Un trentunenne Federico Fellini, dopo numerose sceneggiature e un film diretto a metà (da qui il mezzo di “8 e mezzo”), nel 1952 firma Lo sceicco bianco, prima opera che lo vede come unico regista e che getterà le basi per la sua futura poetica, è possibile vedere il film su Amazon Prime Video. Wanda (Brunella Bovo) e Ivan (Leopoldo Trieste), novelli sposi meridionali, decidono di trascorrere la luna di miele a Roma, soprattutto per incontrare i facoltosi parenti di lui. Una volta sul posto Wanda deciderà di intraprendere una vera e propria fuga per incontrare la star Fernando Rivoli (Alberto Sordi), innescando nella trama una serie di eventi rocamboleschi che vedono il marito alla ricerca della moglie scomparsa.
Sebbene Lo sceicco bianco possa sembrare il racconto di personaggi comuni impegnati in azioni banali, quegli stessi personaggi e quelle stesse azioni sono invece cariche di una critica tanto verso i costumi dell’epoca quanto allo star system cinematografico. L’esclamazione di Ivan alla moglie mentre sta prendendo l’ascensore “Ma non sta bene… una signora sola col facchino” o le storie strappalacrime campate in aria di Fernando per strappare un bacio all’ingenua Wanda mettono quest’opera sul filo del rasoio tra commedia e dramma, mostrando situazioni tanto comiche quanto amare (a tutti gli effetti l’Umorismo come espresso da Pirandello).
La tematica del sogno, tanto cara a Fellini e che permeerà ogni sua opera, prende forma nel desiderio d’evasione di Wanda da quelle formalità e rigidità imposte dall’etichetta e da una mentalità provinciale che si scontra con la città, altra tematica carissima al regista per motivi biografici, vedendo nell’incontro con Fernando, mostrato per la prima volta mentre si libra in aria su un’altissima altalena, quella possibilità di abbracciare “la vera vita, quella del sogno”, che sul finale diverrà invece “baratro fatale”.
L’ambiente cinematografico viene mostrato nei suoi aspetti meno poetici e artistici, con una Wanda che assiste ad attori svogliati, registi urlanti e irascibili, gonfiando sempre più un tono caricaturale che toglie qualsiasi vena pittorica alla macchina cinematografica, lasciandone soltanto la materialità e portando il sogno della giovane Wanda a infrangersi contro lo scoglio della realtà.
Dall’altra parte c’è un Ivan paranoicamente legato a un’etichetta che prevede la massima formalità, in cui tutto può dar scandalo, incrinare e insudiciare l’immagine di sé tenuta sempre a lucido per gli sguardi giudicanti della società, in questo caso gli altolocati zii che non vedono l’ora di conoscere una Wanda sparita nel nulla.
Lo sceicco bianco è una pellicola che coadiuva diversi stili, dal comico al drammatico, dall’onirico al malinconico, che si discosta dal cinema Neorealista di quegli anni (a cui Fellini si riavvicinerà parzialmente con “I vitelloni”, dell’anno successivo). All’uscita il film venne stroncato dalla critica, per poi essere rivalutato pochi anni dopo, quando Fellini divenne un regista osannato. Sicuramente una visione da recuperare per iniziare a immergersi nel mondo del regista più importante del cinema italiano.
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