Le serie Tv italiane in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
Le serie Tv italiane alla Festa del Cinema di Roma 2021 vantano un programma denso di storie e progetti che il pubblico attende per la prossima stagione e che possiamo collocare sullo stesso piano del programma cinematografico del Festival. In particolare l’Italia si sta affermando al mondo delle serie Tv con regie di autori del cinema tra i più amati dal pubblico. “Vita da Carlo” di e con Carlo Verdone, in cui lui interpreta se stesso, che debutterà il 5 novembre su Amazon Prime Video. Il family drama di Gabriele Muccino “A casa tutti bene”, reboot dell’omonimo film campione del 2018, prodotto da Sky e Marco Belardi per Lotus Production, in uscita il prossimo dicembre su Sky e in streaming su Now. La serie d’animazione realizzata da Zerocalcare “Strappare lungo i bordi”, online su Netflix dal 13 novembre.
Zerocalcare non ha bisogno di presentazioni, oggi non solo nel mondo del fumetto ma nell’ambito dell’arte in generale e dopo i suoi graphic novel di successo come La profezia dell’Armadillo, Kobane calling e Un polpo alla gola, il passaggio dal fumetto alla Serie Tv sembra scritto nel destino di questo autore e sicuramente con questo prodotto Netflix, Zerocalcare guadagnerà terreno anche in quella fetta di pubblico meno abituale nel mondo dei Graphic Novel.
Il Verdone nazionale invece, già approdato su Prime con il suo ultimo film “Si vive una volta sola” è per la prima volta alle prese con la serie Tv. I suoi fedelissimi si aspetterebbero, forse, una serie con i “personaggi” come protagonisti, una sorta di sit-com in cui si ride come nei primi Bianco, Rosso e Verdone e Un sacco bello. Ma Verdone è stato come negli ultimi anni più intimista ha voluto portare l’obiettivo della macchina da presa dentro casa propria e interpretare se stesso. Entriamo così nell’universo di uno dei registi più amati in Italia. Siamo naturalmente di fronte a un lavoro di fiction che riguarda diversi punti, Verdone interpreta se stesso ma le persone della sua vita sono ovviamente interpretate da attori, le incursioni dei colleghi e amici del mondo dello spettacolo come Max Tortora e Antonello Venditti interpretano loro stessi. Non siamo quindi di fronte a un’operazione realistica, documentaria.
Chi conosce bene il regista romano, ha visto tutti i suoi film e letto i suoi libri potrà riconoscere in questa serie alcuni episodi della vita di Carlo che il regista ha raccontato più volte durante le numerose interviste e all’interno delle sue biografie. Pertanto la risata arriva sicura ma forse alcune cose risultano ripetitive, già viste e un po’ sconnesse. Questa analisi arriva però dalla visione dei primi quattro episodi e dunque si potrà essere più precisi dopo una visione completa.
Anche per Muccino si tratta della prima esperienza con le serie tv italiane. “A casa tutti bene” è il prosieguo dell’omonimo film e vede un approfondimento del ritratto di famiglia che avevamo già visto. In questo caso il cast è completamente diverso viste alcune esigenze produttive e l’inconciliabilità degli impegni degli interpreti principali. A casa tutti bene è in perfetto stile Muccino, i drammi e i problemi che si consumano all’interno di questa famiglia rappresentano gli stessi temi che abbiamo imparato a conoscere e digerire nella filmografia del regista.
Per certi versi l’andamento cine televisivo non è differente da quello della golden age tra gli anni cinquanta e sessanta dove grandi attori del cinema venivano prestati agli sceneggiati televisivi e i registi si cimentavano anche nel prodotto televisivo.
In questo caso con la riapertura delle sale e il ripristino (seppur lento) delle consuete attività di intrattenimento è probabile che non vi sarà un morboso attaccamento alle piattaforme tv, ma proprio per questo motivo le anteprime di questi prodotti sono andate in sala.
Nel caso di Verdone e Muccino siamo di fronte a due autori conosciuti con un linguaggio preciso e riconoscibile in cui possiamo vedere uno specchio dei prodotti che normalmente escono in sala. Che si tratti di dieci puntate da cinquanta minuti o un film da 90 minuti cambia poco, scegliamo quella serie per il nome di chi l’ha girata.