“Felici contro il mondo” è il nuovo romanzo di Enrico Galiano, una scoperta letteraria e interiore speciale: il ritorno di Gioia e di Lo in una vicenda ricca di eventi e di emozioni. Un romanzo che è accoglienza e bellezza: c’è spazio per le parole intraducibili, per sentimenti veri, per una protagonista unica e per lo stesso lettore che, leggendo, scoprirà anche un po’ se stesso. Quel “contro” di cui tutti abbiamo bisogno.
Gioia è tornata come se fosse un’amica di lunga data, una compagna di scuola, una persona attesa che aspetta di essere incontrata di nuovo. Che aspetta di raccontare e di essere raccontata. Per me incontrarla di nuovo è stato un piacere immenso e inatteso, sono stata in sua compagnia come se davvero ce l’avessi avuta vicina fisicamente. “Felici contro il mondo” è il secondo libro edito da Garzanti, dopo “Eppure cadiamo felici”. Ne è la giusta e bellissima continuazione: entrambi hanno al centro Gioia, questa ragazza fuori dal comune con un cuore pronto ad accogliere, che soffre, che cerca parole e risposte. Sono due libri che fanno riflettere e che arrivano dritti là dove il pensiero e la razionalità spesso si fermano.
Sono due libri che vale la pena leggere nella vita perché tramite Gioia si ritrova, per certi versi, una parte di se stessi. Una sorta di introspezione che forse è uno dei grandi doni che i libri hanno, dove la vita esplode dalle righe per “scottare”, colpire chi le legge. Enrico Galiano ha fatto esattamente questo: un’immedesimazione straordinaria nel suo personaggio per raccontare un mondo interiore ai suoi lettori, una Gioia fragile, sofferente, sola e allo stesso tempo forte, combattiva, determinata. Gioia che vive un momento di grande difficoltà, delusa dalle aspettative, da sogni che sembrava così vicini tanto da frantumarsi al primo tocco impercettibile con le dita. Nel romanzo è centrale anche la figura del professor Bove, la guida di Gioia, che nasconde però un passato complesso, fatto di scelte inaspettate e di dolori senza rimedio. È una parte importante nella storia perché Gioia prenderà determinate decisioni anche sulla base di queste scoperte ed è singolare il modo in cui poi il rapporto tra entrambi si capovolge. O meglio, si fa quasi alla pari: si aiutano reciprocamente, si ri-conoscono nel dolore, il “quid pro quo”, lasciando il posto ad un passato che torna in altre forme. Emergono risvolti, persone e fatti imprevisti che mettono a dura prova la stessa Gioia: è disillusa, abbandonata, non reagisce, diventa un’altra. Galiano descrive le sue emozioni, il suo stato d’animo in modo profondo, così vero e così umano, personale. Sono rimasta colpita da questa sua scrittura diretta al cuore e ai pensieri. Una scrittura che descrive il lato interiore come se fosse realmente percepito, come se avesse trovato un posto nel racconto e nel lettore stesso. Un posto dove crescere, evolvere, cambiare e generare. Leggere Gioia è leggere qualcosa di sé in mille forme, aprendo gli occhi e la mente a quello che la quotidianità spesso nasconde. Le parole intraducibili, presenti anche nel primo libro, non fanno altro che dischiudere un mondo di sentimenti e di sensazioni che tutti, poco o tanto, proviamo. A mio parere è un effetto straordinario. Queste parole riscoprono la vita e danno quasi un senso a ciò che si esclude, si lascia da parte. Sono parole che parlano di Gioia e racchiudono un ventaglio di riflessioni per il lettore, è in questo modo che la vita della protagonista entra nella vita di chi legge, abbracciandola. In molti punti della narrazione di “Felici contro il mondo” mi sono trovata a pensare: “Anch’io mi sono sentita così, ho provato anch’io lo stesso.” Dare una connotazione diversa al proprio vissuto attraverso le parole scritte di un altro non è semplice e Galiano, secondo la mia esperienza, ci è riuscito molto bene. La trama è ricca, centrata sul percorso che Gioia, in quinta superiore, si trova ad affrontare: l’abbandono di Lo, il sogno di entrare all’Accademia di Fotografia, l’incontro con Sara, le scoperte su Bove, la delusione e la solitudine, il rapporto con i compagni, le strane telefonate, la difficoltà di riprovarci e di tornare a crederci. Tutti elementi che le si pongono davanti, con i quali dovrà fare i conti scoprendo alla fine ciò che conta davvero: l’essere contro, nonostante tutto. Quel “contro” che rivela le persone per quello che sono, che le rende uniche e le conduce all’imbocco della strada giusta.
Consiglio la lettura di entrambi i romanzi perché sono veri e generativi, danno un nome e un significato agli eventi e alle grandi piccolezze della vita. Sono i libri sul riconoscimento autentico della bellezza interiore presente in ciascuno. Il mio è un semplice “grazie” a Enrico Galiano perché mi sono sentita parte di essi.
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