Cinema

Festa del Cinema di Roma 2021 anche il documentario vuole la sua parte!

La XVI edizione della Festa del Cinema di Roma torna a vivere la magia del Cinema con il 100% di capienza in sala, di cui purtroppo non si è potuto godere alla Mostra del Cinema di Venezia.

Il programma di questa edizione si presenta ricco di possibilità per ogni gusto cinematografico. Oltre alle proiezioni in anteprima che fanno parte della selezione ufficiale troviamo una vasta selezione di film classici restaurati, retrospettive e i film che hanno caratterizzato la nostra vita, fra questi, C’eravamo tanto amati di Ettore Scola ha segnato il mio approdo alla Festa del Cinema in una sala gremita per un grande film del 1974 che non mi stancherei mai di guardare. La commozione, oltre che dalla visione della sala piena dopo quasi due anni di astinenza culturale, è derivata anche dalla condivisione di un’opera cinematografica fondamentale, “un compendio della storia del nostro Paese” come la figlia di Scola ha sottolineato durante l’incontro.

Il viaggio nel passato del nostro grande Cinema però è proseguito anche attraverso il documentario dedicato a Monica Vitti, Vitti d’Arte, Vitti d’Amore di Fabrizio Corallo che ripercorre la carriera della grande attrice, da tempo fuori dalle scene a causa dell’Alzheimer. Il documentario sarà trasmesso su Rai 3 in occasione dei novant’anni dell’attrice il prossimo 3 Novembre.

Parlare di commozione rispetto a questo film è forse dire poco, con questo documentario si ride, si piagne, ci si diverte di gusto, godendosi uno spettacolo completo fatto delle stesse testimonianze della Vitti (fino alle sue ultime apparizioni in Tv) e di quelle dei suoi colleghi, attori e registi che forniscono un quadro completo non solo dell’artista ma della persona stessa. La Vitti era un’attrice completa, di grande talento, partì dall’Accademia Silvio D’Amico per proseguire in teatro e esplodere al cinema con L’Avventura di Michelangelo Antonioni, primo della teatralogia dell’incomunicabilità e debutto cinematografico di Vitti.

Dopo si procede nel racconto verso le incursioni televisive durante la Golden Age della Rai e poi con le commedie e il sodalizio (fra gli altri) con Alberto Sordi.
Monica Vitti divenne così uno dei cinque colonnelli del Cinema Italiano (Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Alberto Sordi, Nino Manfredi), la prima e unica attrice a “invadere il campo maschile e metterci le radici” come disse di lei Sordi esprimendo tutta la stima e l’amore per la sua compagna di viaggio.

Quando poi si arriva al viale del tramonto, la commozione è inevitabile, il tragico episodio che vide la sua casa bruciare e con essa i ricordi di una vita sembra quasi un’ironica metafora del destino che prelude alla memoria dell’attrice che presto sarebbe sfumata.

Ma le emozioni non si ferma al solo cinema e tra i documentari in programma c’è anche JFK Revisited Through Glass di Oliver Stone che al pari di un cine giornale analizza le dinamiche, le implicazioni e le conseguenze dell’omicidio di Kennedy.
Stone, come sappiamo, ha un interesse particolare per il caso Kennedy e già nel 1991 aveva girato un film che lo riguardava: JFK Un caso ancora aperto. Questo documentario si basa sulle stesse teorie del complotto che abbiamo visto nel film di finzione ma questa volta le affronta con un approccio da giornalismo d’inchiesta.

La materia è importante e seguire questo documentario è piuttosto complicato poiché si va molto a fondo anche in dettagli che altri documentari non hanno affrontato. I tecnicismi sono tanti e si sviscera ogni aspetto della storia, per questo motivo non siamo di fronte a un documentario narrativo e coinvolgente a tutto gli effetti. Subentra però una certa morbosità nella visione, vogliamo sapere come è andata e vogliamo saperne sempre di più.
Il documentario, vista la densità dell’argomento trattato, dura quattro ore ed è diviso in 4 episodi da un’ora ciascuno. Gli ultimi due a mio avviso, ma anche secondo quanto ha dichiarato Stone stesso alla presentazione, sono i migliori, perché ci vengono raccontate le conseguenze politiche della morte di Kennedy. Vi posso assicurare che vi sono dei passaggi che gelano il sangue, soprattutto se ci si sofferma sulla politica di pace che portava avanti Kennedy e su quanto è accaduto dopo la sua morte.

Ma il settore documentari non si ferma qui, fra gli altri, un altro documentario che potremmo definire anche questo d’inchiesta è The Lost Leonardo di Andrea Koefoes. Da come si evince dal titolo si tratta di Leonardo Da Vinci e, neanche a dirlo, di un mistero legato al ritrovamento di un dipinto che potrebbe essere stato dipinto da Leonardo stesso.
Si tratta del un viaggio che segue le tappe compiute da un dipinto, il Salvator Mundi, dopo il suo ritrovamento nel 2005, che l’ha fatto diventare il quadro più costoso mai battuto all’asta.

Dapprima si pensava che fosse dipinto da un allievo di Leonardo e non un suo originale, ma poi alcuni dettagli del volto di Cristo (soprannominato La gioconda uomo) hanno lasciato pensare che la mano fosse proprio quella del più grande artista dell’Umanesimo.

Tuttavia casi come questo non sono mai semplici e infatti la disputa sulla paternità di Leonardo del dipinto è andata avanti per anni fino a quando non è stato dichiarato ufficialmente che si era di fronte all’originale. A quel punto lo scalpore in tutto il mondo è stato forte soprattutto perché non si trovava un originale di Leonardo da molto tempo e per giunta in America.
L’aspetto interessante del documentario è la scoperta e per qualcuno la conferma che il mondo dell’arte non è noioso e snob come sembra ma popolato da personaggi a volte ambigui, mercenari, restauratori e persone avide che venderebbero la propria madre per aggiungere un pezzo alla propria collezione.

La storia ha dunque un suo lato triste, agrodolce, un’opera creata da uno dei più grandi artisti dell’Umanesimo, se non il più grande e il più conosciuto, viene venduta, si fissa un prezzo, viene addirittura stabilita una cifra, quando un’opera come questa sarebbe di inestimabile valore.
In questo caso il documentario è di facile fruizione, è coinvolgente e segue una linea narrativa facile per uno spettatore medio, anche meno edotto sull’argomento.

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