione di essere razzista, come è successo a Friends, in cui è evidente una forte componente di persone bianche, questione non particolarmente considerata quando è andato in onda negli anni ’90, ma nel tempo aspramente criticata tra il pubblico non nato in quel periodo.
Ci sono – e non lo dico con leggerezza, dato che è stata la cosa peggiore commessa in una pellicola nella memoria recente – sfumature della grossolanità del secondo film di Sex And The City nel suo confronto con la fluidità di genere, l’orientamento sessuale, la sensibilità razziale e il privilegio. Lo fa per lo più trascinando nuovi personaggi a spiegare il problema e concedendo ai nostri tre moschettieri una preziosa esperienza di apprendimento, così dobbiamo affrontare una serie di scene strazianti, che potrebbero essere state scritte da uno studente delle superiori per uno sketch show liceale particolarmente brutto, tra Miranda e la sua nuova docente nera, la dottoressa Nya Wallace (Karen Pittman).
Fanno apparire la prima come l’idiota che non è mai stata, “Mi dispiace”, dice con rabbia dopo aver colpito un rapinatore che aggredisce Wallace, “Non sapevo se fosse un momento da “redentore bianco” o no?” spingendo la seconda in un poco gratificante ruolo di santa. L’assalto di insegnamenti “etici” conferisce allo show un’aria autocelebrativa piuttosto che ironicamente consapevole. Tutto questo non aiuto a far funzionare lo show come l’originale, che – anche se era ristretto ed elitario – conosceva bene il suo mondo e poteva permettere alla commedia e al dramma di emergere in modi che funzionavano senza sforzo.
Forse il carico da novanta che influisce sul successo della serie, è stato ridurre i personaggi originali ad un trio disorientato che cerca di affrontare uno strano mondo nuovo, come se l’unica cosa che l’invecchiamento ha da offrire a noi (o alle donne almeno) è la confusione e il fallimento.
Detto questo – ci sono ragioni per sperare che questi siano solo problemi di assestamento per And Just Like That. C’è una manciata di buone battute, ci sono sprazzi del vecchio spirito e c’è una scena di sesso – incentrata su Big, “Sto prendendo del lubrificante. Non ho 30 anni” – che ricorda lo show originale genuinamente pionieristico e quanto era divertente.
Inoltre è inutile nasconderlo per far finta che non sia successo, alla fine del primo episodio di And Just Like That abbiamo un vero colpo di scena, questo riporta Carrie a una dimensione differente, avrà qualcosa di importante da affrontare e non solo cercare di correre ridicolmente agitata dietro al cambiamento e alla modernità. Nella sua nuova situazione, sarà costretta ad affrontare la vita in modo diverso e ad esplorare altre parti di ciò che significa invecchiare. Possiamo solo sperare che lo stesso valga per il resto del gruppo e che la dinamica tra loro possa essere ristabilita (compresi alcuni dei personaggi finora periferici, il cui casting è troppo buono per essere messo da parte) per la gioia e il beneficio di tutti. O almeno di tutti quelli che sono sopravvissuti. È stata una mossa audace per l’episodio di lancio e, nonostante i terribili errori di partenza, la speranza che possa esserci la sferzata rimane forte, soprattutto nei cuori di noi fan da una vita.
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