Il mistero di Only murders in the building è stato risolto. Dopo l’ottavo episodio, in cui tutti nodi sembravano essere venuti al pettine, la situazione si è di nuovo ribaltata e la serie ci ha regalato nuovi colpi di scena inaspettati. La doppia uscita della penultima ed ultima puntata hanno messo un punto agli eventi, decretando la fine della prima stagione della serie e rivelandoci il volto del misterioso killer di Tim Kono.
10 episodi di segreti, una corsa adrenalinica verso la risoluzione del caso con personaggi unici e cameo apprezzati: ecco cos’è stato Only murders in the building. In grado di conquistare un vasto pubblico grazie alla sua duplice natura di giallo e commedia, la serie ha conquistato sempre più fan col passare delle settimane. Una compagnia davvero gradita giunta al termine, purtroppo; non temete, però, perché è già in cantiere una seconda stagione. Assolutamente d’obbligo, dopo l’incredibile finale della prima.
Dopo la scoperta dell’innocenza dei Dimas i tre investigatori si trovano di nuovo in alto mare, senza una pista da seguire né un nome. Non è tutto: l’intero condominio è giunto a conoscenza del podcast e molti inquilini hanno sporto lamentele verso Charles, Oliver e Mabel per lesione di privacy, causando lo sfratto dei tre. Non solo il caso non è stato risolto, ma i protagonisti rimarranno ben presto senza il proprio appartamento.
Mentre Charles decide di tirarsi fuori dal podcast e occuparsi totalmente di Jan (la quale, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco), Mabel e Oliver ricominciano a cercare il vero assassino per dimostrare all’Arconia di essere meritevoli di vivere lì e liberare il condominio dalla paura. Gli indizi però scarseggiano, e i due devono fare i conti con le poche armi a loro disposizione spremendo le meningi per rivivere gli ultimi giorni di Tim e dare un senso alla sua morte.
La cerchia dei possibili criminali si sta restringendo sempre più. Se prima poteva essere davvero chiunque, adesso il nome del killer viaggia inevitabilmente tra Jan, Oscar o comunque qualcuno di già incontrato dagli investigatori. Ma chi è stato, e soprattutto perché? La storia dei Dimas aveva perfettamente senso e sembrava chiudere il cerchio, ma a quanto pare non era quella giusta. E allora, chi e cosa rimane fuori? Dopo la penultima puntata il nome dell’assassino diventa chiaro, ma i retroscena della vicenda non sono semplici. A raccontarceli sarà lo stesso Tim Kono: nell’ultima puntata si guadagnerà del tempo sullo schermo per spiegarci cosa sia davvero successo.
Nella nona puntata, mentre Charles si reca al concerto di Jan per vederla suonare da prima fagottista, Mabel e Oliver decidono di tornare nell’appartamento di Tim per tentare di trovare nuovi indizi. L’uomo decide di dare un’occhiata ai sex toys della vittima come ultima spiaggia, nonostante le proteste della ragazza. La sua scelta, apparentemente buttata lì come gag, si rivela in realtà la chiave di volta di tutto il caso: Oliver tira fuori una sorta di “coda” dalla scatola dei giochi, un oggetto in cui gli investigatori si erano imbattuti già all’inizio della serie ma che avevano ignorato completamente. Mabel cerca il negozio da cui proviene la “coda”, sperando che possa condurli verso un’altra pista, ma ciò che scopre è del tutto inaspettato: l’oggetto non è un sex toy, ma un pulitore per fagotto.
Ed ecco qui il nome del killer.
Che Jan potesse c’entrare qualcosa era diventato quasi ovvio, ma non potevamo essere davvero sicuri che fosse proprio lei l’assassino. Resta però la domanda sul perché lo abbia fatto: era in combutta coi Dimas? Aveva visto qualcosa anche lei la notte in cui è morta Zoe? Tim le aveva fatto un torto personale?
No, nulla di tutto questo. E forse la spiegazione stona un po’ col resto della serie.
Andiamo per gradi: durante il concerto di Jan, Charles scopre che la donna non è la prima fagottista. Jan aveva mentito sul suo ruolo nella banda al solo scopo di apparire come la migliore tra i musicisti, e per questo motivo aveva chiesto a Charles di non andare al suo concerto, accampando la scusa di non essere nelle migliori condizioni per suonare e quindi di non volerlo deludere. Charles torna a casa e poco dopo viene raggiunto dalla donna, che si scusa con lui per avergli detto una bugia. I due rimangono nell’appartamento per chiarirsi: Jan offre un fazzoletto a Charles per via del sangue dal naso, poi gli propone un brindisi di riappacificazione. L’uomo, inizialmente condiscendente per le sue scuse, comincia a diventare sempre più freddo, fino a rifiutarsi di bere il drink perché avvelenato.
Una rivelazione inaspettata, un fulmine a ciel sereno: Charles accusa Jan di essere il killer di Tim Kono, e lei… glielo conferma. Ebbene sì, siamo giunti al cuore del mistero: Jan afferma di aver ucciso il ragazzo, peraltro andando fiera del suo gesto ed esibendo un comportamento narcisista, lo stesso dietro i motivi dell’omicidio. Scopriamo infatti che la donna è solita adescare uomini soli, generalmente con un’evidente differenza d’età. Il motivo? Sentirsi amata, diventare indispensabile per l’altro ed essere la persona da cui il proprio amante dipende. Tutto qui? Sì. Tutto qui.
Nessuna strana macchinazione, nessun mistero legato al passato, nulla: dietro gli eventi dell’Arconia c’è solo una donna vanitosa ed egocentrica, e anche molto furba. Jan aveva avvicinato Tim in ascensore, e i due avevano cominciato a frequentarsi da amanti, di nascosto. La relazione era finita dopo che Tim Kono si era stancato di Jan, e la donna non aveva voluto perdonarlo: entrata in casa sua, lo aveva avvelenato e poi ucciso con la pistola del ragazzo, facendo passare la questione per un suicidio. Charles, pur non avendo ancora scoperto i dettagli dell’accaduto, aveva cominciato a sospettare di Jan dopo aver riconosciuto la scrittura dei bigliettini lasciati per lui dalla donna e quelli delle presunte lettere di suicidio di Tim. Non è chiaro in realtà da quanto tempo Charles sospettasse di lei: a giudicare dal suo comportamento, potrebbe in realtà aver colto il particolare solo dopo il concerto.
Come già detto, però, Jan è molto furba, e questa volta il veleno non lo ha messo nel bicchiere ma nel fazzoletto. Una mossa non prevista da Charles, che poco dopo crolla a terra completamente sedato, incapace di muoversi e parlare. Jan se ne va dall’appartamento, ma è decisa a uccidere l’uomo e questa volta con stile: cercherà infatti di avvelenare col gas l’intero palazzo.
Mabel e Oliver, nel frattempo, continuano a trovare indizi della colpevolezza di Jan dopo essersi introdotti nel suo appartamento: flaconi di veleno, un coltello nascosto usato dalla donna per auto-pugnalarsi e persino l’anello verde acquistato da team. Ora, in una corsa contro il tempo, i due devono riunirsi con Charles per incastrare Jan e chiudere definitivamente il caso.
Dopo una pioggia di gag e imprevisti, dovuti all’impossibilità di Charles di camminare e parlare, i tre riescono a ricongiungersi. Charles aveva prontamente registrato la confessione di Jan, e riesce a farla ascoltare ai due amici. A questo punto gli investigatori si precipitano nella sala caldaie dell’Arconia per fermare il massacro di Jan. Nonostante il tentativo della donna di bloccarli, i tre riescono a mandarla fuori gioco e consegnarla alla polizia, assieme alla registrazione di colpevolezza. Il palazzo è salvo, la tragedia è sventata e anche Tim Kono ha ricevuto giustizia: perfetto!
… E invece no, perché gli omicidi sono sempre dietro l’angolo in Only murders in the building. Festeggiando con Charles e Oliver, Mabel si allontana dal tetto del palazzo per andare nel suo appartamento e prendere un’altra bottiglia di champagne. Durante la sua assenza però i due uomini ricevono un messaggio da parte di un numero sconosciuto che li invita a lasciare il palazzo immediatamente. I due corrono subito da Mabel, pensando sia in pericolo, ma di fronte a loro la scena è oltre ogni immaginazione: la ragazza, con la maglia sporca di sangue, sta tentando di rianimare Bunny (Jayne Houdyshell), capo del consiglio di amministrazione che aveva annunciato di voler sfrattare i tre. La donna è stata pugnalata con il ferro da calza di Mabel ed è vestita con una felpa originale del podcast.
La polizia fa subito irruzione nell’appartamento di Mabel, arrestando il gruppetto. Nelle ultime scene della puntata Charles, Oliver e Mabel sfilano mesti di fronte agli altri residenti dell’Arconia, scortati dalla polizia e diretti al commissariato. Tra i curiosi c’è anche Cinda Canning, presentatrice del podcast True Crime. La donna annuncia il suo nuovo progetto: Only murderers in the building, ovvero “solo assassini nel palazzo”. Ecco quindi spiegato il flash forward visto in uno dei precedenti episodi.
Ok, tutto questo è decisamente molto. L’ultima puntata, da fiato sospeso, è riuscita a tenerci incollati allo schermo fino all’ultimo secondo, servendoci per di più un colpo di scena da paura. Se però guardiamo a quel che è successo, siamo sicuri di esserne totalmente soddisfatti? Only murders in the building si era presentato come un giallo in cui il passato e i suoi segreti sembravano essere padroni dell’Arconia e dei suoi misteri. 8 puntate giocate sul rapporto di Tim Kono con Mabel, i Dimas, Zoe, gettate via da una rivelazione senza alcun punto in comune con il resto. Che la verità sia stata svelata con maestria è fuori discussione, ma era davvero questa la soluzione che ci aspettavamo?
Forse la bravura degli ideatori di Only murders in the building è stata proprio questo: farci credere di aver capito la chiave della storia per poi cambiare tutto alla fine. C’è da chiedersi però se dietro il colpo di scena ci sia anche della soddisfazione. Al momento, a caldo, rimane un po’ di perplessità sulla storia di Tim Kono e su interessanti segreti rivelatisi poi marginali.
Una sicurezza però l’abbiamo: dopo l’arresto dei nostri beniamini la seconda stagione è diventata ancora più attesa di prima. Tra i fan c’è fermento e più si riflette sul finale più la mente si affolla di domande. C’è ancora un assassino a piede libero nell’Arconia, qualcuno che ce l’ha con Mabel ma che avrebbe voluto salvare Charles e Oliver. Chi sarà il nuovo killer della seconda stagione?
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